Popolare, la promessa di Zonin:
«Faremo una grande banca»

Giovedì 9 Aprile 2015 di Maurizio Crema
Popolare, la promessa di Zonin: «Faremo una grande banca»
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VICENZA - Gianni Zonin da 19 anni guida Popolare Vicenza, domani l’assemblea dei soci dovrà fare i conti con la crisi e gli accantonamenti made in Bce. E, soprattutto, delineare il percorso strategico tra spa e grandi alleanze. «La trasformazione in spa avverrà entro l’anno e stiamo pensando di farlo con un’assemblea che potrebbe celebrarsi il 31 dicembre. In ogni caso vogliamo rafforzare l’identità bancaria del Veneto», spiega Zonin.



Quindi rilancia l’opportunità di una fusione con Veneto Banca? Secondo diverse analisi la fusione con la Popolare di Montebelluna non porterebbe a grandi problemi di sovrapposizioni di sportelli e occupazionali, soprattutto se andrà in porto il lavoro di razionalizzazione della presenza sul territorio che voi e Veneto Banca avete messo in cantiere. Conferma queste analisi?

«Sono d’accordo, una fusione farebbe gran bene anche alle nostre imprese del Veneto e del Nordest. Ma innanzi tutto voglio parlare da buon padre di famiglia: qualche sacrificio oggi per costruire una grande banca veneta sarebbe molto minore di quelli che in futuro si dovrebbe affrontare se si andasse a realizzare aggregazioni con istituti lontani o lontanissimi».

Mediobanca è il vostro advisor per le aggregazioni. Secondo indiscrezioni sarebbero stati già selezionati quattro istituti: Veneto banca, credito Valtellinese, Popoalre Sondrio e Banca Carige. Conferma?

«A Mediobanca abbiamo dato l’incarico di darci indicazioni in tempi brevi, 3-4 settimane al massimo. Di sicuro le raccomandazioni che ci arrivano dal Regolatore sono di aumentare la nostra dimensione: le banche regionali devono diventare nazionali, quelle nazionali internazionali».

Presidente, sabato c’è l’assemblea dei soci che deve approvare un bilancio in grossa perdita, 758 milioni di gruppo. Cosa dirà ai suoi 126mila soci?

«Che stiamo operando in un periodo complicato e che la gestione caratteristica della banca sarebbe stata positiva se la Bce non ci avesse chiesto di far crescere decisamente gli accantonamenti cautelativi. Nel primo semestre del 2014 eravamo in attivo, poi sono arrivate le indicazioni di Francoforte. Ma la banca è in buona salute e nel primo trimestre abbiamo già segnato un utile di una cinquantina di milioni e contiamo di chiudere il 2015 in maniera positiva. E sono convinto che molti di questi accantonamenti si riveleranno sopravvenienze attive».

Perché quest’accanimento "terapeutico" della Bce?

«Valutazioni diverse sulle nostre garanzie. Noi abbiamo 200mila ipoteche su case, terreni, immobili, per la Banca d’Italia non c’erano problemi, la Bce ha preferito cash. E questo ci ha portato ad accantonare risorse portando alle perdite del bilancio 2014».

Perché avete abbassato il valore dell’azione del 23% a 48 euro?

«In passato una valutazione alta delle azioni serviva anche a scoraggiare l’entrata nel capitale di fondi o società speculative. Oggi la riduzione del prezzo che proponiamo è corretta: ricordo che negli ultimi 5 anni in media il sistema bancario si è svalutato del 70%, noi abbiamo abbassato il valore del 23% e portiamo il rapporto del valore azione sui mezzi propri all’1,2. Non lontano dall’1 di Bpm e a quello più alto di Banca Intesa. Questa valutazione poi riflette anche la crescita futura: il piano triennale approvato dal cda prevede utili molto molto interessanti nel 2017 e nel 2019. In più abbiamo plusvalenze importanti latenti in società dove siamo soci e che sono in via di dismissione come l’Istituto centrale delle banche popolari e in futuro Arca sgr».

La Vicenza spa però rischia di essere scalata. Che farete per mantenere il legame col territorio?

«Pensiamo di costituire una fondazione che durerà almeno 50 anni che servirà per gestire le opere culturali e di beneficenza a sostegno dei territori. Questa fondazione però non avrà quote delle banca».

Traspare un po’ di rammarico per quest’epilogo. Si poteva evitare questa capitolazione della radice cooperativa delle Popolari?

«Dovevamo varare un’autoriforma per tempo, come stanno facendo le Bcc e le Fondazioni bancarie. L’abolizione del fondo acquisto azioni proprie deciso dalla Bce, che noi cercheremo di superare avviando un mercato secondario telematico dei nostri titoli, e la trasformazione obbligata in spa sono due colpi al cuore alle Popolari, banche che hanno fatto grandi territori poveri come quelli di Vicenza e Treviso. Oggi abbiamo soci in tutt’Italia e siamo una public company. Con la spa perderemo la natura cooperativa e la banca diverrà contendibile, credo che arriveranno grandi soddisfazioni per i soci».
Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 07:07

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