Allarme parassita, metà delle vigne sono a rischio: «Serve un pesticida»

Sabato 8 Aprile 2023 di Alda Vanzan
Allarme parassita, metà delle vigne sono a rischio: «Serve un pesticida»

VENEZIA - Dice Federico Caner, assessore regionale all'Agricoltura, che in Veneto il 50% dei vigneti - alcun in maniera grave - è aggredito dalla "cicalina" e cioè l'insetto (nome scientifico Scaphoideus titanus) che funge da vettore di una delle peggiori malattie per le piante: la flavescenza dorata. «È una pandemia, siamo in piena emergenza», dice l'assessore, spiegando che questa malattia che ammazza le vigne, dopo i due iniziali focolai nelle Colline di Conegliano e Valdobbiadene e in Valpolicella, è ormai estesa in tante regioni: oltre al Veneto, anche Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, pure le Marche.

Per questo al ministero della Salute è stato chiesto di consentire l'utilizzo del clorpirifos, un pesticida capace sì di ammazzare le pericolose bestioline ma anche, secondo alcuni esperti, di causare danni allo sviluppo mentale dei bambini, tanto che l'Unione Europea l'ha vietato a partire dal gennaio 2020. E adesso è polemica.


LA RICHIESTA
Il consigliere regionale Andrea Zanoni (Pd), venuto a sapere della richiesta di «autorizzazione in deroga degli insetticidi clorpirifos-metile e thiamethoxam al fine di contrastare lo scaphoideus titanus, vettore della flavescenza dorata che sta colpendo i vigneti in Veneto», ha fatto un accesso agli atti, in pratica ha chiesto agli uffici regionali di avere copia della domanda inviata nel dicembre 2022 al ministero della Salute. Risposte: nessuna. Così ieri ha depositato una interrogazione all'assessore all'Agricoltura Federico Caner e all'assessore alla Sanità Manuela Lanzarin chiedendo se, dati «i gravissimi effetti che l'esposizione a queste sostanze causa sulla salute dei nostri bambini, la giunta intenda bandire con effetto immediato tali pesticidi/insetticidi da tutto il territorio veneto rinunciando ad ogni richiesta di deroga». Domanda peregrina, dal momento che la Regione aspetta solo il via libera per salvare vigne e vini.
Ma chi ha presentato la domanda al ministero della Salute? Caner dice che è stata una iniziativa del Servizio Fitosanitario Centrale d'intesa con le Regioni e con il ministero dell'Agricoltura: «Se ne è discusso in Cpa, Commissione politiche agricole, tutte le Regioni sono d'accordo perché la flavescenza dorata è diffusa in mezza Italia, il collega del Piemonte l'altro giorno mi ha chiamato disperato, siamo in piena pandemia, è come la peste suina africana». Zanoni dice però che questo insetticida è stato vietato dall'Europa nel 2020 e che in America è stato messo al bando ancora nel 2001. Dunque: perché consentire l'uso di una sostanza pericolosa? «Non è vero che è stato vietato l'uso di questa sostanza, per alcune colture come la frutta si continua infatti a usare. E nel 2021 c'è stata una deroga per combattere la cimice asiatica». Ma si parla di danni cerebrali. «Ma no, il pericolo c'è se utilizzi il prodotto in maniera continuativa e massiccia. Ma qui stiamo parlando di un uso sporadico: l'idea del Servizio Fitosanitario Centrale sarebbe di utilizzarlo solo una volta, ai primi di giugno o luglio, così che a settembre, con la vendemmia, ci sarebbe residuo zero. Non solo: il clorpirifos è efficace nel combattere le cicaline, ma è innocuo per le api». L'alternativa al pesticida? «Quella prospettata dagli ambientalisti è tagliare i vigneti - dice Caner -. Ma se tagli tutto significa che per i tre anni seguenti non avrai più produzione di uva e quindi di vino». «Il fenomeno è esteso, alcune zone in Veneto sono fortemente colpite dalla flavescenza dorata, c'è stata una recrudescenza della malattia», conferma Marina Montedoro, presidente dell'Associazione per il Patrimonio delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene.
Le deroghe chieste al ministero della Salute sono in realtà per due pesticidi: clorpirifos (Chlorpyrifos-methyl) e Thiamethoxam, ma quest'ultima sostanza - fa sapere Caner - probabilmente non sarà concessa proprio per i possibili danni alle api. Intanto c'è l'interrogazione di Zanoni: «Sono sostanze neurotossiche, il divieto deve rimanere».

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