Futuro sempre incerto: 4 su 10 non fanno progetti. Più scettici donne e adulti tra 25 e 44 anni

Mercoledì 11 Agosto 2021 di Natascia Porcellato
Incertezze sul domani dell'economia, ma non mancano gli ottimismi

Oggi è inutile fare progetti impegnativi per sé e per la propria famiglia, perché il futuro è incerto e carico di rischi: con questa affermazione è d'accordo il 44% degli intervistati da Demos per l'Osservatorio sul Nordest.

Il sondaggio

Guardando ai dati pubblicati oggi sul Gazzettino, emerge quindi una persistente inquietudine verso il futuro, che però non sembra discostarsi in maniera rilevante da quella già osservata in passato.

Guardando alla serie storica, infatti, possiamo vedere come l'incertezza verso quello che sarà sia una costante che caratterizza una quota consistente di popolazione nordestina negli ultimi 23 anni. Nel 1998, è il 33% a mostrare questo tipo di orientamento, ma già nel 2006 il valore sale al 46%. Tra il 2011 e il 2016 la percentuale sfiora la soglia della maggioranza assoluta, fermandosi in entrambi i casi al 49%. Oggi, è il 44% dei rispondenti di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della Provincia Trento a mostrare sfiducia verso le progettualità impegnative data l'incertezza del futuro.

Le categorie

In quali categorie questa visione appare più ampia e in quali invece tende a diminuire? Guardando al genere, vediamo che il futuro appare tanto minaccioso da non consentire una progettualità futura più per le donne (50%) che per gli uomini (38%). Dal punto di vista anagrafico, invece, un po' sorprende osservare come siano le persone di età compresa tra i 25 e i 44 anni a aderire in misura maggiore all'idea che il futuro sia troppo incerto per meritare dei progetti impegnativi: tra di loro, questa idea raggiunge il 52%, superando la maggioranza assoluta. In linea con il valore medio, invece, sembra essere l'adesione espressa dagli anziani (44%), mentre qualche punto in meno è osservabile tra gli adulti (45-64 anni, 40%). È tra gli under-25, però, che la quota tende a diminuire in maniera sensibile, fermandosi tuttavia a un tutt'altro che trascurabile 30%.

I titoli di studio

Anche il titolo di studio può offrire elementi utili per comprendere meglio il profilo di chi ha uno sguardo verso il futuro particolarmente sfiduciato. Tra chi ha un livello di istruzione basso, vediamo che il valore non si discosta da quello medio (44%); l'adesione cresce, raggiungendo il 56%, tra chi ha conseguito la licenza media, mentre si ferma al 34% tra chi è in possesso di un diploma o una laurea. Consideriamo, infine, l'influenza della condizione socioprofessionale. L'idea che sia inutile fare progetti impegnativi perché il futuro appare troppo carico di rischi tende a crescere tra disoccupati (64%) e casalinghe (58%), ma il valore supera la maggioranza assoluta (52%) anche tra gli operai.

Studenti e impiegati ottimisti

Intorno alla media dell'area (42%), invece, appare l'orientamento espresso dai liberi professionisti, mentre si ferma al 40% quello dei lavoratori autonomi. Studenti (36%) e impiegati (32%) sembrano essere i più riluttanti a aderire a questa visione. Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni, diceva Eleanor Roosvelt. Forse il trucco per riprenderci il futuro è tornare a pensare che i sogni sono belli, anche se possono fare un po' di paura.

(L'Osservatorio sul Nordest è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino) 

Ultimo aggiornamento: 12 Agosto, 07:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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