VENEZIA/PADOVA - La Regione Veneto ha avviato la discussione sulla proposta di legge presentata da Roberto Bet - “Individuazione dI aree per la realizzazione di impianti fotovoltaici con moduli ubicati a terra” - con il "nodo" dei terreni agricoli per l'installazione degli impianti che sta creando polemiche e dibattiti. Netta la contrarietà delle organizzazioni agricole (Coldiretti, Cia) già martoriate dalle conseguenze e ricadute economiche del conflitto Russia-Ucraina, che rende molto difficile l’importazione di mais e di frumento da quei Paesi.
Ma c'è la necessità altrettanto strategica di ampliare il più possibile la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, dato che il riutilizzo del carbone, previsto dal Governo per fare fronte alle minori importazioni future di gas dalla Russia, non potrà colmare il deficit elettrico.
Come rispondere alle due emergenze
La proposta viene da due "addetti ai lavori" padovani con lunga esperienza nel settore: l'ingegnere Mario Breda, ingegnere ambientale, e Claudio Vergerio, ex direttore tecnico dell'Amniup (poi Aps Padova). La loro lettera aperta al governatore Luca Zaia entra nel cuore del problema: «Una prima, necessariamente parziale, risposta a queste esigenze riguarda il possibile utilizzo, in alternativa all’uso dei terreni agricoli, delle discariche esaurite per rifiuti inerti e per rifiuti urbani non pericolosi, presenti a centinaia nella nostra Regione. Questi impianti, in gran parte dismessi, potrebbero essere utilizzati per l’installazione dei pannelli fotovoltaici, con una rilevante produzione di energia elettrica. Le superfici utili di cui parliamo sono molto ampie: da nostre ricerche abbiamo stimato in almeno una sessantina gli impianti dismessi utilizzabili, con una capacità elettrica unitaria media di 4 MWe di picco e una produzione complessiva di oltre 250 milioni annui di kWh elettrici. Questo valore corrisponde ai consumi elettrici domestici di oltre 300.000 cittadini».
Le difficoltà tecnico-economiche e quelle normative
«Non esistono particolari difficoltà tecniche per l’utilizzo dei pannelli sui terreni di sommità delle discariche. Ed anche i costi di investimento e di gestione, a fronte di una vita trentennale degli impianti fotovoltaici consentono ormai prezzi del tutto competitivi del kWh – senza alcun contributo statale - con quello prodotto con le tradizionali fonti fossili. Più problematici sono invece gli aspetti normativi.
L’attuale legislazione in vigore nel nostro Paese impone un periodo di post-esercizio per le discariche esaurite di trenta anni, durante il quale il gestore deve provvedere, tra gli altri compiti, all’evacuazione ed al trattamento del percolato e del biogas che continuano a prodursi nel corpo della discarica. Viene inoltre prevista, in sede di autorizzazione iniziale, la presentazione di un piano di ripristino ambientale del sito. Le ricomposizioni ambientali più diffuse consistono nella creazione di parchi urbani e/o nella riforestazione delle aree dismesse; sono infatti da escludersi – per motivi agronomico-sanitari o per l’insufficiente stabilità dei terreni - sia la destinazione agricola delle aree che la costruzione su di esse di edifici. Sembrerebbe quindi a prima vista che l’utilizzo delle discariche per il fotovoltaico fosse in contrasto con l’obbligo normativo del post-esercizio trentennale.
In realtà le due attività possono sicuramente coesistere, sia perché non interferiscono l’una con l’altra, sia perché la loro pari durata – 30 anni per entrambe – può ottimizzarne la gestione, sia dal punto di vista operativo che economico.
L’urgenza di un Catasto regionale e di linee guida
«Pensiamo - concludono Breda e Vergerio - che il Governatore del Veneto debba valutare l’urgenza della costruzione di un catasto regionale che, d’intesa con le Province, individui e caratterizzi puntualmente tutte le discariche, esaurite o no, della Regione. Esso dovrebbe essere accompagnato da apposite linee guida, che regolino l’uso a scopi energetici delle discariche stesse.
Queste azioni della Regione Veneto potrebbero poi, nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni, essere proposte anche a livello nazionale, fornendo così un utile contributo per fronteggiare la crisi energetica che ci aspetta già a partire dai prossimi mesi».
La mappa
Ecco l'ubicazione di alcune discariche controllate per rifiuti solidi urbani o rifiuti speciali non pericolosi dismesse o prossime al completamento in Regione Veneto.
Provincia di Verona:
Discarica controllate per RSU (Rifiuti Solidi Urbani) nel comune di Legnago, prossima al completamento.
Discarica controllata per RSU nel Comune di Pescantina sotto sequestro.
Ex discariche per RS (Rifiuti Speciali non pericolosi) nei Comuni di Villafranca e Sommacampagna.
Provincia di Vicenza:
Ex discarica per RSU nel Comune di Montecchio Maggiore.
Ex discarica per RSU nel Comune di Lonigo
Ex discarica per RSU nell’Altopiano di Asiago.
Ex discarica per RS nel Comune di Montecchio Maggiore.
Discarica controllata per RS nel comune di Montecchio Precalcino, prossima al completamento.
Provincia di Padova:
Ex discarica per RSU nel Comune di Padova.
Ex discarica per RSU nel Comune di Ponte S. Nicolò.
Ex discarica per RSU nel Comune di Este.
Ex discarica per RSU nel Comune di Campodarsego.
Provincia di Venezia:
Ex discarica per RSU di Ca’ Rossa nel Comune di Chioggia.
Ex discarica per RSU nel Comune di Mirano.
Ex discarica per RSU nel Comune di Marcon.
Ex discarica per RSU nel Comune di Portogruaro.
Provincia di Treviso :
Ex discarica per RSU nel Comune di Villorba
Ex discarica per RSU nel Comune di Altivole
Ex discarica per RSU nel Comune di Conegliano
Ex discarica per RSU nel Comune di Povegliano
Ex discariche per RS nei Comuni di Istrana e Quinto di Treviso
Discarica per RS nel Comune di Riese PioX
Provincia di Belluno:
Ex discarica per RSU nel Comune di Ponte delle Alpi
Ex discarica per RSU nel Comune di Longarone
Ex discarica per RSU nel Comune di Cortina d’Ampezzo
Provincia di Rovigo
Ex discarica per RSU nel Comune di S. Martino di Venezze
Ex discarica per RSU nel Comune di Bergantino
Discarica per RSU nel Comune di Rovigo