Primo consiglio regionale: Ciambetti,
presidente "di lotta e di governo"

Sabato 27 Giugno 2015 di Alda Vanzan
Primo consiglio regionale: Ciambetti, presidente "di lotta e di governo"
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VENEZIA - Il nuovo presidente del consiglio regionale del Veneto è un leghista che apre il suo discorso di insediamento citando la Costituzione italiana, ma che non rinuncia al«sogno per l’indipendenza del Veneto». Uno che promette:«Sarò garante imparziale dei lavori consiliari». Ma avverte: «Uscito da quest’aula mi batterò con scienza e coscienza contro il neocentralismo». Uno che auspica il confronto e la discussione, ma non ama «la politica logorroica» perché dissipare il tempo rispetto alle tante persone che dipendono dai noi è un abominio». Il suo primo pensiero va ai veneti senza lavoro. E ai colleghi consiglieri rivolge l’invito di restare con «i piedi per terra» perché il primo nemico della democrazia è la «politica autoreferenziata».



Così Roberto Ciambetti, l’uomo che non voleva fare il presidente dell’assemblea legislativa veneta ed è stato eletto al primo colpo, superando lo scoglio della maggioranza qualificata: gli servivano almeno 34 voti su un consiglio di 51 componenti (ma i votanti sono stati 50, Maurizio Conte ieri era assente), ne ha presi 37, più dei 29 della maggioranza. Cinquant’anni il prossimo 3 luglio, vicentino di Sandrigo, diploma di geometra, sposato, due figlie, al suo terzo mandato a Palazzo Ferro Fini, già capogruppo della Lega e già assessore, Ciambetti è stato eletto alle 15.35 e ad applaudirlo, prima e dopo il discorso, è stata l’aula intera. Con lui, a far parte dell’ufficio di presidenza i due vice Massimo Giorgetti (Forza Italia) e Bruno Pigozzo (Pd) e i due consiglieri segretari Antonio Guadagnini (Indipendenza Noi Veneto) e Maurizio Conte (Lista Tosi).



La prima seduta del consiglio regionale del Veneto che ha dato avvio alla decima legislatura è iniziata poco dopo le 15 in un Palazzo Ferro Fini gremito soprattutto di parenti dei neoconsiglieri. Tra i presenti anche alcuni ex, come Clodovaldo Ruffato che ha retto la presidenza fino alla settimana scorsa e Mariangelo Foggiato, ma anche Rolando Bortoluzzi, rieletto e poi scartato nell’ultimo riconteggio della Corte d’Appello. La seduta, presieduta fino all’elezione di Ciambetti dal consigliere anziano Fabiano Barbisan è stata aperta con un minuto di silenzio per ricordare Egidio Maschio e gli oltre 150 imprenditori veneti che si sono tolti la vita negli ultimi anni a causa della crisi economica. Poi è iniziata la parte burocratica con la lettura dei nomi dei consiglieri eletti. E quindi la votazione del presidente, con la processione dei cinquanta fino all’urna per depositare la scheda. Quando, con Ciambetti sullo scranno della presidenza, si è proceduto con le successive votazioni per i vice e i consiglieri segretari, si è capito cosa voleva dire l’ex assessore quando ha detto che «il mondo contemporaneo chiede tempi stretti anche nelle scelte»: inutile fare altre «passerelle» - ha suggerito Ciambetti - i consiglieri votino e le schede le raccolgano i commessi. Si fa prima.



Non sarà un pugno di ferro in guanto di velluto, ma il neopresidente ha dimostrato subito decisionismo: si torna in aula lunedì prossimo alle 10.30 anche se l’opposizione aveva chiesto un rinvio. La richiesta della convocazione d’urgenza a norma di statuto l’aveva chiesta il governatore Luca Zaia:«La mia è una preghiera, non una forzatura: vorrei presentare la nuova giunta in quest’aula, evitando che leggiate i nomi degli assessori sui giornali. Vi chiedo di accorciare i tempi». Richiesta respinta da Piero Ruzzante del Pd: «L’operatività della giunta non dipende dal consiglio, Zaia nomini pure gli assessori, ma venire in aula prima che vengano costituiti i gruppi consiliari è sbagliato». Replica di Ciambetti: «Presentare la giunta in questa sede è segno di grande attenzione, confermo la convocazione per lunedì».
Ultimo aggiornamento: 09:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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