Piano caccia veneto bocciato, Berlato scende in piazza contro la Regione e provoca l'ira leghista

Il Consiglio di Stato accoglie i rilievi degli animalisti. I cacciatori: norme scritte male

Sabato 1 Ottobre 2022 di Angela Pederiva
La protesta dei cacciatori
1

VENEZIA - Torna a rinfocolarsi lo scontro sulle doppiette in Veneto. Come già il Tar il 23 settembre, così anche il Consiglio di Stato l'altra sera ha confermato lo slittamento fino a oggi della caccia a 19 specie di uccelli e il blocco di due ulteriori giornate settimanali per l'appostamento alla selvaggina migratoria, accogliendo in questo modo le ragioni degli animalisti nei confronti della Regione. È però proprio contro Palazzo Balbi che ieri i cacciatori hanno manifestato a Venezia, accusando la Giunta di aver predisposto un Piano faunistico venatorio giuridicamente fragile e di non averlo sufficientemente difeso in giudizio: una protesta promossa da Sergio Berlato, che è leader della categoria ma anche europarlamentare di Fratelli d'Italia, il che ha inasprito i rapporti con la Lega in una settimana già segnata dai risultati delle Politiche.


I VERDETTI
Nel giro di sette giorni, dunque, i verdetti di entrambi i gradi della giustizia amministrativa sono risultati favorevoli alla Lega per l'abolizione della caccia, patrocinata dall'avvocato Claudio Linzola.

Nel merito il Tar del Veneto si riunirà il 30 novembre e il Consiglio di Stato il 13 ottobre, ma nell'attesa è stata concessa la sospensiva della delibera regionale, con due effetti. Il primo: è stata rinviata a questo weekend la data di apertura della caccia a beccaccia, germano reale, folaga, gallinella d'acqua, alzavola, mestolone, canapiglia, porciglione, fischione, codone, marzaiola, beccaccino, frullino, tordo bottaccio, cesena, tordo sassello, quaglia, starna e fagiano. Il secondo: è stata cancellata la possibilità di sparare agli uccelli migratori per una quarta e una quinta giornata settimanale, nei mesi di ottobre e novembre, in aggiunta alle tre già previste dalla legge. Pur riservandosi «approfondimenti» nella sede collegiale di appello, il presidente della terza sezione Michele Corradino ha precisato che «nel bilanciamento tra gli interessi coinvolti» dalla vicenda, «deve ritenersi prevalente quello costituzionalmente rilevante alla tutela dell'ambiente nel rispetto del principio di precauzione». Esulta la Lac: «Una lezione anche per i pasdaran della caccia selvaggia». Concorda il consigliere regionale dem Andrea Zanoni: «È gravissimo che la Regione sperperi i soldi dei cittadini per queste assurde e perdenti battaglie legali. Se vuole evitare ricorsi e blocchi della caccia, rispetti le leggi e le norme di tutela degli animali selvatici dell'Unione Europea, approvando un calendario venatorio che segua il parere tecnico reso dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale».


IL CORTEO
Opposta la valutazione dell'Associazione per la cultura rurale, capofila del corteo che si è snodato fra calli e campielli, inclusa la vera da pozzo su cui il presidente Berlato è salito per spiegare al megafono che «oltre duemila cacciatori da tutto il Nordest sono stati costretti a scendere in piazza per chiedere alla Giunta regionale di rimediare agli errori commessi». Con cartelli come Prima ci fanno pagare per intero e poi ci danno metà di quello che ci hanno promesso, i manifestanti hanno chiesto alla Regione di «emanare immediatamente una nuova delibera che ci restituisca le due giornate integrative». Ricevendoli a Palazzo Balbi, l'assessore Cristiano Corazzari (Lega) ha usato toni concilianti: «Faremo tutto il possibile per difendere il nostro calendario venatorio in tutte le sedi e allo stesso tempo metteremo in atto ogni azione possibile per dare continuità all'attività venatoria. Dobbiamo fare i conti con una giurisprudenza del Tar che si sta consolidando e che considera il parere dell'Ispra come obbligatorio e vincolante quando invece la legge lo indica come consultivo». Alberto Villanova, capo dell'intergruppo zaian-leghista, ribadisce però le critiche di metodo: «Mi sembra strano che un europarlamentare di Fdi protesti contro una Giunta di cui fa parte anche il suo partito. Berlato parla solo da cacciatore? Una carica istituzionale non si può accendere e spegnere a piacimento. Attendo chiarimenti dal capogruppo Raffaele Speranzon».
 

Ultimo aggiornamento: 11:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci