Meno tasse anche al Nord per le aziende che investono e fanno ricerca

Lunedì 5 Ottobre 2015 di Michele Di Branco
Meno tasse anche al Nord per le aziende che investono e fanno ricerca
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Giù le tasse subito in tutto il Paese per le Pmi che operano investimenti produttivi e proroga piena, per altri due anni, della decontribuzione per i neoassunti del Sud che, normativa alla mano, dovrebbe terminare nel 2015. Inoltre più soldi per finanziare il credito d'imposta in favore delle aziende che fanno innovazione e ricerca. Ecco il pacchetto che il governo sta mettendo a punto nel quadro della legge di Stabilità che sarà presentata il 15 ottobre.



«Il prossimo anno ci sarà un intervento significativo sul lavoro, di riduzione delle tasse per le imprese. Volevo portarlo nel 2017, credo che riusciremo ad anticiparlo almeno in parte al 2016» ha annunciato Matteo Renzi in Tv a In mezz'ora, spiegando che il taglio sarà «per tutti» e non limitato al Sud come era filtrato nei giorni scorsi. «Il taglio dell'Ires solo per il Sud non si può fare: l'ipotesi era fare un investimento per fare un massaggio cardiaco alle imprese del Mezzogiorno, ma questo tipo di operazione che si faceva nella prima Repubblica, oggi rientra negli aiuti di Stato», ha precisato il premier. Le cui parole cadono in una fase delicata nella quale il menu della legge di Stabilità, cucinato in tandem dai tecnici di Tesoro e Palazzo Chigi, si trova nella fase in cui vengono definite le risorse da destinare ai singoli interventi.



Le coperture per il 2016 sono «blindate» e si sta lavorando per quelle relative al 2017 quando si metterà in campo il taglio dell'Ires che dovrebbe scendere al 20%, in linea con l'aliquota media europea. In attesa di quella riforma, il governo opererà dunque un anticipo investendo circa 600 milioni, a partire dalla primavera del prossimo anno, per far scendere (ad esclusivo beneficio delle piccole e medie imprese) l'aliquota dal 27,5 al 25%. A questa misura, si affiancherebbe un potenziamento del credito d'imposta su innovazione e ricerca che sarebbe finanziato con altri 200 milioni.



A questa doppia mossa si aggiungerebbe anche il rifinanziamento degli sgravi contributivi triennali che, per tutto il 2015, hanno premiato le aziende che hanno assunto. In questa materia, il governo è orientato ad operare una scelta selettiva riconfermando lo sgravio pieno (8 mila euro all'anno) solo per i nuovi assunti del Sud e dimezzando il bonus nelle altre zone del Paese. «Gli incentivi per le nuove assunzioni saranno sicuramente ridotti perché funzionano solo se sono una tantum, sennò diventano una sorta di metadone» ha spiegato Renzi, il quale ha confidato, per il 2015, in una crescita del Pil dell'1%. Resta in piedi il rebus delle coperture che non sarebbe ancora del tutto risolto, e a ballare sarebbero ancora circa 4,5 miliardi. Fondi necessari per realizzare scelte giudicate irrinunciabili come l'eliminazione del prelievo sulla prima casa, che insieme a Imu agricola e imbullonati costa 4,5 miliardi da restituire ai Comuni, e lo stop alle clausole di salvaguardia che, da sole, valgono più di metà dei 27 miliardi di manovra annunciati da Renzi. Senza interventi, infatti, dal primo gennaio scatterebbe un aumento di due punti dell'Iva (dal 10 al 12% e dal 22 al 24%, per circa 12,8 miliardi) e un taglio di detrazioni e agevolazioni fiscali (per 3,2 miliardi, clausola ereditata dal governo Letta e finora sterilizzata solo in parte) che in tutto comporterebbero 16 miliardi di aumento di tasse.
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