«Filmato mentre guardi i porno»: mail arrivata a centinaia di veneti

Mercoledì 19 Settembre 2018 di Davide Tamiello
«Filmato mentre guardi i porno»: mail arrivata a centinaia di veneti
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«Abbiamo un video di te mentre guardi pornografia online, pagaci o lo diffondiamo». Questo, in sintesi, il messaggio che centinaia di veneti si sono ritrovati nella loro casella di posta elettronica nelle scorse settimane. Una campagna di massa con cui una banda di criminali informatici sta cercando, in questi giorni, di raggirare gli utenti chiedendo versamenti in bitcoin. Il perché della scelta della criptovaluta è presto spiegato: è una moneta virtuale e quindi difficile da rintracciare, più facile da spostare e che da tempo ormai sta diventando di uso comune. La scelta delle vittime è totalmente casuale: i malviventi stilano una lista di indirizzi con ricerche sommarie sul web. Poi, scatta la trappola, basato su un banalissimo assunto: porno e internet sono da sempre un connubio inscindibile, e la probabilità che qualcuno possa aver visitato un sito a luci rosse e di conseguenza finire in preda al  panico è decisamente alta.
Gli ideatori sanno benissimo di non poter andare a segno ovunque, anzi. L'obiettivo è di ingannarne uno su 50, uno su 100. Un risultato più che sufficiente per chiudere in attivo. Alla polizia postale del Veneto sono arrivate già centinaia di segnalazioni: finora, a quanto risulta agli investigatori, nessuno avrebbe pagato il riscatto richiesto. Non si esclude, però, che qualcuno possa aver scelto la via del versamento senza passare per le forze dell'ordine: quando si parla di intimità, è difficile rimanere lucidi. IL MESSAGGIO Questa la dinamica del raggiro: all'utente arriva una mail, e il mittente ha lo stesso indirizzo del destinatario. In pratica la vittima riceve un messaggio da se stesso, altro elemento che alimenta ulteriore confusione. Nella mail, viene spiegato al destinatario che nel suo computer è stato installato un virus (un trojan, meglio noto come cavallo di Troia), che permette di utilizzare da remoto la telecamera del dispositivo e registrare dei video. In particolare, si fa riferimento a dei filmati della vittima, ripresa durante degli atti sessuali mentre stava navigando su dei siti porno. Per evitare che vengano diffusi, la richiesta (estorsiva) è un versamento in bitcoin, appunto, su questi due portafogli: 1CXupBRrEFuBHDeQcduCvfu3P48rXHrck e 1CSsVgPgwTNLGgQCHRBPa7ZNH7hxK9cf2k. Non è una novità assoluta questa tipologia di truffa. Non era mai successo, però, che la rete dei malviventi fosse così estesa. Motivo per cui la polizia postale ha deciso di diffondere una nota per mettere in guardia i cittadini: «Si precisa che dai riscontri effettuati dagli informatici della polizia postale non risulta alcuna compromissione dei software degli utenti». Ovvero, quel virus non esiste e, di conseguenza, non è mai stato diffuso. Anche la società di sicurezza informatica Yarix di Montebelluna ha diffuso in questi giorni un alert sulle modalità della truffa.
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