Sanità, nodo polizze: in Veneto è scontro sui premi troppo alti

Mercoledì 9 Novembre 2022 di Angela Pederiva
La sede dell'Azienda Zero
1

VENEZIA - Dopo la grana delle società romene, nella sanità del Veneto scoppia il caso dell'assicurazione francese. Nessun fallimento, questa volta, ma «il macroscopico ed ingiustificato sbilanciamento in favore della compagnia assicurativa», per citare i rilievi di Ugo Montella, procuratore veneto della Corte dei Conti, approdati ieri nell'aula del Consiglio regionale. Sotto la lente è finito il modello di gestione mista dei sinistri adottato da Azienda Zero: la polizza garantisce i danni solo sopra la franchigia di 750.000 euro, mentre sotto quella soglia sono le aziende sanitarie e ospedaliere a risarcire i pazienti, il che significa che lo scorso anno è stato pagato un premio di 14 milioni, a fronte della copertura di appena 300.000 euro.


IL MONITO
Il caso è stato sollevato con un'interrogazione da Vanessa Camani per conto del gruppo Partito Democratico, riprendendo il monito della Procura contabile sulla «diseconomicità della polizza assicurativa e della relativa spesa».

L'allarme era stato lanciato quattro mesi fa in occasione del giudizio di parificazione del rendiconto della Regione, quando Montella si era anche riservato «di effettuare i necessari approfondimenti». I dem hanno così chiesto di conoscere i motivi per cui Azienda Zero abbia sottoscritto e rinnovato un simile contratto.


I NUMERI
La risposta è arrivata dalla vicepresidente Elisa De Berti, a nome dell'assessore di comparto Manuela Lanzarin. Innanzi tutto la Regione ha spiegato di aver voluto uniformare la situazione precedente al 2012, «caratterizzata da un sistema decentrato di gestione e allocazione del rischio disomogeneo, frammentato e non monitorato, oltre che produttivo d'improvvisa scopertura in danno di importanti nosocomi», poi accentuata dal crac delle compagnie romene Lig Insurance e City Insurance. I numeri esposti a Palazzo Ferro Fini tratteggiano una situazione complessa: «Da una stima si è calcolato che nel decennio 2010-2021 l'esborso per il ristoro dei sinistri a carico delle singole aziende sanitarie è stato di quasi 50 milioni di euro». Per cercare di contenere i costi, la procedura è stata così centralizzata, attraverso una gara unica per l'intero territorio regionale, che ha fissato la stessa franchigia per tutte le Ulss, alzandola però da 500.000 a 750.000 euro. Per il triennio 2019-2021, con successiva proroga fino al 2024, l'incarico è stato affidato alla compagnia francese Sham. Inizialmente il premio annuo era di 14.489.070 euro, mentre dal 2022 è sceso a circa 11 milioni. A fronte di quale copertura? Al 31 dicembre dello scorso anno, «sono stati chiusi e liquidati 27 sinistri con pagamenti effettuati dalla compagnia per un valore di 306.000 euro», ma in riferimento al triennio 2019-2021 risultano tuttora pendenti 421 pratiche, per le quali l'assicurazione ha accantonato «oltre 100 milioni».


GLI ALTRI
Cosa succede nel resto d'Italia? Il quadro è molto variegato, come segnalava ancora nel 2015 l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, riscontrando già allora che un territorio su quattro aveva imboccato la via dell'autoassicurazione, di fronte alla fuga delle compagnie dal mercato sanitario, considerato poco conveniente. Per rimanere a Nordest, il Friuli Venezia Giulia ha concluso con Sham lo stesso accordo raggiunto dal Veneto, mentre l'Alto Adige è riuscito a condurre in porto un bando al quale hanno partecipato diverse assicurazioni malgrado non fosse prevista alcuna franchigia.


GLI APPROFONDIMENTI
Comunque sia, dalla Giunta veneta «non è arrivata nessuna risposta in grado di dissipare dubbi sugli sprechi», secondo la dem Camani: «Si tratta di una serie di nodi che rimangono irrisolti. Non resta, a questo punto, che attendere i necessari approfondimenti annunciati dalla Corte dei Conti».
 

Ultimo aggiornamento: 13:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci