Quirinale, in Veneto la Lega in tumulto: «Il "Capitano" Salvini ha ignorato tutti»

Fra le accuse: «Una volta c'era Bossi con il suo cerchio magico, con Matteo siamo alla corte dei miracoli...»

Lunedì 31 Gennaio 2022 di Alda Vanzan
Zaia e Fedriga
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VENEZIA - Ufficialmente tacciono, perché l'ordine di scuderia è perentorio: niente commenti pubblici. Però mugugnano. E tanto, anche. Insoddisfatti di come il loro Capitano ha gestito la partita quirinalizia. In solitaria. Senza coinvolgere nessuno dei big del partito. Snobbando i governatori. E rimediando, infine, una «figuraccia». Sono gli stessi leghisti a mettere in fila le dichiarazioni di Matteo Salvini, tutti i papabili al Colle annunciati e bruciati, «i nostri nomi sono Marcello Pera, Letizia Moratti e Carlo Nordio» diceva il segretario il 25 gennaio, il 26 pareva fosse Sabino Cassese, il 27 mattina si parlava di Franco Frattini, la sera era la Casellati, poi un'altra donna, la Belloni, per tornare infine su Mattarella.

Sottovoce, ma convinti, i leghisti veneti dicono che questa elezione del presidente della Repubblica non potrà non avere ripercussioni all'interno del partito: Ci saranno richieste di congresso a tutti i livelli, anche tra i fedelissimi di Matteo in tanti sono rimasti perplessi per come ha gestito questa vicenda.


IL CERCHIO MAGICO
Appunto, i fedelissimi. Chi ha sentito Salvini? Con chi si è consigliato? Con chi ha avuto un confronto?
«Una volta c'era Bossi con il suo cerchio magico, qua con Salvini siamo alla corte dei miracoli. La storia si ripete e noi siamo stufi». I leghisti veneti sbottano e raccontano di chat interne bollenti: Ma quale malessere? Dire che siamo in tumulto è un eufemismo. «Vale per il veneto, vale per la Lombardia. Matteo ci aveva illuso, aveva detto che avremmo avuto un Capo dello Stato nostro, di centrodestra. Aspettative che si sono infrante. È riuscito perfino a mettere una foto su Instagram con un enorme mazzo di fiori e la scritta: Dedicato a tutte le donne d'Italia e del mondo. Casellati, Belloni, abbiamo visto com'è finita. La convinzione interna al Carroccio è che peggio di così non potesse andare. Non abbiamo ancora capito se Elisabetta Belloni, la capa dei Servizi, l'ha bruciata Salvini o Letta, fatto sta che per non finire su Pier Ferdinando Casini è andata come è andata».

E sarebbe? Nessuno nel Carroccio veneto azzarda critiche a Mattarella, ma che una settimana fa si pensasse a un altro epilogo è lampante. E una delle soluzioni poteva essere Mario Draghi. Lo voleva il presidente della Regione Luca Zaia, andava bene al ministro Giancarlo Giorgetti, era l'ipotesi che piaceva al Nord produttivo. «Meglio intestarsi Draghi che subirlo...», si era lasciato scappare, si fa per dire, Zaia ancora lunedì scorso a Aldo Cazzullo del Corriere. Una sorta di consiglio al Capitano, già nei panni di kingmaker del centrodestra. Kingmaker? Ha devastato i rapporti con gli alleati. Ha detto tutto e il contrario di tutto. Sì, i militanti sono incazzati. E il consiglio su Draghi? Salvini non avrebbe mai potuto fare quello che gli suggeriva Zaia, tra i due il rapporto è zero». Solo con Zaia? A sentire Radio Lega anche con Massimiliano Fedriga, anche con Attilio Fontana, anche con Maurizio Fugatti non ci sarebbe storia: I governatori? Li ha tutti snobbati. Una spaccatura netta.

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AL VOTO
Mugugni, tanti. Accuse, di più. Però nessuno che parli a voce alta. E non è solo perché c'è la consegna del silenzio. Qua se uno apre bocca rischia l'espulsione, come sa benissimo il sindaco di Noventa Padovana Marcello Bano. Ma all'interno della Lega veneta ci sono anche posizioni meno dure. Non molte, ma ce ne sono: Diciamo che c'è un po' di confusione, non si riesce a capire, ma ci spiegheranno. E comunque qui in Veneto rispetto alla Lombardia Mattarella è molto più gradito. Al di là delle sfumature, su un punto il giudizio è pressoché unanime: Da questa vicenda quirinalizia il centrodestra non ne esce bene. E Salvini neanche. Ma il fatto è che non si poteva far eleggere Casini, la spiegazione è tutta qua.
E adesso? Pandemia e restrizioni sanitarie permettendo, con le elezioni amministrative di Padova, Verona e Belluno sullo sfondo, da metà marzo dovrebbero tenersi i congressi locali della Lega, rinviati ormai da troppo tempo. Il banco di prova sarà il congresso regionale. Sempre che il Capitano lo consenta. Appunto.

Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 11:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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