Le piccole imprese pagano molte più tasse dei colossi del web. Il nuovo report della CGIA

Nel 2020, con meno di 5 milioni di euro di fatturato, hanno versato 19,3 miliardi di euro di imposte

Sabato 10 Giugno 2023 di Enrico Scoccimarro
banconote tasse

Negli ultimi due anni le piccole e medie imprese hanno pagato un ammontare complessivo di tasse 104 volte superiore ai principali giganti del web. A dirlo è l’ufficio studi della CGIA. Il risultato di questa comparazione mette in luce una contraddizione evidentissima: additati di essere i principali responsabili dell’evasione, il popolo delle partite Iva ha pagato invece 19,1 miliardi in più delle multinazionali del web presenti in Italia.

Nel 2020, annus horribilis per l’economia italiana, le nostre piccole imprese con meno di 5 milioni di euro di fatturato hanno versato 19,3 miliardi di euro di imposte.

Nel 2021, invece, le 25 filiali italiane dei principali gruppi mondiali di web e software (WebSoft) hanno corrisposto al nostro erario 186 milioni di euro. Nel momento in cui sarà disponibile il gettito erariale delle piccole imprese riferito al 2021, la variazione sarà sicuramente superiore a quella richiamata.

Il peso economico

L’aggregato delle controllate appartenenti al settore del WebSoft ha registrato nel 2021 un giro d’affari nel nostro Paese pari a 8,3 miliardi di euro. Il numero di addetti occupati in queste realtà era pari a 23 mila unità e al fisco italiano hanno versato solo 186 milioni di euro. I 3 milioni di piccole imprese con meno di 5 milioni di fatturato, invece, nel 2020, anno in cui moltissime di loro a causa del Covid sono state addirittura chiuse per molti mesi, hanno generato un fatturato di 735,8 miliardi e il contributo fiscale pagato all’erario è stato di 19,3 miliardi di euro.

Se il livello medio di tassazione delle big tech è, secondo l’Area studi di Mediobanca, al 33,5 per cento, nelle nostre piccolissime realtà si aggira attorno al 50 per cento: praticamente quasi il doppio.

Parallelamente invece le multinazionali del web che, nell’immaginario collettivo, rappresentano il successo, l’innovazione e il futuro, beneficiano di una fiscalità di vantaggio. Si tratta del cosiddetto tax rate del 33,5%. Questo perché il 30% circa dell’utile ante imposte è tassato nei Paesi a fiscalità agevolata, il che ha dato luogo a un risparmio fiscale cumulato che, nel periodo 2019-2021, è stato di oltre 36 miliardi di euro.

Le soluzioni

Una prima soluzione potrebbe giungere dall’applicazione di una minimum tax con aliquota al 15% in capo alle multinazionali che realizzano fatturati oltre i 750 milioni di euro. La misura, introdotta da una direttiva europea del dicembre scorso, entrerà in vigore a partire dal 2024 per garantire che i grandi gruppi versino un carico fiscale effettivo minimo, limitando il trasferimento dei profitti e la concorrenza fra paesi per applicare aliquote inferiori. La misura si applicherà a qualsiasi grande gruppo, sia nazionale che internazionale, con una società madre o una controllata situata in uno Stato membro dell’Unione. L’introduzione di questa misura dovrebbe consentire al nostro erario di incassare 3 miliardi aggiuntivi.

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