I test Patente guariti Due prelievi del sangue, il professor Palù: «Sistema efficace al 97%»

Venerdì 3 Aprile 2020
I test Due prelievi del sangue, il professor Palù: «Sistema efficace al 97%»

Da dieci giorni il professor Giorgio Palù è stato ingaggiato da Azienda Zero, voluto dal governatore Luca Zaia nella squadra anti- Coronavirus della Regione, anche con lobiettivo di isolare e sequenziare il patogeno. Emerito di Microbiologia a Padova e associato di Neuroscienze a Philadelphia, il docente universitario è stato presidente delle Società italiana ed europea di Virologia, ma ora è pure il coordinatore del progetto di sierologia che sta prendendo avvio in Veneto, attraverso l'attività dei laboratori diretti da Mario Plebani e Giuseppe Lippi. Gli chiediamo il motivo per cui una parte della comunità scientifica sostenga che tale diagnostica non sarebbe affidabile per il Covid-19. «Perché parla la gente che non sa», ci risponde con la consueta schiettezza il 71enne professore, che da 45 anni studia i virus di ogni tipologia e pericolosità.

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A noi che davvero non sappiamo, può spiegare di che cosa stiamo parlando?
«Partiamo dall'inizio. Per essere completa, una diagnosi virologica ha bisogno di due momenti: la diagnosi diretta e la diagnosi indiretta. Fare la diagnosi diretta significa isolare il virus, oppure identificare i suoi componenti nel soggetto sintomatico o nei tessuti in cui alberga la replicazione virale, cioè all'interno delle mucose orofaringee».

Bocca e naso: è il famoso stecchino del tampone, giusto?
«Sì. Per isolare il virus ci vogliono due o tre giorni, in un laboratorio Bsl3 (il terzo livello di biosicurezza, ndr.), che però in Veneto è solo a Padova. Facendo il tampone, invece, si analizzano più velocemente i prodotti del virus o i suoi costituenti, come l'acido nucleico e alcune proteine, attraverso una tecnica che si chiama Pcr (reazione a catena della polimerasi, ndr.) ed è basata sull'amplificazione di uno più geni del virus, in un determinato distretto e in un determinato momento. Questo vuol dire che un giorno il virus può essere rilevato e un altro giorno magari no: tutto dipende dalla carica virale e dalla sensibilità del metodo usato. E siccome nessun metodo ha il 100% di sensibilità, anche un test diretto non è completamente infallibile. Per questo c'è anche l'approccio indiretto».

Eccoci alla sierologia: in che cosa consiste?
«Questa diagnosi rivela la presenza del virus mediante la reazione dell'ospite, cioè attraverso la produzione di anticorpi da parte della persona infettata. Nei confronto di un patogeno assolutamente nuovo per noi, qual è questo Coronavirus, il nostro sistema immunitario è vergine: a differenza dei pipistrelli, in pratica non abbiamo protezioni e siamo esposti al pericolo. Per questo reagiamo producendo anticorpi, che a loro volta agiscono contro il virus. Durante questa pandemia, è stato fondamentale ricostruire la sequenza genetica del virus, misurare quello che c'era nel siero cinese e appunto studiare la risposta degli anticorpi. Quello che ora faremo prelevando il sangue dei 60.000 dipendenti del sistema sanitario regionale: non solo a Padova e Verona, dove vengono effettuati i primi test, ma pure negli altri ospedali, da Treviso a Belluno, da Mestre a Vicenza».

D'accordo, ma questa tecnica è affidabile o no?
«Questo metodo ha un'elevatissima specificità e sensibilità, due parametri che, rispettivamente, mettono in evidenza la capacità di verificare che un campione negativo sia veramente negativo e di pescare tutti i positivi. Parliamo di valori del 95%-97%, cioè molto vicini al 100%, tenendo peraltro presente che nessun test raggiunge mai il 100%. Non a caso questa tecnologia è venduta da due aziende biotech cinesi che hanno ottenuto la certificazione di qualità degli enti europei Ce Ivd e l'autorizzazione dalla Fda (Food and drug administration, ndr.) americana. Non è invece così per altri test rapidi con cui ci si punge il dito e si vede gocciolina di sangue».

Nel nostro caso, come funzionerà?
«Con un vero e proprio prelievo ematico, finalizzato appunto a individuare gli anticorpi. L'esame andrà ripetuto a distanza di 14 giorni, perché misura la risposta precoce chiamata Igm, che si manifesta già al quarto o quinto giorno, e la risposta ritardata denominata Igg, che si verifica intorno al decimo giorno. In sostanza sono due classi di anticorpi, prodotti dal sistema immunitario, che si sviluppano con tempi diversi. Dopo due settimane riusciremo anche a capire quando il soggetto è entrato in contatto con il virus e quanto il virus è diffuso nella popolazione. In questo modo potremo verificare se è corretta l'ipotesi secondo cui l'80% dei contagiati è asintomatico». 

Per capire questo, non bastava l'indagine di Vo'?
«No, perché lì il campione era di 3.000 soggetti, troppo piccolo. E poi perché dobbiamo tornare al punto di partenza: il tampone ci dà l'incidenza, cioè il numero dei positivi, mentre la sierologia ci dà la prevalenza, cioè la diffusione. Ecco perché la Regione potrebbe valutare di estendere la diagnosi indiretta anche ai lavoratori delle aziende. Fra l'altro questo test costa solo 10 euro, e acquistando 100.000 reattivi in blocco anche meno, con l'ulteriore vantaggio che impegna meno persone e meno macchine del tampone da 30 euro: ogni giorno si possono processare migliaia di campioni». 
A.Pe.

Ultimo aggiornamento: 10:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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