Alla Lega veneta nessun ministro, Marcato: «Grande delusione, scelta incomprensibile»

Domenica 23 Ottobre 2022 di Alda Vanzan
Roberto Marcato e Lorenzo Fontana
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VENEZIA - CVD, come volevasi dimostrare. La scelta del segretario federale della Lega, Matteo Salvini, di scegliere un veneto - il veronese Lorenzo Fontana, suo vicesegretario nonché amicissimo - per la terza carica dello Stato, ha comportato l'esclusione dei lighisti dal Governo di Giorgia Meloni. Ottenuta la presidenza della Camera dei deputati, le caselle dei ministri sono state infatti escluse ai veneti. Cinque i ministri in capo alla Lega e sono tutti lombardi: due milanesi (Matteo Salvini e Giuseppe Valditara), un bergamasco (Roberto Calderoli), una comasca (Alessandra Locatelli), un varesotto (Giancarlo Giorgetti, per la precisione di Cazzago Brabbia). Con dicasteri importanti: Infrastrutture, Affari regionali, Disabilità, Istruzione, Economia. Ma nelle stanze dei bottoni i veneti non ci sono. Fontana (che nel Conte I ha avuto prima il dicastero alla Famiglia e poi agli Affari regionali) si occuperà di Montecitorio, la ministra Erika Stefani può sperare di essere recuperata (e comunque retrocessa) come sottosegretario, anche se in pole position ci sono Mara Bizzotto e Massimo Bitonci.


LE REAZIONI
Il governatore del Veneto Luca Zaia in una nota diffusa da Palazzo Balbi si limita ad augurare «buon lavoro a tutti i nuovi nominati e, in particolare, ai neo ministri veneti», anche se nessuno è della Lega-Liga veneta, ricordando le sfide locali per la Regione, dall'autonomia alle infrastrutture fino alle Olimpiadi del 2026.

Tace il commissario della Liga, l'onorevole Alberto Stefani. A intervenire sono l'assessore regionale Roberto Marcato e lo speaker dell'intergruppo Lega-Zaia Presidente a Palazzo Ferro Fini Alberto Villanova.


LA PREOCCUPAZIONE
«La trazione Nord della Lega al Governo e al Parlamento mi piacciono: presidente della Camera, capigruppo, ministri, tutti del Nord. Un ritorno alle origini - dice Marcato -. Ma c'è grande delusione nel non vedere in questo esecutivo nessun ministro veneto della Lega, noi che siamo il socio di maggioranza del partito e uno straordinario serbatoio di voti per esso, oltre al fatto che il Veneto è una delle Regioni traino economico del Paese. Perché non ci sono leghisti veneti al Governo? Questo bisogna chiederlo a chi governa attualmente il partito in Veneto», dice l'assessore. Una assenza che Marcato, premettendo il ruolo propulsivo svolto dalla Liga per l'autonomia, giudica «incomprensibile». Sul destino della legge per arrivare all'autonomia differenziata, Marcato aggiunge: «Credo che questo non sia più il tempo di chiedersi chi è il ministro, ma per cosa si fanno i progetti. Detto questo, o si arriva all'autonomia, o per quel che mi riguarda la Lega può tornare a casa anche domattina».
Non è da meno Villanova: «Se ci fosse stato qualche veneto nella lista dei ministri saremmo stati più contenti - dice il capogruppo in consiglio regionale -. Auguro buon lavoro al Governo di Giorgia Meloni, consapevole che per mettere in salvo il Paese bisogna intervenire sul caro bollette e sull'energia. Ma ricordo anche - puntualizza Villanova - che sono state fatte promesse chiare sull'autonomia e che quelle promesse ora vanno mantenute». Altrimenti? «Altrimenti - dice il presidente dell'intergruppo a Palazzo Ferro Fini - ne va della credibilità del centrodestra. Questa è l'ultima possibilità, c'è l'obbligo di dare concretezza alle promesse».
Resta il fatto che, con zero ministri, la Lega-Liga veneta risulta in difficoltà rispetto agli alleati: due i ministri di Fratelli d'Italia, Carlo Nordio e Adolfo Urso, una per Forza Italia, Maria Elisabetta Alberti Casellati.
 

Ultimo aggiornamento: 09:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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