Nordest in fuga dalle nozze. I conviventi sono già una famiglia: ne sono convinti 6 su 10

Mercoledì 25 Gennaio 2023 di Natascia Porcellato
Nordest in fuga dalle nozze

Secondo l'articolo 29 della Costituzione, La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

A distanza di 75 anni, però, sembra ci sia bisogno di una revisione. Guardando i dati elaborati da Demos per l'Osservatorio sul Nord Est del Gazzettino, vediamo che è una minoranza a pensare che per essere una famiglia sia necessario sposarsi, civilmente o religiosamente (22%), e una quota ancora inferiore (13%) ritiene lo sia solo quella che è nata da un matrimonio in Chiesa. Il 63% dei rispondenti, infatti, pensa che la semplice convivenza è già famiglia.


Vivere sotto lo stesso tetto, dunque, per i nordestini può bastare. Eppure, in tempi non troppo lontani (2008), la maggioranza assoluta (54%) era ancora convinta che fosse necessario sposarsi per essere una famiglia: oggi, il medesimo orientamento non va oltre il 35%. Infatti, ad essersi fatta maggioranza, aumentando dal 44 al 63% (+19 punti percentuali), è la quota di chi pensa basti convivere.


Come variano questi orientamenti nei diversi settori sociali? L'idea che basti convivere per essere una famiglia è presente in misura maggiore tra le persone tra i 25 e i 54 anni (70-72%), ma è tra i più giovani che raggiunge la quota più ampia di adesione (84%). Gli over-65, invece, sembrano essere più divisi tra convivenza (47%) e matrimonio, religioso o comunque inteso (rispettivamente: 25 e 24%: complessivamente, 49%).
Guardando alla pratica religiosa, poi, osserviamo che l'idea che sia la convivenza a identificare una famiglia non si discosta dalla media dell'area tra quanti vanno a Messa saltuariamente (65%), mentre cresce in modo più sensibile tra quanti non sono praticanti (78%). È solo tra chi frequenta la Chiesa assiduamente, infatti, che la quota scende (34%) per lasciare spazio a quanti identificano la famiglia come necessariamente nata da un matrimonio, religioso (31%) o in qualunque modo celebrato (33%).


Politicamente, infine, sono gli elettori di Azione-Italia Viva (74%), insieme a coloro che guardano ai partiti minori (86%), a aderire maggiormente alla visione di famiglia come convivenza, mentre intorno alla media dell'area si fermano quanti voterebbero per il Pd (63%) o il M5s (66%). L'area di centrodestra, invece, si divide in maniera più sensibile: mentre la maggioranza (57%) dei sostenitori di Lega e FdI ritiene che la convivenza sia sufficiente a individuare una famiglia, tra gli elettori di Forza Italia l'accento è sul matrimonio, religioso o comunque inteso (complessivamente: 60%).


È un cambiamento culturale profondo, quello che si intravvede dai dati di oggi, che parte da (e si riflette su) diversi ambiti della vita, privata e sociale. C'è la secolarizzazione, che ha progressivamente allontanato dalla religione. C'è la privatizzazione dei rapporti sociali, che ha spostato il focus sulle scelte e i comportamenti individuali. Da qui, forse, lo svuotamento del matrimonio come rito collettivo. È, dunque, un mutamento sociale profondo, che parte da lontano: studiarlo sarà importante per comprendere che società siamo diventati. E come saremo in futuro.
 

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