Dazi di Trump, il prosecco rischia. I produttori: «Mercato decisivo, serve più qualità»

Mercoledì 10 Aprile 2019 di Maurizio Crema
Dazi di Trump, il prosecco rischia. I produttori: «Mercato decisivo, serve più qualità»
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Donald Trump rischia di guastare un 2019 che si annuncia ancora positivo per i produttori di vino italiani. Se scattassero i dazi sul mercato Usa, oggi a livelli minimali - neanche 20 cent di dollaro per le bollicine - 1,5 miliardi di vendite di vino italiano (+ 4% nel 2018, un terzo del mercato Usa è tricolore) potrebbero essere in parte a rischio, soprattutto per gli spumanti, cioè in primo luogo per il Prosecco che l'anno scorso è cresciuto del 13% attestandosi a quota 333 milioni. «Se pensiamo che gli Usa sono il primo mercato per esempio dell'Asolo doc e il secondo per tutto il Prosecco capiamo bene quale sia il problema che potrebbe innescare una guerra sui dazi con Washington - spiega Alessandro Botter, uno dei proprietari dell'azienda vinicola veneziana da circa 200 milioni di fatturato, per il 96% all'estero (record italiano) - ma per ora non siamo molto preoccupati anche se il 25% del nostro fatturato arriva dagli Stati Uniti. Gli americani non smetteranno di certo di bere il prosecco o il pinot grigio come in Gran Bretagna non s'è verificato il crollo dell'export per il rischio Brexit. Rimane però la strategia di fondo: dobbiamo alzare la qualità della nostra produzione per conquistare nicchie di mercato meno soggette al prezzo coem fanno i francesi». Nel frattempo la Botter continua a crescer: «Nel primo trimestre abbiamo registrato un aumento del fatturato dell'8-9%».
«Gli Stati Uniti sono un'importante area di sbocco per tutti i produttori agroalimentari del nostro Paese. Per un gruppo vitivinicolo come Villa Sandi, che esporta in 100 Paesi nel mondo, l'imposizione di nuovi dazi non è mai una buona notizia - commenta Giancarlo Moretti Polegato che guida il marchio trevigiano da oltre 94 milioni di fatturato -. Maggiormente, se arriva dagli Usa, che sono il nostro 3° mercato dopo Germania e Gran Bretagna, e che rappresentano il 2° mercato per tutto l'universo Prosecco. È vero che, nel medio periodo, il successo crescente del Prosecco a livello globale ci offrirebbe la possibilità di controbilanciare le mancate vendite con quelle provenienti da altri Paesi, ma nel breve ci sarebbero ripercussioni negative. Oggi in America si vende molto Prosecco, ma soprattutto esiste un significativo potenziale di crescita per i prossimi anni. Quindi mi auguro che si possa giungere a un accordo che non preveda ulteriori dazi».
PRONTI ALLA SFIDA
«L'America ha sempre tassato i prodotti esteri per proteggere se stessa, non è una novità, Sicuramente, oggi Trump sta estremizzando questa politica, trovando, però, largo consenso tra i cittadini americani. A questo, l'Europa saprà rispondere mettendo in campo le stesse drastiche misure», commenta Ermenegildo Giusti, un uomo che l'America la conosce bene. Emigrato in Canada, è diventato uno dei principali imprenditori dell'Alberta e ora è alla guida della Giusti Group of Companies, leader nel settore delle costruzioni nella West Coast. Dal Duemila è rientrato in Italia per investire nel territorio di Treviso e Asolo, anzitutto producendo Prosecco Superiore con la Giusti Wine, 3,5 milioni di fatturato in 29 Paesi del Mondo.
 
Ultimo aggiornamento: 17:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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