Allarme della Regione: «Nel Po i Pfas duemila volte oltre i livelli del caso Miteni»

Venerdì 26 Aprile 2019
Allarme della Regione: «Nel Po i Pfas duemila volte oltre i livelli del caso Miteni»
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La Regione  Veneto porterà alla Procura i dati dei rilevamenti nelle acque del Po che confermano una presenza di PFAS di nuova generazione a livelli anomali. Lo spiega Nicola Dell’Acqua, commissario di Protezione civile per la contaminazione da Pfas nelle province di Vicenza, Verona e Padova: “In tema di PFAS, la Regione sta cercando di spiegare a tutta Italia che, se non saranno definiti dei limiti nazionali, non si potrà limitare l’uso di queste sostanze e agire con le necessarie bonifiche dei siti già inquinati. Nel Po ci sono PFAS in quantità 100 volte superiori a quelle del caso Miteni mentre il C604 (un PFAS di nuova generazione) è in quantità quasi 2000 volte superiore. È nostro dovere far rilevare questa situazione e lo faremo la settimana prossima alla Procura, così come l’Arpav lo ha già fatto nel 2013 per le sostanze PFOA e PFOS”.

“Sono dati che parlano chiaro – prosegue Dell'Acqua - Come Veneto, con l’Autorizzazione Integrata Ambientale (aia) alla Miteni siamo intervenuti bloccando l’attività riguardante GenX e  C604.
Ma con questo provvedimento regionale non possiamo fermare tutti gli sversamenti che raggiungono il Po. Soltanto ogni singola regione può intervenire sulle aziende che si trovano nel proprio territorio. E questo conferma anche che non è vero che sarebbero bastati limiti posti dal Veneto per contenere l’inquinamento da queste sostanze; noi, infatti, avevamo fermato la produzione di queste sostanze ma nel Po continuano ad esserci quantità eccezionalmente superiori a quelle del sito Miteni. La Regione del Veneto è già stata chiara: è intervenuta immediatamente appena i risultati delle analisi sono stati noti e ha imposto i filtri a tutte le centrali di potabilizzazione che pescano dal Po. Dal Po, tuttavia, pescano anche città non venete. Così, abbiamo segnalato anche alle altre regioni quello che abbiamo trovato e quello che stiamo facendo. È nostro preciso dovere, a questo punto, anche rivolgerci alla Procura a perché nessuno minimizza quanto è accaduto sotto la Miteni, ma non ci si può bendare gli occhi davanti a ulteriori tipi di inquinamento”.
Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 09:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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