Dopo 20 anni di lavoro in questo settore mi trovo con sette anni di contributi dichiarati a fini pensionistici, non solo, ho sviluppato ernie al isco per aver accettato tutto, perché siamo stati chiamati bamboccioni, choosy, e questo nonostante lauree e diplomi.
Ma ciò che pesa spesso e l'inumana incomprensione delle nostre esigenze di vita, di lavoro che non ci permettono la possibilità di avere una vita "normale": perché lavorare nei giorni festivi, con un riposo alla settimana, significa alla fine lavorare due mesi in più di una persona normale. Aggiungete a questo il fatto che gli straordinari non sono segnati e le nostre 40 ore settimanali sono spalmate su 6 giorni, grazie alla volontà legislativa (che splama anche Tfr e quattordicesima in busta paga). Inoltre siamo esposti a carichi di stress tra il contatto con il pubblico e le continue corse per riuscire a garantire il servizio che la clientela vuole. E come se non bastasse, dulcis in fundo, spesso non possiamo neanche avere le famose due settimane di ferie quando vogliamo noi.
Ora, io vi chiedo e mi chiedo: ma chi ce lo fa fare? Perché ci tocca accettare qualsiasi condizione? I sindacatie i governi dove sono stati e dove sono oggi?
Un'ultima domanda, sostanziale: se anche io volessi cambiare vita, come pensate che sia lontanamente possibile, visto che nessuna azienda assumerebbe una persona con anni di esperienza come cameriere per spendere tempo e denaro in formazione?
Spero sempre che questa schiavitù finisca.
Daniele
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