Matteo Salvini: «Nomine, abbiamo scelto il meglio. Sul Brennero l'Austria è fuorilegge»

Venerdì 14 Aprile 2023 di Roberto Papetti e Angela Pederiva
Matteo Salvaini

Ministro Matteo Salvini, è soddisfatto delle nomine al vertice delle società partecipate? Dai retroscena è sembrato un parto difficoltoso, il Pd ha parlato di «porte girevoli».

«Penso che abbiamo scelto il meglio, peraltro confermando delle indicazioni del passato.

Alcuni amministratori riconfermati furono scelti in epoca Pd, a dimostrazione del fatto che siamo diversi. Di solito la sinistra quando arriva, fa tabula rasa e occupa anche le portinerie. Noi abbiamo scelto la continuità laddove necessario, in altri campi il rinnovamento con persone di eccellenza. Penso che sulla competenza pluridecennale di Flavio Cattaneo nessuno abbia niente da dire. Quindi condividendo tutto con Giorgia e con Silvio, nonostante i retroscena, credo che abbiamo fatto un ottimo lavoro».


Sulle Olimpiadi di Milano Cortina martedì dovrà essere sciolto il nodo pattinaggio. Rho o Torino?

«Ho chiesto chiarezza sui conti, sui costi e sulla sostenibilità ambientale ed economica. Fortunatamente a scegliere non sarà la politica, ma le Regioni e i tecnici. Ho chiesto di individuare quello che costa di meno, che dura di più e che impatta di meno. Da milanese io dovrei dire "viva Milano" a prescindere. Ma se Milano costa di più, dico: si scelga altro».


Anche se Torino si era sfilata dai Giochi, mettendo a rischio la candidatura italiana?

«Le Olimpiadi sono in Italia grazie alla Lega, alla Regione Veneto e alla Regione Lombardia. Ai tempi i Cinquestelle hanno fatto di tutto per combatterle e il sindaco (Chiara Appendino, ndr.) ha escluso Torino dai Giochi. Quindi se fossi vendicativo, direi: partita chiusa. Ma siccome amministro denaro pubblico, se c'è una scelta che mi permette di risparmiare soldi, ritengo che sia da prendere in considerazione».


La scelta di Fiames per il villaggio olimpico comporterà un ulteriore ritardo di 8-10 mesi per la variante di Cortina. Che certezze ci sono?

«Sul villaggio olimpico si è ascoltato il territorio e secondo me si è fatto bene: un'opera pubblica non può arrivare sulla testa delle comunità, ma deve essere condivisa. È ovvio che ereditiamo anni di ritardi, non mesi, perché durante il Governo giallorosso si è fatto poco o nulla. Per recuperarli stiamo correndo come matti. I lavori della variante di Cortina cominceranno prima delle Olimpiadi, ma inevitabilmente si concluderanno dopo. Invece la variante di Longarone sarà pronta assolutamente per tempo».


A proposito di impianti sportivi, l'Unione europea ha espresso riserve per alcuni progetti finanziati con il Pnrr, tra cui il Bosco dello Sport di Venezia e il nuovo Franchi di Firenze. C'è davvero il rischio che vengano bocciati o si possono trovare altri fondi?

«Mi sembra che l'Europa abbia parlato chiaramente e vorrei capire come nascono questi dossier. Mi spiego: se ti danno dei soldi per la sostenibilità, l'innovazione e la riduzione delle emissioni, ma tu li usi per uno stadio, evidentemente fai una scelta quanto meno bizzarra. Non ho idea delle valutazioni fatte dal governo precedente. Ma l'Europa ha chiarito: i soldi per quello non li usate. Quindi dovremo trovare un'alternativa».


Per esempio utilizzando i fondi di coesione avanzati, come ipotizzato dal ministro Raffaele Fitto?

«Vedo il ministro Fitto la settimana prossima, perché c'è un problema di mancata spesa degli anni passati da recuperare. Ho sentito il sindaco Luigi Brugnaro oggi su altri temi veneziani come l'Autorità di laguna, le Grandi Navi, il Mose, quindi c'è tutto un tema Venezia-Veneto che sto seguendo e accompagnando. Su come Fitto userà i suoi fondi, ne pareremo prossimamente».


Restando a Nordest, per evitare il collasso del Brennero, Monaco, Innsbruck e Bolzano propongono «l'autostrada su prenotazione». È una soluzione praticabile?

«Abbiamo appena parlato di Europa che dice: lo stadio sì, l'aeroporto no. Ma in Europa ci sono dei trattati che prevedono la libera circolazione di uomini e merci. Ebbene l'Austria è fuori legge. Usiamo le parole corrette: l'Austria da anni se ne frega delle regole e dei trattati europei e non capisco perché la Commissione europea per anni abbia fatto finta di niente. A giugno d'accordo con il collega tedesco chiederemo l'avvio della procedura di infrazione verso Vienna. Poi possiamo discutere degli slot, delle prenotazioni, delle autostrade green. Ma prima l'Austria deve eliminare i divieti del sabato, dei notturni, dei festivi. Si tratta di concorrenza sleale. Siccome l'autotrasportatore veneto, trentino o friulano ha gli stessi onori e gli stessi oneri dell'austriaco o del tedesco, l'Austria ripristini le regole e poi parliamo di tutto il resto».


Dal Nord al Sud: il ponte sullo Stretto è un'assoluta priorità?

«È una delle tante priorità, come l'Alta velocità fra Brescia, Verona e Vicenza, come la Gronda di Genova, come la Napoli-Bari, come la Pedemontana veneta che si avvia a conclusione. Lo dico per il lettore del Nordest: sto investendo più di 20 miliardi di denaro pubblico per accelerare i treni fra Palermo e Messina e fra Salerno e Reggio Calabria.Ebbene, sarebbe tutto inutile se i treni, una volta arrivati a ReggioCalabria, dovessero essere smontati, messi su un traghetto e portati in Sicilia perdendo un'ora. Senza ponte, questi 20 miliardi non sarebbero utilizzati in maniera intelligente. Il ponte è qualcosa che l'Europa ci chiede e che ci aiuterà a realizzare, qualcosa di cui si parla da sessant'anni, qualcosa che è già costato centinaia di milioni. E io sono convinto che serva allo sviluppo economico di tutto il Paese, perché è il ponte fra Palermo e Berlino, non è il ponte fra Messina e Reggio. Quindi l'obiettivo è partire con i lavori entro l'estate prossima».


Parliamo del Documento di economia e finanza. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha affermato che sarà necessario rivedere tutta la politica dei bonus in edilizia. Ma il settore può reggere uno svolta di questo tipo?

«C'è stata una "drogatura" del settore, perché si sono spesi 100 miliardi per circa 350.000 immobili. Al di là degli abusi e delle truffe, il punto è che ci sono 60 milioni di contribuenti che hanno pagato per 300.000 proprietari, dunque un equilibrio va ritrovato. Il problema per i proprietari di case, più che dallo stop al bonus io lo vedo dalla direttiva europea sulla casa, che obbligherebbe ogni famiglia a spendere tra i 40 e i 50.000 euro per adeguarsi alle normative green ideologiche e insensate: questo si è qualcosa che rischia di far saltare il sistema. Invece il meccanismo del bonus può essere superato saldando tutto il pregresso. Ne parlavo con il responsabile delle case popolari di Venezia: andare avanti con il bonus per l'edilizia pubblica e convenzionata ha un senso, ma che il precario con le sue tasse contribuisca a sistemare la villa del milionario, non mi sembra socialmente equilibrato».


Dal Def scompare Quota 41, rinuncia inevitabile per trovare le risorse del taglio al cuneo fiscale?
«No, rimane un obiettivo di legislatura come la flat tax. Stiamo lavorando con il ministro del Lavoro per ridurre i tempi di uscita. Quindi la flat tax al 15% per lavoratori autonomi e dipendenti e Quota 41 opzionale per tutti è un obiettivo che c'è nel programma e che rimane».


Nella sua ultima visita in Veneto per l'inaugurazione dell'innesto fra Spv e A27, ha definito quell'opera «una figlia dell'Italia del sì». Quant'è forte ancora «l'Italia del no»?

«Numericamente è minoritaria, ma è molto chiassosa. Ci sono i no Olimpiadi, i no Tav, i no Ponte, i no Autonomia, i no Mose. A proposito dei no Mose: avessero vinto loro, Venezia sarebbe finita sott'acqua una decina di volte solo in questi pochi mesi da ministro... Però gli italiani si sono scelti un governo per il sì. Ho incontrato i sindaci del Vicentino per il nodo ferroviario di Vicenza, quelli del Trevigiano per il ponte di Vidor, il sindaco di Treviso per il quarto lotto della tangenziale. Ascolto tutti, poi però le cose bisogna farle e la Pedemontana ne è un esempio».


Ha citato l'autonomia. Sono passati 2.000 giorni dal referendum di Veneto e Lombarda: quanti altri ne dovranno trascorrere perché il disegno di legge venga approvato dal Parlamento?

«Ci eravamo impegnati a portare in Consiglio dei ministri e ad approvare definitivamente la riforma e questo l'abbiamo fatto. C'è in corso il 2023 che permette al Parlamento di emendare, di aggiungere, di togliere, di modificare, com'è giusto che sia. Conto che nell'arco dell'anno si chiuda il percorso parlamentare».


Marine Le Pen ha dichiarato di sentirsi più vicina a Matteo Salvini che a Giorgia Meloni. È un'affermazione che la inorgoglisce o che la preoccupa, visto che la leader del Rassemblement National ha comunque precisato che «in Italia la politica gira veloce»?

«Marine è un'amica, prima ancora che un'alleata politica. Poi per carità la Francia è la Francia e l'Italia è l'Italia, quindi non sto a scimmiottare nessuno. Lei dice che difende l'agricoltura francese, l'industria francese, i confini francesi: la vedo in maniera assolutamente uguale. Poi però loro in Francia hanno una cultura centralista e statalista, mentre la Lega è nata fondandosi sulle autonomie, sulle identità, sulle bandiere, sulla bellezza e sulla ricchezza delle differenze. Quindi la ringrazio per la stima. Comunque devo dire che in questi 5 mesi il governo con Giorgia e con Silvio è stata un'esperienza assolutamente positiva e conto che andrà avanti per tutti e 5 gli anni: sarà un record storico da questo punto di vista».

Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 13:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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