Sul futuro delle banche popolari
la battaglia sarà in Parlamento

Giovedì 5 Febbraio 2015 di Maurizio Crema
Tempi maturi per la fusione tra PopVicenza e Veneto Banca
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Le Popolari non si "arrendono" a Renzi e promettono battaglia in parlamento per modificare il decreto "cambia in spa" entro 18 mesi che elimina anche il voto capitario. Un passaggio che colpisce le prime 10 Popolari con oltre 8 miliardi di attivo (ma che potrebbe colpire in futuro anche l’Alto Adige post fusione con Marostica e addirittura la Bcc di Roma).

Assopopolari dopo un summit a Milano ha affidato al presidente Ettore Caselli le proposte di autoriforma avanzate dai tre saggi Angelo Tantazzi, Piergaetano Marchetti e Alberto Quadrio Curzio che dovrebbero servire a scongiurare il voto di fiducia ventilato dal premier Matteo Renzi. L'Associazione, che si è confermata «disponibile ad un confronto col governo nella speranza di contribuire all'individuazione di una soluzione condivisa», ha preso in considerazione due alternative: la prima, quella di riformare il settore col modello di popolare "bilanciata", ovvero di un sistema che mantiene il voto capitario garantendo però maggior peso nella governance ai soci di mercato. L’altro modello è il passaggio a società per azioni dotate di un modello di governo che tuteli il possesso azionario delle associazioni e dei soci di lungo periodo. Ma se Renzi farà il duro, c’è sempre il ricorso alla Consulta perché la «forzosa conversione in Spa» imposta per decreto continua a destare «dubbi di legittimità costituzionale».

Giovanni De Censi del Creval (Credito Valtellinese) si è mostrato attendista e ha rimandato i commenti a martedì prossimo quando si aprirà la discussione a Montecitorio: «Queste sono cose che dovranno valutare i parlamentari e non noi. Noi non presentiamo niente. Sono i parlamentari che devono difendere la cooperazione. Un problema grande merita approfondite discussioni».

«Non ci sono fratture tra le principali banche Popolari sulla posizione da tenere nei confronti del decreto», ha assicurato il presidente della Popolare di Vicenza, Gianni Zonin, che ha escluso un salvacondotto per gli istituti non quotati: «Se c'è una riforma è per tutti, l'importante è che sia una buona riforma».

La Consob indaga sull'ipotesi di aggiotaggio che potrebbe aver accompagnato la presentazione del decreto in Borsa - buona giornata sui listini anche ieri per i titoli di settore: Bper +4,03%, Banco Popolare +3,03%, Etruria +8,13% - dall'aula di Montecitorio sono arrivati attacchi contro il finanziere amico del premier, Davide Serra. Il sasso lo ha lanciato il capogruppo Sel in commissione Finanze, Giovanni Paglia, al quale un portavoce della società di gestione di Serra ha risposto: «È ridicola ogni affermazione tendente a insinuare la conoscenza privilegiata di informazioni».

Serra nei giorni scorsi aveva dichiarato: «Investiamo sulle Popolari dal marzo 2014». Renzi è stato deciso: «La Consob indaghi e chi ha fatto il furbo paghi».

Ma quello che preoccupa forse di più banchieri delle Popolari sono i controlli della Bce, cominciati nei giorni scorsi a partire dal Banco Popolare di Verona. Certo sono ispezioni di routine.

Ma l'effetto sul mondo delle Popolari non cambia ed è quello di chi si sente sotto tiro. E sa che l’unica speranza sono le aggregazioni. La prima? Ubi banca con Mps. L'altro polo potrà nascere tra Popolare di Milano, Banco Popolare e Popolare dell'Emilia Romagna. E le altre due venete, Vicenza e Veneto Banca (brand da 324 milioni, parola di The Banker)? I tempi per la fusione ci sono, a Vicenza ci pensano seriamente, anche se le conseguenze per occupazione e credito sarebbero pesanti. Ma non c’è tempo per cincischiare.

Le banche sul territorio veneto hanno in essere 143 miliardi di finanziamenti complessivi per famiglie e imprese. Hanno sospeso il pagamento delle rate di mutuo a 42.593 Pmi (per 3,4 miliardi). Ma a novembre 2014 il rapporto sofferenze/impieghi ha raggiunto il 10,7%, con sofferenze oltre i 17 miliardi. Troppi per non varare aumenti di efficienza o di capitale.
Ultimo aggiornamento: 10:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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