Chiese aperte, anzi no. Vocazioni
in picchiata: «I preti non bastano»

Domenica 3 Luglio 2016 di Alvise Sperandio
Chiese aperte, anzi no. Vocazioni in picchiata: «I preti non bastano»
9
VENEZIA - «Il servitore trascura gli orari, mi fa male al cuore vedere l'orario nelle parrocchie, poi non c'è porta aperta, non c'è prete, non c'è diacono, non c'è laico che riceva la gente.(((sperandioa))) Bisogna avere il coraggio di trascurare gli orari perché il servitore non è schiavo dell'agenda che stabilisce». Così aveva parlato, qualche settimana fa, Papa Francesco in basilica di San Pietro, in occasione della messa per il Giubileo dei diaconi. Qual è la situazione a Nordest? Anche qui, nell’ex sagrestia d’Italia, si sconta la carenza di vocazioni: con meno sacerdoti diventa inevitabile che qualcosa non si riesca a fare o quello che si può debba essere delegato, anche se non sempre gli stessi preti riescono a farlo tanto facilmente. La situazione è a macchia di leopardo:  nei paesi ci sono santuari dov'è possibile entrare solo per particolari occasioni; la maggior parte delle chiese parrocchiali di città osserva rigorosamente gli orari per l'apertura e la chiusura, mentre i templi più frequentati dai turisti - per devozione o perché ospitano opere di grande valore artistico - rimangono aperti più a lungo, per esempio anche in pausa pranzo pur con le sagrestie chiuse, grazie a sistemi di videosorveglianza che aiutano a prevenire furti o danneggiamenti, garantendo così la disponibilità di uno spazio di preghiera per molte ore. Fino ad arrivare alle eccezioni dei luoghi di culto aperti 24 ore al giorno, come dove c'è l'adorazione eucaristica che pure è una pratica ancora "di nicchia": Mestre-Santa Maria Goretti; Venezia-Rialto; Fiesso, Feltre, Thiene-San Sebastiano; Verona-Santi Angeli; Ciano del Montello e, più in là, a Trieste, mentre anche a Trento, Rovereto e Ponzano Veneto iniziano ad attivarsi in questo senso.
«Il Papa parlava della totale disponibilità anche come atteggiamento del cuore - osserva monsignor Adriano Tessarollo, vescovo di Chioggia - La giornata del prete è sempre strapiena, di appuntamenti, impegni, necessità di dare più risposte in contemporanea e si aggiungono pure i contrattempi.(((sperandioa))) Mettere degli orari non deve essere uno stile ma può essere utile anche per fermarsi a pregare, curare l'aspetto spirituale, verificare il proprio percorso: se si è in tensione o affollati di pensieri e di preoccupazioni, poi non si è neanche pronti ad accogliere come si dovrebbe. Non a caso la vita del monastero suggeriva proprio la diversificazione del tempo come soluzione opportuna».
La carenza delle vocazioni, volenti o nolenti, è un nodo con cui fare i conti, tanto che sempre di più i vescovi sono costretti a nominare parroci "a scavalco" alla guida di più comunità. «È una strada obbligata e bisogna venirsi incontro, il parroco non deve mai diventare un burocrate ma essere sempre un ministro compassionevole - aggiunge monsignor Tessarollo - Poi, se si vuole che tutte le chiese restino aperte, allora serve la disponibilità dei laici: ci vuole la reciprocità di chi serve ma anche di chi chiede il servizio, per realizzare nei fatti un vero cammino di comunione. Io dico sempre che dalla collaborazione deve nasce la corresponsabilità perché solo così nasce la responsabilità di ciascuno. Il Papa giustamente ha sottolineato la figura del servitore, che è colui che compartecipa alla stessa opera, con umiltà e il massimo spirito di servizio».(((sperandioa)))
© riproduzione riservata
Ultimo aggiornamento: 4 Luglio, 08:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci