Accoglienza dei profughi, l'accusa: «Asl usate per chiudere i campi»

Martedì 9 Aprile 2019
Accoglienza dei profughi, l'accusa: «Asl usate per chiudere i campi»
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 Fu uno scontro molto pesante, più di quanto emerso pubblicamente, quello verificatosi nel periodo 2015-2017 tra Governo di centrosinistra, sindaci e Regione Veneto sulla delicatissima questione dell'ospitalità ai migranti, con i prefetti a fare da parafulmine, in una situazione di enorme difficoltà.

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È quanto emerge dalle dichiarazioni rese da Mario Morcone e Carmine Valente, il primo ex capo Dipartimento per le Libertà civili e immigrazione (e attuale direttore del Consiglio italiano rifugiati); il secondo responsabile della Direzione centrale dei servizi per l'immigrazione del ministero dell'Interno, ascoltati come testimone, lo scorso 11 gennaio, nell'inchiesta a carico della cooperativa Ecofficina/Edeco, gestore il Centro di accoglienza speciale (Cas) di Cona, chiuso pochi mesi fa, finita sotto accusa per truffa e frode negli appalti, assieme a due ex prefetti, Domenico Cuttaia e Carlo Bozzi, e alcuni funzionari di Ca' Corner, imputati di aver violato il segreto d'ufficio per aver preavvisato alcune ispezioni, consentendo consentire che le eventuali irregolarità fossero sanate.
 
«UNA PARTITA DURISSIMA»Morcone ha raccontato ai pm Lucia D'Alessandro e Federica Baccaglini che il Piano di accoglienza diffusa, siglato nel 2016 dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano con l'Anci, l'Associazione dei Comuni: «è stato sempre visto male, malissimo da alcune forze politiche, in particolare in Veneto... I sindaci erano assolutamente contrari... erano minacciati dalla Regione che non passava i contributi...»
E ancora: «C'è stata una partita durissima... la Regione utilizzava tutti gli strumenti per imporre ai sindaci di non accogliere... Mentre in Lombardia sostanzialmente la vicenda ha avuto aspetti più comunicativi, in Veneto li ha avuti di sostanza... ed è stato usato anche lo strumento delle Asl per impedire l'accoglienza... L'Asl dipende dalla Regione, quindi se la Regione dà indicazione di essere molto severa nell'esame della salubrità dei luoghi, evidentemente di fatto crea una serie di difficoltà... l'Asl è stata usata in maniera molto mirata, soprattutto al tempo della Prandina...», ha dichiarato riferendosi al Cas di Padova, all'epoca fortemente osteggiato dall'amministrazione comunale.
«NO AI PREFABBRICATI»L'ex capo Dipartimento per l'immigrazione ha fatto riferimento anche ai numerosi contatti con l'allora prefetto di Padova, Patrizia Impresa, per cercare soluzioni: «Assieme siamo andati dal sindaco Massimo Bitonci (attuale sottosegretario all'Economia, ndr) per cercare di ricucire un rapporto che si era molto logorato... Non mi pare che la Impresa sia stata rimossa... No, addirittura me la sono trovata vicecapo di gabinetto... Certamente l'attuale prefetto di Padova ha fatto molto di più e meglio».
Sul Cas di Bagnoli Morcone ha ricordato che «c'era un numero assolutamente sproporzionato di persone...» e il sindaco di Bagnoli gli telefonava tutti i giorni «in preda ad una particolare ansia...»
In relazione al Cas di Cona, Morcone ha invece rivelato che vi fu una battaglia durissima per i prefabbricati: «Il prefetto Cuttaia li voleva acquistare e noi avremmo finanziato per sistemare meglio i migranti e non tenerli nei tendoni, ma il sindaco si è sempre opposto, nonostante gli avessimo promesso mari e monti...» E così i migranti restarono nelle tende.
SITUAZIONE DRAMMATICALa situazione era drammatica: «Ci sono stati dei week-end ad agosto 2016 in cui in 2-3 giorni sono arrivate 12500 persone... I prefetti si lamentavano giorno e notte...», ha ricordato, precisando che «non era previsto in alcun modo che le visite venissero preannunciate... se avessi percepito che il prefetto avesse preavvisato 4-5 giorni prima allo scopo di favorire l'associazione per mettersi a posto... evidentemente sarebbe stato un fatto molto censurabile...»
Anche il prefetto Valente ha avuto con i magistrati parole particolarmente critiche in merito alla situazione venutasi a creare in Veneto tra 2015 e 2017: «È una delle regioni in cui si è avuta più difficoltà, ma per un fatto politico... Su 120 sindaci soltanto 24-22 accoglievano... quindi si era creata una fronda...»
Valente ha ricordato che, alla fine 2016, erano operativi ben 9600 Cas in tutta Italia. «Il prefetto Cuttaia mi chiamava e mi diceva: non ce la faccio più...» Quanto al prefetto Impresa ha spiegato che «aveva poco polso per affrontare una situazione così problematica a Padova... il sindaco Bitonci la attaccava in tutti i modi...»
Ma non era sicuramente l'unico a porre problemi: «L'opposizione era una fazione politica tra chi si opponeva e chi era d'accordo... anche i sindaci del Pd in molti casi si opponevano, ma per paura di aumentare il loro bacino di accoglienza rispetto ad altri che non accoglievano nessuno...»
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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