Passaporto vaccinale, pronto il certificato del Veneto per provare l'immunità

Domenica 7 Marzo 2021 di Alda Vanzan
Passaporto vaccinale, pronto il certificato del Veneto per provare l'immunità
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VENEZIA Le Ulss del Veneto forniranno ai vaccinati una ricevuta dell'avvenuta somministrazione del farmaco anti-Covid. Che lo si voglia chiamare certificato vaccinale o attestato, poco importa, la sostanza è quel pezzo di carta testimonierà che l'anti-Covid è stato inoculato. È l'indicazione che la Regione del Veneto impartirà alle Ulss, considerato che alcune già lo fanno e ad altre, invece, bisogna richiedere specificatamente il pezzo di carta. Tutto questo mentre i tecnici informatici della Regione stanno implementando la vecchia App Vaccini e prevenzione per trasformarla in un passaporto vaccinale anti coronavirus, cosicché chiunque, con il solo smartphone, possa dimostrare di aver avuto il vaccino.

Una certificazione, tra l'altro, che, come ha chiesto il governatore Luca Zaia, sarà bilingue, italiano e inglese. Un modo per tutelare chi potrebbe ritrovarsi le frontiere chiuse se vuole andare all'estero. Ma non solo: l'attestazione potrebbe servire per qualsiasi evenienza, anche per spostarsi all'interno dell'Italia o - considerando che la normativa per difendersi dal virus è sempre in evoluzione - per accedere a servizi.

IL MAGAZZINO Intanto in Veneto si metterà mano non solo agli arrivi settimanali dei vaccini, che dovranno essere totalmente impiegati, ma anche alle scorte. Il 30% delle dosi attualmente in magazzino sarà consumato. L'indicazione concordata con il Dipartimento Prevenzione è di tenere da parte, giusto per precauzione, tra il 15 e il 20% delle fiale ricevute. Il resto andrà inoculato. Dopo aver scontato per settimane l'uniterale riduzione delle consegne da parte delle big pharma, trovandosi per giorni e giorni in fondo alla classifica nazionale delle somministrazioni di farmaco, il Veneto ha dunque deciso di smaltire le scorte. Due le precisazioni. La prima è che il Veneto non ha avuto le stesse dosi delle altre regioni perché i tagli delle forniture a livello nazionale non sono stati uniformi in quanto le case farmaceutiche hanno deciso autonomamente a chi e quanto tagliare. E poi, come più volte ribadito dal governatore Luca Zaia, la Regione ha «prudenzialmente» deciso di tenere da parte un po' di fiale - anche più del 30% di quanto ricevuto - per garantire i richiami a chi aveva avuto la prima dose. Ora che le forniture sono riprese, i frigoriferi saranno svuotati. Nel report nazionale di ieri sera il Veneto risultava aver somministrato il 74,5% delle dosi ricevute.

LE CONSEGNE Il mese di marzo dovrebbe vedere una fornitura maggiore di quelle, messe assieme, di gennaio e febbraio. Lunedì scorso sono arrivate 9.204 dosi, martedì 11.136, mercoledì 11.701, giovedì 12.181. Dal 27 dicembre, data di avvio della vaccinazione anti-Covid, a venerdì scorso, in Veneto sono state somministrate 385.283 dosi di cui 346.687 Pfizer (sulle 452.000 fornite), 14.725 Moderna (su 43.600), 23.871 AstraZeneca (su 120.400). Da domani a tutto marzo dovrebbero arrivare in Veneto 224.000 dosi di Pfizer (56mila a settimana) e 243.000 di AstraZeneca, mentre di Moderna non c'è traccia dallo scorso 25 febbraio. Da considerare che AstraZeneca sarà utilizzato non più per i soli under 55, ma fino ai 65 anni (e il ministero ha chiesto all'agenzia del farmaco Aifa di togliere tutti i limiti).

UNA SOLA DOSE I veneti che hanno completato la doppia somministrazione e quindi possono dirsi vaccinati sono 126.163. Al 4 marzo su una platea di 4,2 milioni di veneti over 16, il 3% era vaccinato e il 6,1% aveva avuto la prima dose. Tra gli over 80 il 23,5% ha avuto una dose, il 4,3% entrambe. Le persone che si sono infettate e che si sono negativizzate negli ultimi tre mesi avranno una sola dose, come stabilito da una circolare ministeriale del 3 marzo. Il sistema informatico regionale rivedrà, dunque, le chiamate a partire dallo scorso 4 marzo, ma chi a quella data era già stato convocato manterrà l'appuntamento originario. Va detto che quasi in tempo reale i dati dei vaccinati vengono trasmessi all'anagrafe nazionale, anche se per quanto riguarda le categorie ci sarà una revisione: ci sono persone ad esempio che sono catalogate come viaggiatori internazionali (magari perché il loro primo vaccino è stato contro la febbre gialla dovendo andare in vacanza in Africa) e che adesso dovranno essere riclassificate in base alla professione. Dipendesse dal Veneto, le vaccinazioni dovrebbero essere fatte non in base alle professioni ma all'età: i 45enni (che è l'età media dei contagi), i 75enni (l'età media dei ricoveri in terapia intensiva), gli 80enni (l'età media dei decessi). Intanto cominciano a vedersi gli effetti positivi delle vaccinazioni negli ospedali e nelle case di riposo: si sta facendo uno studio per capire l'impatto. 

Ultimo aggiornamento: 14:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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