Presidi in piazza:«Dieci ore di lavoro al giorno e 15 giorni di ferie per 2500 euro al mese»

Domenica 28 Maggio 2017 di Raffaella Ianuale
Presidi in piazza:«Dieci ore di lavoro al giorno e 15 giorni di ferie per 2500 euro al mese»
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Vita da preside. Una vita dura quella che la delegazione di dirigenti scolastici veneti ha illustrato al ministro Valeria Fedeli durante la mobilitazione a Roma di venerdì. Un nutrito gruppo di dirigenti, guidati dal presidente veneto dell’Anp - Associazione nazionale presidi - Lorenzo Gaggino, ha elencato le molte cose che non vanno, per una categoria rimasta sempre in sordina. Mai uno sciopero, mai una protesta. Ma ora stanno esplodendo, grazie anche alle nuove responsabilità imposte dalla “Buona scuola”. «Abbiamo un contratto scaduto da otto anni e uno stipendio la metà rispetto a quello degli altri dirigenti pubblici - spiega Gaggino - attendiamo da tempo un concorso che non è ancora stato bandito malgrado in Veneto metà scuole siano prive di preside». A settembre nelle scuole venete mancheranno ulteriori 44 presidi, andati in pensione. Quindi ci saranno altre 44 scuole, oltre alle 172 di quest’anno, che avranno il “capo” in reggenza. In pratica una su due.
E quelli che ci sono stanchissimi. Dieci ore di lavoro al giorno e incombenze da ingegneri, avvocati, informatici. «Entro a scuola alle 8 e esco alle 19. Se mi va bene faccio due settimane di ferie all’anno, sempre portando il computer per poter mettere una firma digitale se necessario. Il tutto per 2.500 euro al mese» spiega Federica Silvoni, 45 anni, mamma di due bimbi di 7 e 3 anni, e dirigente scolastico all’istituto comprensivo di Montegrotto Terme nel Padovano che accoglie una scuola dell’infanzia, quattro primarie e due medie. Tradotto in numeri: 1325 alunni, 140 insegnanti e 30 amministrativi. La sua è una storia simile a quella dei suoi colleghi fatta di fatica e passione.

Anzittutto un preside ha la gestione del personale. «Dobbiamo firmare i contratti, fare le assunzioni, dare i permessi, gestire la legge 104, compilare il piano ferie, provvedere a coprire i servizi senza poter chiamare, per collaboratori e amministrati, i supplenti. E di tutto questo, in caso di contenziosi, rispondiamo di persona davanti al giudice del lavoro» spiega la preside. Quando a complicare le cose non ci si mettono gli scioperi - «ne indicono in media uno ogni due settimane» - che significa disdire i servizi trasporto e mensa per non correre il rischio di avere i ragazzini a scuola senza personale. C’è poi la responsabilità sulle strutture. «Non tutti i plessi sono a posto con le certificazioni - spiega Silvoni - malgrado queste dipendano dall’ente locale, se succede qualcosa, risponde anche penalmente la dirigente. È già successo di presidi condannati perché i ragazzi si sono fatti male a scuola a causa di finestre che si staccano o lucernai che non chiudono». Se poi si fa una festa aperta ai genitori il dirigente deve rispondere degli ospiti. Così come è responsabile se un pullman utilizzato per una gita si rompe. «Quindi dobbiamo essere in grado di dire se i controsoffitti, piuttosto che gli infissi sono resistenti o capire se il motore di un pullman ha problemi - spiega la preside - per non parlare dell’innovazione digitale. Ci chiedono di fare le prove con computer, ma non ci danno i tecnici a supporto. Non possono pretendere che noi ci trasformiamo in informatici, meccanici, ingegneri». E in tutto questo la didattica? «Fortunatamente ho un corpo docente bravissimo al quale delego la didattica, che dovrebbe essere la priorità della scuola e invece...». Quindi tanto lavoro e un grande sogno: «Desidererei stare un po’ di più con la mia famiglia - conclude la preside - se siamo usciti allo scoperto è perché davvero non ce la facciamo più».
Ultimo aggiornamento: 29 Maggio, 08:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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