Donazzan: «I cento e lode al sud?
"Spinte" per un lavoro nel pubblico»

Venerdì 12 Agosto 2016
Elena Donazzan
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VENEZIA - «Sulla qualità della scuola veneta non ci sono dubbi di sorta: da anni registriamo il più basso tasso di dispersione scolastica e le migliori performance nei test valutativi sulle competenze degli studenti, grazie alla preparazione e al buon lavoro di insegnanti e dirigenti. I 276 "cento e lode" alla maturità conseguiti quest'anno in Veneto sono un dato relativo, rispetto al 4,8 per cento di eccellenze in matematica certificato dai test Ocse-Pisa (rispetto alle percentuali da prefisso telefonico di altre regioni) e alle classifiche Invalsi degli ultimi sei anni, che pongono le scuole del Nordest in vetta al paese per risultati degli studenti e capacità formativa degli insegnanti». Elena Donazzan, assessore all'assessore all'Istruzione e Formazione, legge nei dati diffusi dal ministero dell'Istruzione una conferma della capacità formativa di quello che definisce «ecosistema educativo» veneto, costituito non solo dalla scuola, ma anche da famiglie, comunità locali e parti sociali.

«Il divario tra la scuola veneta e quella delle altre regioni c'è e si vede - sottolinea - e sta nelle qualità del sistema formativo, nonostante i nostri bravi docenti siano perennemente sotto organico, e nelle competenze maturate dei ragazzi, che sono ricercate e apprezzate dal mondo del lavoro».

Quanto ai risultati contradditori tra esiti delle prove Invalsi e voti di maturità nelle diverse aree della Penisola, Donazzan sottolinea «l'amarezza di vedere mortificato l'ottimo lavoro di una intera comunità educante dalla cronica indifferenza del Governo centrale e da votazioni che rendono stridente e incongruente lo sforzo di elevare la qualità della scuola: così tanti "cento e lode" per la maturità nelle regioni del sud hanno il sapore della raccomandazione - rileva - utili solo per entrare nell'amministrazione pubblica e nei percorsi universitari a numero chiuso».

«Porrò la questione alla prossima riunione degli assessori regionali alla scuola e formazione, nell'ambito della Conferenza delle Regioni - annuncia - perché se il voto del titolo di studio deve restare una discriminante per l'inserimento lavorativo e l'accesso, allora il sistema di valutazione deve essere rigoroso, imparziale ed omogeneo in tutte le aree del Paese». «Agli studenti veneti, comunque, ricordo - conclude - che il voto conta sì, ma che il mercato del lavoro valuta diversamente e sa distinguere i veri talenti e le vere competenze.
Se il Veneto ha il tasso più basso di disoccupazione giovanile, circa dieci punti inferiore a quello nazionale, il merito è anche dell'impegno dei nostri studenti e insegnati e della qualità dei nostri percorsi formativi, perché nelle imprese vali per quello che sai e che sai fare, non per il voto scritto nel diploma».
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