Dispositivi e apparecchi, fra Governo e Regioni i conti non quadrano

Mercoledì 1 Aprile 2020 di Angela Pederiva
Dispositivi e apparecchi, fra Governo e Regioni i conti non quadrano
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Fra il Governo e le Regioni scoppia la guerra dei numeri. Da ieri il dipartimento nazionale della Protezione civile ha deciso di pubblicare online tutte le cifre, aggiornate quotidianamente, sulla distribuzione nei territori dei dispositivi di protezione individuale e delle apparecchiature mediche: dal 1° al 30 marzo risultano consegnati in tutta Italia 49.969.753pezzi di vario genere, di cui 1.164.918 in Friuli Venezia Giulia e 5.268.546 in Veneto.

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Tuttavia proprio il dato veneto (e non solo quello, per la verità) non collima con quanto emerge dal registro regionale, secondo cui dall'inizio dell'epidemia al 31 marzo sono giunti complessivamente 3.812.257 articoli: una delle due parti ha sbagliato a fare i calcoli, o fra la partenza e l'arrivo dei materiali è successo qualcosa? Di sicuro la tensione è alta, anche al di là del Nordest, a leggere il pepato documento che la commissione speciale Protezione civile della Conferenza delle Regioni ha inviato a Domenico Arcuri, commissario governativo per il potenziamento delle infrastrutture ospedaliere, per elencare sei ordini di criticità nella quantità e nella qualità dei prodotti conferiti. 

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SUL SITO
Le problematiche erano state esposte nel corso di una vivace videoconferenza andata in scena lunedì. Ecco allora che il dipartimento, guidato da Angelo Borrelli, ha assecondato la richiesta commissariale di divulgare tramite il sito tutti i numeri, Arcuri ne ha aggiunto un altro: «Abbiamo acquisito 300 milioni di mascherine che arriveranno progressivamente e verranno puntualmente distribuite con un criterio che abbiamo concordato con la totalità delle Regioni, anche per garantirci assoluta trasparenza ed evitare asimmetrie». Ai giornalisti che gli chiedevano delle polemiche con i territori, il commissario agli acquisti ha risposto così: «Ci sono 21 regioni italiane, sarebbe interessante sapere cosa stanno distribuendo, chiedeteglielo». Con ogni probabilità, Arcuri ha diviso Trento e Bolzano, per cui il totale delle 20 regioni è salito di un'unità, ma in fondo questo importa poco: sono ben altri i conti che non tornano. 
 

 


LE CIFRE
Il pentastellato Federico D'Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento, snocciola infatti le cifre elencate nel portale: «Finora al Veneto sono stati consegnati oltre 5 milioni di prodotti tra dispositivi e apparecchiature. Tra i consumabili ci sono 4.925.503 mascherine, 317.000 guanti, 11.680 tute, 6.867 visiere e 1.300 tamponi, mentre tra i non consumabili 529 pompe, 550 occhiali, 347 laringoscopi, 115 monitor e 141 ventilatori polmonari». Il leghista Gianpaolo Bottacin, assessore veneto alla Protezione Civile, dettaglia invece l'elenco contabilizzato dalla sala operativa di Marghera: «Se guardiamo per esempio alle mascherine Ffp2, a noi finora ne risultano arrivate 631.740 e non 771.823. Di Ffp3, 53.290 e non 10.280. Di chirurgiche, 1.496.170 e non 3.893.400. E via di questo passo, per tutte le categorie». Punge Enrico Cappelletti, candidato governatore del Movimento 5 Stelle: «Siccome i numeri sono numeri e sui numeri non si può bleffare, delle due l'una: o sbaglia Luca Zaia o sbaglia la Protezione Civile». Il presidente in carica, e verosimilmente ricandidato per la Lega, continua però a predicare a se stesso e ai suoi di non prestare il fianco alle polemiche: «Dal Governo abbiamo avuto dei materiali, noi come Veneto sino ad ora abbiamo speso 90 milioni», ha dichiarato ieri in diretta tivù e social.

IL TESTO
Sempre ieri Arcuri ha sottolineato: «Da sabato scorso abbiamo avuto il supporto del ministero della Difesa». È dunque possibile che prima di allora, quando il trasporto non era ancora curato dall'esercito con la scorta dei carabinieri, una parte delle merci abbia preso altre destinazioni? Evoca il giallo Davide Caparini, assessore al Bilancio della Lombardia, interessata da analoghe sfasature contabili: «O si è perso qualcosa tra Roma e Milano oppure hanno sbagliato l'indirizzo del destinatario».
Arcuri lo invita a pazientare, perché il dipartimento «consegna in serata quanto viene inviato la mattina». Dal documento delle Regioni, ad ogni modo, emerge una situazione di caos. «Le modalità di consegna non permettono di identificare correttamente la quantità di materiale», si legge nel testo, che lamenta difficoltà «sia per la carenza di traduzioni in lingua italiana, sia per la mancata apposizione dei codici di certificazione, di comprendere l'idoneità del prodotto all'uso destinato». Emblematico il caso citato dal Friuli Venezia Giulia, dove una partita di mascherine Ffp2 «sono risultate non conformi e come tali sono state restituire ad alcune Protezioni civili regionali dalle Strutture sanitarie regionali».

Ultimo aggiornamento: 09:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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