In Veneto mancano 1300 medici. Zaia: «Noi assumiamo ma i dottori non si presentano» /Video

Venerdì 1 Febbraio 2019 di Paolo Calia
In Veneto mancano 1300 medici. Zaia: «Noi assumiamo ma i dottori non si presentano»
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TREVISO - Se in Veneto mancano medici non è perché la Regione non assuma, ma perché di medici non ce ne sono. Il presidente Luca Zaia sintetizza così quella che se non è un'emergenza, poco ci manca. In Veneto sono 1300 i posti scoperti. E in tanti puntano il dito verso le politiche varate in Laguna. Ma Zaia rispedisce tutto al mittente: «Ho voluto io che si rendessero noti i numeri dei medici presenti in tutti i territori delle Usl venete - precisa - ed è bene che si capisca una cosa: quello che magari qualcuno va dicendo ai pazienti, ovvero non ci sono medici perché la Regione non assume, non è vero. Ci sono migliaia di posti vacanti e non riusciamo a coprirli perché o ai concorsi non si presentano candidati sufficiente, oppure perché chi vince e se ne va da un'altra parte». 
 



Ogni Ulss ha appena tracciato il bilancio dell'emergenza medici. Bastano alcuni esempi: al concorso di Azienda Zero per Medicina e Chirurgia d'accettazione e d'urgenza, 81 posti, sono giunte solo 12 domande di partecipazione; a quello per Anestesia e Rianimazione 19 domande per 31 posti. A Padova, negli ultimi due anni, a fronte di 186 autorizzazioni da parte della Regione l'Usl è riuscita ad assumere solo 139 camici bianchi. E Venezia 153 su 432.
 

La questione, per Zaia, sta tutta qui. E gli stipendi più alti in una regione piuttosto che in un'altra, non c'entrano. O meglio: non rappresentano il cuore del problema. La realtà è che di medici ce ne sono sempre meno. E il governatore, come sempre, si affida ai numeri: «Ci sono più offerte di lavoro che medici a disposizione. In Italia mancheranno 56mila medici. Il dato Veneto è che abbiamo un deficit di almeno 1300 unità. Questo per dire che, ripeti, di medici non ce ne sono. E se non ci sono, non è perché la Regione non vuole. La Regione fa i concorsi, ma non si riesce ad assumere».
SOLUZIONIUna prima soluzione potrebbe arrivare dall'autonomia. Il governatore, se potesse avere le mani più libere, avrebbe un paio d'idee per almeno tamponare la situazione: «Cosa cambierebbe con l'autonomia? Partiamo dai Pronto Soccorso, che rappresentano il primo grande problema. Se potessimo, in questa fase emergenziale, utilizzare anche i medici che non hanno la specializzazione per l'emergenza-urgenza, ma che sono medici a tutti gli effetti, potremmo già dare una mano nei Pronto Soccorso. E non sarebbe poco». Altra ipotesi già annunciata tempo fa scatenando polemiche a non finire: convincere i medici arrivati alla soglia della pensione a rimanere al proprio posto. Zaia la ripropone con convinzione: «Precisiamo, perché c'è sempre qualcuno pronto a fare polemica, che io non sono per far lavorare a ogni costo chi va in pensione. Sia chiaro. Ma se mancano medici e ci sono invece professionisti in gamba che vanno in pensione con le lacrime agli occhi perché al culmine della loro attività, magari dei grandi chirurghi o dei grandi operatori, non vedo perché non trovare un'altra soluzione. Perché costringerli a smettere di lavorare solo per aver raggiunto la soglia dei 65 anni. Sinceramente non ci vedo nulla di tragico se a grande chirurgo che trapianta cuori gli si dovesse chiedere di restare uno o due anni in più, magari facendo anche attività di formazione con i giovani. Queste sono le cose da fare». 
LA FORMAZIONEInfine, altro cavallo di battaglia: quello delle scuole di specialità e del numero chiuso per accedere alla facoltà di Medicina.
Zaia ribadisce la sua profonda convinzione che sia necessario togliere ogni sbarramento. La selezione dei futuri medici deve avvenire sul campo, non all'ingresso dell'Università. Il rischio è di perdere possibili talenti. Il governatore è molto diretto: «Le scuole di specialità devono essere aperte e con più numeri - scandisce il governatore - e poi il numero chiuso per le facoltà di medicina: deve essere eliminato». Zaia sottolinea i danni provocati da questi test che, tra l'altro, ogni anno sono forieri di accuse e ricorsi. E avvisa: «Non possiamo selezionare il futuro medico partendo da un test di ammissione. Un chirurgo deve avere genialità, creatività, ma soprattutto manualità. eE tutto questo lo possiamo vedere solo quando diventa medico e inizia a entrare in sala operatoria. Ma se selezioniamo gli aspiranti medici chiedendo di che colore è il cavallo di Napoleone, non si va da nessuna parte».

Ultimo aggiornamento: 11:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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