Le intercettazioni di Zaia non ammesse al processo sul caso tamponi rapidi

Covid, la procura aggiunge agli atti tre studi che darebbero ragione a Crisanti sui test rapidi

Mercoledì 15 Febbraio 2023 di Marco Aldighieri
Andrea Crisanti e Roberto Rigoli

PADOVA - Quali saranno le intercettazioni telefoniche e ambientali da ammettere al processo sullo "scandalo" dei tamponi rapidi? Lo deciderà, lunedì prossimo, il Gup di Padova Maria Luisa Materia che venerdì scorso ha rinviato a giudizio Roberto Rigoli, il primario dell'ospedale di Treviso che era stato chiamato a coordinare le microbiologie del Veneto, e Patrizia Simionato all'epoca dei fatti contestati direttrice generale di Azienda Zero.
Queste intercettazioni risalgono all'agosto del 2020 quando la Procura di Padova, attraverso il pubblico ministero Silvia Golin, stava indagando su Azienda Zero per un altro motivo: nel mirino c'erano gli appalti dei pasti negli ospedali veneti. Poi, in parte, sono state acquisite dal sostituto procuratore Benedetto Roberti, titolare del fascicolo sui "tamponi rapidi" originato dall'esposto presentato dall'ex professore dell'Università di Padova e oggi senatore del Pd Andrea Crisanti, che ha sempre contestato la precisione dei test rapidi antigenici per Covid 19 dell'azienda Abbott.

Lo stesso ha fatto l'accusa che, per sostenere la tesi del microbiologo, ha messo agli atti tre studi di tre università straniere e pubblicati in lingua inglese in alcune riviste scientifiche internazionali.


LE TELEFONATE
Il giudice per l'udienza preliminare, salvo qualche sorpresa dell'ultima ora, non prenderà in considerazione le intercettazioni dove il governatore veneto Luca Zaia ha espresso il suo parere sull'operato del microbiologo Crisanti. Ricordiamo che proprio nel 2020 Rigoli ha sostituito Crisanti come riferimento per la gestione della diagnostica anti-Covid. Tra l'altro sulla vicenda delle intercettazioni che hanno coinvolto Luca Zaia, il sottosegretario Andrea Ostellari ha annunciato «una richiesta di istruttoria» nei confronti della Procura di Padova. In risposta a un'interrogazione del Pd, emergeva che ad avviare la procedura è stato l'ispettorato generale del dicastero della Giustizia, dopo che il ministro Carlo Nordio aveva stigmatizzato nell'aula della Camera la diffusione delle telefonate riguardanti persone non indagate, come appunto il governatore.
Tanto più che nei prossimi giorni a palazzo di Giustizia sono attesi gli ispettori mandati dal Ministero. Ma tornando alle intercettazioni inerenti all'indagine, si tratta in sostanza di una serie di telefonate tra Rigoli e Simionato. Ad esempio, per gli inquirenti, ha un significato probatorio la conversazione tra i due del 28 agosto del 2020. «Patrizia allora ho fatto il primo - dice Rigoli -, sono andato a prendermi un positivo di corsa... gli ho cacciato... non l'ho neanche fatto parlare...», dice il dottor Rigoli, mentre racconta come ha testato un tampone rapido della Abbott su un paziente positivo. E un'altra, quando discutono dell'efficacia dei tamponi. Rigoli alla Simionato: «Io direi che andiamo avanti, andrei già ad acquistarli. Cioè, ma voglio dire, li usano in America! Adesso, va bene tutto: se sono quelli cinesi anche no, capisci? Ma Abbott è americano. Guarda, adesso aspettiamo, almeno vedo la confezione perché poi dopo è bene controllare la confezione».


GLI STUDI
Nell'esposto presentato da Crisanti è stata posta in dubbio la sufficiente precisione dei test rapidi antigenici per il Covid 19 dell'azienda Abbott, perché adottati in ambito della Regione Veneto nonostante il difetto di una sperimentazione idonea. Tuttavia la Procura non ha messo in dubbio l'efficacia dei tamponi, ma piuttosto ha contestato come Rigoli, incaricato dall'Azienda Zero di tale studio, avrebbe dichiarato contrariamente al vero di averlo effettuato, quando in realtà si sarebbe limitato a un riscontro di esiti numericamente minimo e palesemente privo di valore scientifico.
Il pubblico ministero ha così messo agli atti tre studi scientifici, effettuati dall'Università di Utrecht in Olanda, da un ateneo di Città del Messico e dall'Università delle Isole Baleari. Tutti e tre indicano come valida la tesi del microbiologo romano Crisanti, affermando come i test rapidi della Abbott fossero precisi solo al 70% e quindi non in grado di intercettare le varianti del virus.

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci