Reddito di cittadinanza, in Veneto l'assegno è stato tolto a un percettore su cinque

In tre anni su una platea di oltre 155mila beneficiari l'Inps ha disposto 28.224 decadenze e 5.233 revoche

Venerdì 13 Maggio 2022 di Alda Vanzan
Reddito di cittadinanza, in Veneto l'assegno è stato tolto a un percettore su cinque

VENEZIA - Da quando sono stati introdotti il reddito e la pensione di cittadinanza, il 6 marzo 2019, in Veneto ci sono state 155.022 persone che hanno avuto questo aiuto statale. Solo che, in questi tre anni, a uno su cinque i soldi sono stati tolti perché non ne aveva diritto. E c'è chi ha dovuto anche restituirli.
Sono i dati ufficiali dell'Inps del Veneto e ampliano quelli forniti l'altro giorno dalla Regione. L'assessore al Lavoro Elena Donazzan aveva riferito di aver segnalato 7.500 destinatari di reddito di cittadinanza in carico ai Centri per l'impiego perché avevano rifiutato proposte occupazionali o appuntamenti per frequentare corsi di formazione e che c'erano altre 900 posizioni irregolari. In pratica, 8.400 furbetti. In realtà il fenomeno è più ampio: «In tre anni - dice il direttore dell'Inps del Veneto, Antonio Pone - abbiamo avuto 28.224 casi di decadenza e 5.233 revoche». Totale: 33.457 veneti ai quali il reddito di cittadinanza è stato tolto.

E questo a fronte di una platea complessiva di 155.022 percettori tra Rdc e Pdc. In pratica, uno su cinque ha chiesto e avuto soldi che non gli spettavano.


I DUE CASI
Che differenza c'è tra decadenza e revoca? Per decadenza - spiega il direttore Pone - si intende il venire meno della prestazioni. Funziona così: chi ottiene il reddito di cittadinanza viene di fatto preso in carico dai Cip, i Centri per l'impiego, che propongono percorsi formativi, colloqui di lavoro, appuntamenti finalizzati sempre a trovare una occupazione. Alla base c'è un patto: il percettore del Rdc si impegna a formarsi o ad accettare proposte di lavoro. Può rifiutare, ma fino a un certo limite. Al terzo no, scatta la segnalazione del Cip, in pratica della Regione, all'Anpal, l'agenzia ministeriale. Questo - spiega il direttore Pone - perché il Rdc è uno strumento, non è un sussidio né una prestazione assistenziale, è semmai simile all'assegno di disoccupazione. Una volta ricevute le denunce della Regione, l'Anpal gira i dati all'Inps su un apposito portale e a questo punto scattano la verifica e la decisione: possono esserci delle decurtazioni parziali dell'importo oppure la totale decadenza del Rdc. Decadenza che decorre dalla data della segnalazione del Cip. In tre anni in Veneto le decadenze complessive sono state 28.224.
Poi ci sono le revoche che scattano dall'inizio dell'erogazione e che comportano la restituzione dei soldi percepiti illegittimamente. È il classico caso di chi ha il macchinone in garage e però si porta a casa il reddito di cittadinanza. Furbetti che vengono scoperti grazie alle indagini delle forze dell'ordine e che, oltre alla restituzione dei soldi, devono anche rispondere penalmente, spesso per aver presentato dichiarazioni false. In Veneto in tre anni le decadenze sono state 5.233.


LA PLATEA
In Veneto tra revoche e decadenze siamo dunque a 33.457 persone alle quali l'aiuto è stato tolto. I percettori di reddito e pensione di cittadinanza sono stati 61.705 nel 2019, pari al 3,8% del totale nazionale; 44.534 nel 2020 (3,1%); 37.511 nel 2021 (3,2%); 11.272 nel 2022, dato aggiornato a tutto marzo (2,8%). Indubbiamente il Veneto è tra le regioni con minori percettori di Rdc: le percentuali più alte si hanno in Campania (19,5% nel 2021), Sicilia (15,8%), Lazio (11,1%), Lombardia (10,4%). «Il motivo? In Veneto lo strumento è usato in maniera fisiologica - dice il dottor Pone -, c'è una effettivamente una domanda più bassa rispetto alle regioni del Sud e ai grandi agglomerati urbani. E qui ci sono anche molti controlli con una collaborazione fattiva tra Inps, guardia di finanza, carabinieri, polizia locale, sindaci».

 

Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 10:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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