Non sono bastati giorni di lotte intestine con il governo e l’intervento di mediazione del presidente Sergio Mattarella, le regioni non ci stanno e boicottano il Dpcm in rampa di lancio.
Dpcm, decreto ristori bis da 1,5 miliardi: nuovi aiuti a chi chiude in tempi rapidi
Per Bonaccini questi due articoli «comprimono ed esautorano il ruolo e i compiti delle Regioni e delle Province autonome», attribuendo al Governo «ogni scelta e decisione sulla base delle valutazioni svolte dagli organismi tecnici». Per le regioni «si rende indispensabile instaurare un contraddittorio per l’esame dei dati con i dipartimenti di prevenzione dei servizi sanitari regionali prima della adozione degli elenchi delle regioni di cui alla prevista ordinanza del Ministro della Salute». Inoltre Bonmaccini chiede che insieme al Dpcm, «vengano definite, attraverso un provvedimento di legge, l’ammontare delle risorse, unitamente a modalità e tempi di erogazione delle stesse, con le quali si procede al ristoro delle attività economiche».
Ancora: «misure normative e adeguate risorse finanziarie per riconoscere ed estendere i congedi parentali per tutti i lavoratori dipendenti».
Tra gli altri punti contestati c’è la richiesta di chiarimenti su «chi può e deve disporre la chiusura al pubblico di strade e piazze nei centri urbani», la richiesta di «prevedere forme di flessibilità per la didattica in presenza per le scuole primarie e secondarie di primo grado» e di allargare i negozi da tenere aperti, anche quelli di igiene personale e della casa, di cibi per animali e cartoleria (per le scuole)».
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