Maltempo, l'altra faccia: «I fiumi ora veneti rifiatano»

Aumentati i livelli idrici dopo la grande siccità di quest'inverno

Venerdì 19 Maggio 2023 di Angela Pederiva
Maltempo, l'altra faccia: «I fiumi ora veneti rifiatano»

L'altra faccia della tragedia in Emilia Romagna è il rabbocco dei fiumi in Veneto.

Al netto dei danni registrati fra il litorale veneziano e il territorio polesano, tali da comportare la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del governatore Luca Zaia, il maltempo di questa settimana ha contribuito ad aumentare i livelli idrici messi gravemente in difficoltà dal lungo periodo di siccità. Lo rimarca l'Anbi e lo certifica l'Arpav: a metà maggio è piovuto il 13% in più di quanto atteso per fine mese, una metaforica boccata d'ossigeno per fiumi e laghi.


L'OSSERVATORIO
Il rapporto settimanale dell'Osservatorio sulle risorse idriche, incardinato nell'Associazione nazionale dei consorzi di bonifica, evidenzia una netta differenza rispetto alla drammatica situazione emiliana e romagnola: «Sul resto della Penisola, dove non hanno causato danni, le piogge di maggio hanno inciso su una situazione di prolungata carenza idrica». Anche a Nordest: «La prolungata crisi dei corpi idrici viene mitigata da precipitazioni abbondanti e costanti: in Veneto, dopo molti mesi, spicca la crescita di oltre un metro e mezzo del fiume Adige, mentre il livello della Livenza si alza di oltre 2 metri ed aumentano anche le portate di Piave, Brenta e Bacchiglione. Per il fiume Po, la crescita delle portate degli affluenti comporta un riavvicinamento, dopo moltissimi mesi, alle portate medie del periodo: lungo tutta l'asta, infatti, si registra un aumento esponenziale d'acqua in alveo».


I BACINI
La fotografia è confermata dai dati dell'Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale, i quali attestano che le piogge «frequenti e abbondanti» a maggio sono state riscontrate in 13 giorni su 15. Mediamente sul Veneto sono caduti 130 millimetri di precipitazioni, valore superiore a quello medio misurato fra il 1994 e il 2022 nell'intero mese, stimato in 115 millimetri. Le massime precipitazioni sono state rilevate in Polesine (251 millimetri a Trecenta) e nel Padovano (246 a Cinto Euganeo e 229 a Masi), quelle minime nel Bellunese (56 millimetri a Perarolo e 67 a Pieve d'Alpago). Di conseguenza il surplus pluviometrico risulta più accentuato sui bacini meridionali: +78% sul Fissero-Tartaro-Canal Bianco, +47% sullo Scolante, +46% sulla pianura tra Livenza e Piave, +43% sul Po. Invece nelle zone montane gli apporti sono vicini alla media mensile sul Brenta e sull'Adige e permane ancora un deficit del -21% sul Piave.


LA NEVE
A proposito di montagna, l'Arpav sottolinea che sono tornati sui valori normali gli spessori del manto nevoso: almeno 120 centimetri a quote superiori ai 2.400 metri e 70-80 a 2.000 sulle Dolomiti, 40-60 centimetri a 1.600 metri in Alpago. Naturalmente però le carenze di sette mesi sono lunghe da rimpinguare: la sommatoria di neve fresca da ottobre a metà maggio, infatti, segnala ancora un deficit di 160 centimetri in quota, di 130 a 1.600 metri e di 70-100 nei fondovalle delle Dolomiti. Per completezza va aggiunto che in alcune giornate, come il 6 e 7 maggio, la pioggia è arrivata fino in alta quota, accelerando i processi di riscaldamento e fusione del manto nevoso. «Per quanto riguarda la falda afferma l'Arpav le precipitazioni delle ultime settimane hanno avuto effetti di ricarica significativi come non se ne vedevano da almeno un anno e mezzo in buona parte delle stazioni monitorate. Fare un bilancio preciso ora, soprattutto in termini di entità e durata della fase di ricarica, è ancora prematuro».


I VOLONTARI
In attesa dei numeri consolidati, intanto, prosegue lo slancio della solidarietà verso le popolazioni alluvionate. «Continua l'opera dei volontari e dei funzionari della direzione Protezione civile della Regione Veneto in Emilia Romagna», riferisce l'assessore Gianpaolo Bottacin. Il coordinamento dell'emergenza ha assegnato alla gestione veneta il supporto totale ai Comuni di Brisighella, Riolo Terme, Casola Valsenio e Solarolo, tutti in provincia di Ravenna. Sono comunque più di 100 gli operatori veneti impegnati in questo momento anche in altre località emiliane.

Ultimo aggiornamento: 14:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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