Tasse non pagate sulle mazzette: Renato Chisso rischia il processo

Venerdì 28 Giugno 2019 di Gianluca Amadori
Tasse non pagate sulle mazzette: Renato Chisso rischia il processo
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Dopo il patteggiamento nel processo Mose del 2014, a due anni e sei mesi per corruzione, Renato Chisso potrebbe ora finire sotto accusa per evasione fiscale in relazione alle tasse non pagate sulle mazzette. L'udienza nel corso della quale verrà discusso il caso è stata fissata per il prossimo 19 settembre, di fronte al giudice per le indagini preliminari di Venezia. Il procuratore aggiunto Stefano Ancilotto ha formulato una richiesta di archiviazione del fascicolo, sulla base del principio che nessuno può essere obbligato ad autodenunciarsie dunque Chisso non può essere processato per non aver dichiarato al Fisco i proventi illeciti: facendolo avrebbe indotto gli inquirenti ad indagare su di lui per corruzione. La Procura fa riferimento a decine di casi analoghi di archiviazione sulla base di questa motivazione, anche relativi ad altri imputati eccellenti dello scandalo Mose, la cui posizione  sotto il profilo fiscale è stata presa in esame da giudici di tutta Italia, competenti in base alla residenza dei protagonisti.

UDIENZA IL 19 SETTEMBRE
Ma il gip evidentemente non è convinto e, sulla base di alcuni recenti pronunciamenti della Cassazione, ha deciso di fissare una camera di consiglio nel corso della quale discutere il caso. All'udienza prenderà parte il difensore di Chisso, l'avvocato Antonio Forza, il quale si batterà per ottenere l'archiviazione del fascicolo ed evitare così un nuovo processo per l'ex assessore regionale alle Infrastrutture.
Sulla base dei fatti emersi nel corso dell'inchiesta penale relativa allo scandalo Mose, la Guardia di Finanza ha avviato procedure sul fronte fiscale a carico di tutte le persone finite sotto inchiesta, sia per corruzione, sia per false fatturazioni; iniziative che si sono poi concluse con contestazioni per milioni di euro da parte dell'Agenzia delle entrate. Contestualmente le Fiamme Gialle hanno trasmesso anche una segnalazione alle varie Procure competenti in tutti i casi in cui le mazzette finite sotto inchiesta siano superiori alla soglia di punibilità penale, e dunque la mancata dichiarazione al Fisco possa essere considerata un reato. A Venezia la Procura ritiene, però, che la mancata dichiarazione di proventi illeciti non possa essere contestata, e sostiene che finora tutte le richieste di archiviazione presentate sono state accolte. Compresa quella dell'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati.

CONFISCA A CLAUDIA MINUTILLO
In attesa dell'udienza di settembre, il legale di Chisso si è presentato ieri di fronte al gip Massimo Vicinanza, chiedendo che la confisca di due milioni di euro disposta a carico dell'ex assessore regionale dalla sentenza di patteggiamento del 2014, venga eseguita anche sui beni di Claudia Minutillo, l'ex segreteria dell'allora presidente della Regione, Giancarlo Galan, a sua volta coinvolta nell'inchiesta e uscita con il patteggiamento pochi mesi fa. L'avvocato Forza ha sempre sostenuto che Chisso non ha mai visto un soldo (tant'è che in sede di confisca gli inquirenti gli hanno trovato appena 7mila euro) e che le quote societarie finite sotto processo sono state incassate proprio dalla Minutillo. Nella sentenza di patteggiamento di Chisso si legge che la confisca può essere eseguita anche su beni o somme detenute da terzi, ed è per questo che il legale sollecita il gip a dare disposizione alla Procura affinché metta mano sui beni della donna, che finora non sono stati toccati. La confisca direttamente applicata alla Minutillo lo scorso marzo è di poco più di 30 mila euro, in quanto gran parte dei fatti a lei contestati si sono prescritti prima del suo patteggiamento. La questione è particolarmente complessa e il giudice si è riservato la decisione.
Gianluca Amadori

Ultimo aggiornamento: 15:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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