M5s, la base in rivolta replica
a Borrelli: «Manca chiarezza»

Giovedì 8 Settembre 2016
M5s, la base in rivolta replica a Borrelli: «Manca chiarezza»
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VENEZIA - Mentre a Roma le polemiche sulla giunta Raggi arrivano a investire direttamente i vertici del movimento, non si placano in Veneto le tensioni neppure dentro la comunità pentastellata. Ieri dalle colonne de “Il Gazzettino” l’europarlamentare David Borrelli ha difeso i consiglieri regionali Scaramel e Baldin, rispettivamente presidente e vice del gruppo grillino a Palazzo Balbi, finiti sul banco degli imputati per non aver rinunciato da subito al Tfr. Borrelli giudica “eccessiva la richiesta di dimissioni“ emersa dall’assemblea degli iscritti di domenica scorsa a Marcon, imputando i problemi soprattutto a un deficit di comunicazione tra la base e i consiglieri regionali veneti. Ma ecco che, a stretto giro di posta, arriva la replica, tutt’altro che accomodante, del Gruppo organizzatore attivisti e consiglieri Movimento5Stelle Veneto. Dopo aver ribadito critiche e censure a Scaramel e Baldin (“non rispettano affatto i valori M5S”), il Gruppo contesta una per una le tesi di Borrelli: “Liquida tutto il problema del M5S in Veneto con la frase: “Chi dovrà decidere, deciderà. La domanda a cui gli attivisti pretendono una risposta è: “chi deve decidere su questo tipo di questioni?” Si faccia chiarezza, così non si può andare avanti. Borrelli dice che c’è stato un errore di Comunicazione con la base, bene allora si chiami in causa anche il responsabile della Comunicazione, Venturini, pagato solo per fare quello”.

Gli estensori del documento si soffermano poi sui numeri dei partecipanti all’assemblea di Marcon,  lanciando un messaggio piuttosto chiaro anche allo stesso europarlamentare: ”Borrelli minimizza che all’assemblea di Marcon abbiano partecipato 150 persone, facendo intendere che se paragonato agli iscritti certificati (cui non è dato sapere quanti siano e chi siano), sarebbero poche persone. Peccato però che le firme prese per il Recall, ad oggi, siano più di 300 (per sfiduciare un parlamentare europeo, con bacino elettorale ben più ampio, da regolamento sul Blog ne bastano 500), in continuo aumento e che siano tutte firme di attivisti di vecchia data, di gente che ci mette la faccia anche da 10 anni“.

Quanto poi al valore e al peso dell’assemblea di Marcon, messe in dubbio dai vertici del Movimento, secondo il Gruppo “è errato l'aggettivo "non ufficiale" riferito all'assemblea di Marcon del 4 settembre, perchè nel M5S non esiste un organo che determina l’ufficialità o meno di una assemblea e quella straordinaria di domenica scorsa, convocata da attivisti e consiglieri comunali, va considerata a tutti gli effetti una riunione Ufficiale”. Ma la critica non si ferma qui: “Noi contestiamo”, attaccano ancora gli estensori del documento,"il fatto che i consiglieri regionali non abbiano alcun obbligo nel partecipare a riunioni di qualsiasi tipo indette da attivisti e di fatto partecipino solo a quelle organizzate da loro stessi, le uniche a loro dire legittime. Ciò causa l’inefficacia delle riunioni a loro non gradite, che di fatto boicottano, privandole sia del valore deliberativo che consultivo, esaspera la motivazione e le energie della base, che si vede contare zero, salvo essere utilizzata per la manovalanza”.
Affermazioni e toni gravi, di cui il Gruppo è consapevole: “Sono parole pesanti ma doverose”, recita infatti nella parte finale il documento, ma giudicate necessarie, anzi “di rilevanza strategica per la maturazione del Movimento”. Il gruppo comunque lancia un segnale di disponibilità ai vertici, sostenendo che la frattura tra iscritti e consiglieri regionali “va ricucita al più presto”. Si tratterà di vedere a quale prezzo.
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