Finint, prove di pace Marchi-De Vido: intesa su Save, ma col rischio Opa

Martedì 14 Febbraio 2017 di Mattia Zanardo
I manager Marchi e De Vido
Alla vigilia della resa dei conti, si riaprono spiragli di tregua in Finint. Tra i due fondatori e soci del gruppo finanziario di Conegliano, Enrico Marchi e Andrea De Vido, da tempo ai ferri corti, è ripartito il dialogo e una soluzione (pacifica) della battaglia sembrerebbe ora alla portata. Di certo più vicina di qualche giorno fa: l’assemblea della società in programma ieri, in prima convocazione, ed oggi, in seconda, è stata rimandata a data da destinarsi. Segno che nel weekend le parti hanno ricominciato a discutere su un accordo: in altre parole sulla possibilità di liquidare la partecipazione di De Vido. A rilevare la quota sarebbe proprio Marchi, attraverso un’operazione che coinvolge la controllata Save, il concessionario degli aeroporti di Venezia e Treviso. Dopo 37 anni in cui hanno costruito insieme una realtà da 700 dipendenti, in grado di rivaleggiare con i salotti nazionali dell’alta finanza, i rapporti tra i due sono diventati sempre più tesi. A minare il sodalizio, anche i debiti di De Vido: il finanziere trevigiano sarebbe esposto tra gli 80 e i 100 milioni di euro in seguito ad operazioni su Popolare dell’Etruria, finanziate da Veneto Banca e per le quali aveva dato in pegno il 26,34% delle sue azioni Finint. Iniziative personali - è stato più volte ribadito -, che non coinvolgono in alcun modo Finanziaria Internazionale. Sotto la pressione delle richieste di rientro da parte dell’istituto di credito, da mesi De Vido chiede di essere liquidato. Cosa tutt’altro che semplice, vista la valorizzazione di tale partecipazione.

Per cercare di uscire dall’impasse, erano stati anche nominati degli esterni in cda, senza grandi miglioramenti. Poi nei giorni scorsi, la situazione era precipitata: Marchi ha chiesto - senza ottenerlo - il sequestro preventivo delle azioni di De Vido, onde evitare potessero essere vendute, ed ha minacciato un’azione di responsabilità. Giovanni Perissinotto, ex amministratore delegato di Generali, si è dimesso dalla guida del board di Conegliano, facendo decadere l’organismo. L’assemblea avrebbe rappresentato il confronto finale. Nel fine settimana, però, le prove d’intesa hanno ripreso quota. L’ipotesi sul tappeto passerebbe attraverso Save, uno dei gioielli della corona di Finint, che ne detiene il 59,6% tramite il veicolo Agorà di cui fa parte anche Morgan Stanley. Non è un mistero che la società aeroportuale, che ha chiuso il 2016 con una crescita del 10%, faccia gola a molti: , ad esempio, si sarebbero fatti avanti anche quattro fondi infrastrutturali stranieri. Ecco allora che Finint potrebbe fare un piccolo passo indietro nell’azionariato, consentendo in questo modo a Marchi di trovare i partner che lo supportino nel rilevare il cofondatore.

Lo scenario, tuttavia, è complesso: non solo perché il meccanismo potrebbe configurare un cambio di controllo e, dunque, far scattare un’Opa obbligatoria su Save. Ma anche perché, a bordo pista in laguna si affacciano altri concorrenti: Atlantia, società della famiglia Benetton, ha acquisito il 22,1% e potrebbe puntare a salire ancora, quando a gennaio 2018 si aprirà una finestra per l’uscita di Morgan Stanley. Marchi, però, non ha alcuna attenzione di cedere il controllo.
Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 07:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci