Pensioni con Quota 100: in Veneto via settemila dipendenti pubblici

Venerdì 19 Ottobre 2018 di Alda Vanzan
Pensioni con Quota 100: in Veneto via settemila dipendenti pubblici
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VENEZIA - Settemilacentoundici. Sono i dipendenti pubblici del Veneto, compreso il comparto sanitario, che dal prossimo febbraio potranno pensare di andare in pensione con il nuovo sistema previdenziale, la cosiddetta Quota 100 che manderà in soffitta la legge Fornero. Di questi 7.111 possibili pensionandi, ben 3.384 lavorano nella pubblica amministrazione, 2.395 sono infermieri, operatori socio-sanitari e tecnici, 1.332 sono medici.

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E già qua si capisce che se tutti insieme decideranno di andare in pensione con Quota 100, anche rimettendoci dal punto di vista economico, per molte strutture pubbliche sarà un problema. Tanto per fare un esempio: nell'Ulss 9  Scaligera verrebbero a mancare 209 medici su un totale di 880, praticamente uno su quattro. A Venezia i comunali che smetterebbero di timbrare il cartellino sarebbero 361 su 2.876. Mentre a Rovigo, considerando l'intero 
complesso provinciale di enti locali, lascerebbero 177 su 1.397. E siccome il personale pubblico non si rimpiazza dalla sera al mattino perché bisogna fare i concorsi, quindi i bandi, le selezioni, le graduatorie, i buchi in pianta organica non durerebbero poco. 

IL NUOVO REGIMEA fornire una fotografia di cosa comporterà Quota 100 in Veneto è la Funzione Pubblica Cgil. Va ricordato che il nuovo sistema prevede una uscita anticipata a 62 anni con almeno 38 anni di contributi. Si andrà in pensione circa 5 anni prima rispetto ai 67 anni fissati dalla Fornero. Ma ci saranno delle penalizzazioni: da un minimo del 2% per chi ha 42 anni di contributi a un massimo del 20%. Ecco perché la platea dei pensionandi è virtuale: non tutti potrebbero aver voglia di rimetterci soldi e quindi potrebbero non avvalersi di Quota 100. Fatta questa precisazione, ecco l'elaborazione della Cgil, come mostra la tabella a lato, che ha utilizzato i dati della Ragioneria Generale dello Stato.
I NUMERINegli enti locali in Veneto su una platea di 31.686 dipendenti i pensionandi sono 3.384, pari al 10,68%. La provincia con il maggior numero di dipendenti prossimi all'uscita dal mondo del lavoro è Rovigo: 177 su 1.397 (12,67%), seguita da Venezia con 1.119 su 9.111 (12.28%). Per quanto riguarda i dipendenti comunali i pensionandi sono: a Belluno 26 su 233 (11,16%), a Padova 178 su 1.707 (10,43%), a Rovigo 48 su 270 (17,78%), a Treviso 49 su 524 (9,35%), a Venezia 361 su 2.876 (12,55%), a Verona 244 su 1.924 (12,68%), a Vicenza 88 su 858 (10,26%).
Ma il settore che rischia di più è la sanità. Su 40.188 addetti tra infermieri, operatori sociosanitari, tecnici ben 2.395, pari al 5,96%, potrebbero avvalersi d Quota 100. Peggio ancora per il personale medico: oggi in Veneto operano 7.053 medici e di questi ben 1.332, pari al 18,89%, potrebbe andarsene da febbraio.
LA PREOCCUPAZIONE«Come Cgil commenta Daniele Giordano, segretario generale del sindacato - abbiamo sempre chiesto una radicale riforma della Legge Fornero ma allo stesso modo abbiamo rivendicato un chiaro piano di assunzioni che sostituisse le eventuali uscite e andasse a rafforzare i servizi in sofferenza. Ci troviamo di fronte a un quadro di possibili uscite che non farà altro che mettere in ginocchio i servizi, perché non vi è alcuna programmazione delle uscite e in molti enti si rischia la chiusura dei servizi. In considerazione del fatto che da febbraio 2019 dovrebbe entrare in vigore la possibile riforma, dovrebbero già essere in corso le procedure per svolgere i concorsi in modo da assumere il personale in tempi utili per gestire le uscite. Ma di tutto questo non c'è traccia e non risulta che vi sia una chiara programmazione in merito, senza contare che il personale che dovrebbe essere assunto avrà bisogno di completare il proprio percorso formativo e di affiancamento al fine di garantire la continuità dei servizi».
Il timore del sindacato è «che si usi l'uscita di una parte consistente del personale per privatizzare i servizi come in parte sta già avvenendo in sanità per la carenze di medici o infermieri.

Come Cgil dice Giordano - chiediamo alle istituzioni del nostro territorio ed in particolar modo a Regione e Anci di aprire subito un confronto che metta al centro i fabbisogni di personale e gli strumenti per rilanciare i nostri servizi».

Ultimo aggiornamento: 13:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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