Premi dalla Regione alle aziende che pagano di più le donne

Lunedì 7 Febbraio 2022 di Alda Vanzan
Premi dalla Regione alle aziende che pagano di più le donne
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VENEZIA - Ci si è messo anche il Covid a rallentare l'iter: il giorno in cui la proposta di legge sulla parità retributiva tra donne e uomini doveva arrivare in consiglio regionale del Veneto per la discussione e l'approvazione, la relatrice Vanessa Camani era, suo malgrado, assente. Positiva al coronavirus, non aveva potuto presentarsi in aula. E i colleghi, correttamente, avevano deciso di attendere il suo rientro per valutare il provvedimento. Ecco perché, dopo sette mesi dalla presentazione, il testo arriverà in aula a Palazzo Ferro Fini solo domani e sarà la prima proposta di legge ad essere discussa dall'assemblea legislativa veneta nel corso della seduta. Il primato, però, è un altro: trattasi della prima proposta normativa di questa legislatura ad essere presentata dall'opposizione e a godere di un consenso trasversale, tanto che si annuncia un voto unanime. Per dire: in commissione, quando lo scorso 30 novembre il testo è stato licenziato, c'è stata una sola astensione, quella tecnica della zaiana Silvia Cestaro per poter essere correlatrice del provvedimento.
Si dirà: come può un consiglio regionale, quello del Veneto nel caso specifico, promuovere non solo la parità lavorativa tra uomini e donne, ma addirittura la parità retributiva? Come si può pensare di convincere le aziende, soprattutto quelle private, a sostenere l'occupazione femminile e gli avanzamenti di carriera del gentil sesso? Consapevole dei limiti di intervento - le paghe sono un tema nazionale - il legislatore veneto avrebbe potuto usare il bastone: punire le aziende che non si preoccupano della parità occupazionale e retributiva tra uomo e donna. Oppure - ed è la strada scelta da Palazzo Ferro Fini - usare la carota: l'impresa si attiva? L'impresa viene premiata.
«È soprattutto una questione culturale», dice Vanessa Camani, la consigliera regionale del Partito Democratico che ha fortemente voluto questa legge.

E che non si è rinchiusa nello steccato del partito quando dalla maggioranza è arrivato l'invito a lavorare assieme su un testo condiviso. Così, all'interno della Prima commissione consiliare di cui Camani è vicepresidente, è stato costituito un gruppo di lavoro che ha arricchito e ampliato il testo iniziale. Il risultato politico lo si è visto già nella votazione in commissione: parere favorevole anche di Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia. Certo, il voto finale è atteso domani in aula, ma la premessa non è di poco conto.


I DATI

C'è davvero bisogno di un legge perché le donne prendano gli stessi soldi degli uomini? Non ci sono già i contratti di lavoro uguali per tutti? «La questione delle pari opportunità fra i sessi passa inevitabilmente dal lavoro - dice Camani -. I dati ufficiali sono devono far riflettere: secondo Eurostat nel settore pubblico la disparità salariale tra donne e uomini in Italia è del 3,7 per cento, ma in quello privato arriva addirittura al 19,6 per cento. Ciò significa che una donna lavoratrice, nel settore privato, può percepire anche un quinto di stipendio in meno del suo collega uomo, a parità di mansione e di ore lavorate. In Veneto, poi, la parità di genere all'interno del mercato del lavoro sembra ancora lontana: le posizioni apicali sono ricoperte soprattutto da uomini, così come le libere professioni».


GLI INTERVENTI

La proposta è di istituire un registro regionale delle imprese virtuose in materia retributiva. E di riconoscere una premialità, nella forma di punteggio aggiuntivo, ai fini della valutazione dei progetti presentati nell'ambito di avvisi e bandi regionali. La cosiddetta carota. Ma è previsto anche uno Sportello Donna per l'erogazione di servizi specifici per l'inserimento e il reinserimento lavorativo delle donne.
Fondi? «Era previsto uno stanziamento di 50mila euro - dice Camani - ma in sede di bilancio con l'assessore Calzavara si è deciso di aumentarlo a 100mila euro per sostenere anche campagne informative».

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