Il Veneto come Trento: «Lupi e orsi pericolosi bisogna ucciderli»

Martedì 10 Luglio 2018 di Alda Vanzan
Il Veneto come Trento: «Lupi e orsi pericolosi bisogna ucciderli»
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VENEZIA - Dalla Regione Veneto sono arrivate le recinzioni. Ma non sono bastate. Poi sempre Palazzo Balbi ha messo a disposizione i pastori maremmani-bruzzesi. Ma neanche quelli sono serviti a salvare greggi e bestiame dagli attacchi dei 5 branchi di lupi presenti tra Lessinia, Altopiano di Asiago, Massiccio del Grappa, Valbelluna, Col di Lana/Val di Fassa. Quanti lupi ci sono in Veneto? Un anno fa la stima, al netto delle cucciolate, dava 14-16 esemplari. Più precisi, invece, i numeri degli eventi predatori: 163 nel corso del 2017, circa una quarantina quest'anno. È così che, a costo di aprire un altro fronte politico all'interno del Governo giallo-verde, la Lega in Veneto ha deciso di ricorrere alle doppiette: i lupi fanno troppi danni, i lupi vanno uccisi. Anche se sono una specie protetta. E per bypassare il ministero, ieri è stata depositata una proposta di legge (primo firmatario il capogruppo leghista in consiglio regionale Nicola Finco) che di fatto imita il modello di Trento e di Bolzano, quello che il titolare dell'Ambiente, il generale Sergio Costa, è pronto a impugnare davanti alla Corte costituzionale.

 
IL PRECEDENTELa settimana scorsa la Provincia autonoma di Trento e poi quella di Bolzano hanno approvato ciascuna una legge che prevede la cattura e l'eventuale abbattimento di lupi e orsi ritenuti problematici e rischiosi per l'uomo e per il sistema alpicolturale montano. Al che il ministro all'Ambiente Sergio Costa ha annunciato che impugnerà le due leggi provinciali perché la gestione della fauna è competenza dello Stato: «Il problema non si risolve sparando». Ma in Veneto il capogruppo della Lega, Nicola Finco, ribatte: «Le misure di contenimento e di prevenzione fino a oggi adottate non hanno risolto il problema, servono azioni dirette, decise e determinate. Di qui il progetto di legge Misure di prevenzione e di intervento concernenti i grandi carnivori che ricalca il modello di Trento e Bolzano, firmato anche dai colleghi Valdegamberi, Fabiano Barbisan, Ciambetti, Coletto, Colman, Gerolimetto, Gidoni, Michieletto, Rizzotto, Sandonà e Semenzato. «È una questione di sicurezza e di incolumità delle nostre comunità e dell'economia dei nostri territori - ha detto Finco - Tanti allevatori del Veneto stanno gettando la spugna abbandonando la propria attività con tutte le conseguenze negative proprio in termini ambientali di sostenibilità della montagna. Apprezziamo la volontà del ministro Costa di trovare soluzioni attraverso il dialogo con le istituzioni locali, ma gli ricordiamo che questa via è già stata percorsa da governi precedenti senza portare a nulla di concreto. Il problema va risolto velocemente e urgentemente». Appunto, sparando.
IL PROTOCOLLOA condividere le norme di Trento e Bolzano è anche l'ex leghista ed ex sindaco di Verona, Flavio Tosi: «Il lupo in un ambiente antropizzato non può stare, ne va dell'economia di montagna. La Lega, alleandosi con i grillini, permette che s'imponga l'ambientalismo più radicale e anti-economico». Oggi, intanto, a Palazzo Balbi l'assessore regionale all'Agricoltura, Giuseppe Pan, sottoscriverà con Coldiretti e Associazione allevatori il protocollo d'intesa per fronteggiare i danni arrecati dalla presenza del lupo. Il documento impegna la Regione a proseguire il monitoraggio sulla presenza dei lupi, a coprire integralmente i costi sostenuti dagli allevatori per recinti elettrificati e cani da guardianìa e a contribuire all'adozione di ulteriori sistemi di protezione del bestiame. Nel 2017 la Regione Veneto ha pagato agli allevatori 137 mila euro a ristoro dei danni causati delle predazioni. Per il 2018 il bilancio regionale ha stanziato invece 200mila euro di aiuti per allevatori e pastori che investono in recinti elettrificati e dissuasori faunistici. 
Alda Vanzan
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Ultimo aggiornamento: 21:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA