Caso Palamara, Sgubbi (Anm Veneto): «No alle correnti in magistratura ed è sbagliato che conti l'amicizia con i leader politici»

Martedì 25 Agosto 2020 di Gianluca Amadori
Caso Palamara, Sgubbi (Anm Veneto): «No alle correnti in magistratura ed è sbagliato che conti l'amicizia con i leader politici»
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«Dalle conversazioni pubblicate emerge molto meno di ciò che alcuni vorrebbero trarne, e tuttavia sempre troppo». Il presidente della sezione veneta dell'Associazione nazionale magistrati, il giudice penale Vincenzo Sgubbi, ha deciso di intervenire sulle chat dell'ex presidente nazionale dell'Anm ed ex componente del Csm, Luca Palamara, scambiate tra il 2017 e il 2018 anche con magistrati veneti per discutere di nomine e favori.

Cosa intende presidente?
«Intendo che emerge molto meno, perché la circostanza che esponenti nazionali e locali di un gruppo associativo si compiacciano se ad un certo posto viene nominato un collega dello stesso gruppo (o persino di altri gruppi) non significa che quel collega non abbia meritato la nomina, né che abbia chiesto favori e nemmeno, talvolta, che conosca personalmente chi parla di lui. Ma al tempo stesso sempre troppo, perché il solo fatto che al telefono si disquisisca in quel modo o si cerchi di incidere sul tempo di definizione delle pratiche introduce un non sopportabile velo di opacità sulle nomine, anche quando meritatissime, e comporta legittimamente il sospetto, nell'opinione pubblica, che gli elementi a sostegno di una nomina non siano soltanto quelli che emergono dal fascicolo personale del magistrato, ma che conti di più l'amicizia con questo o quel leader di una corrente».

La soluzione è quella di abolire le correnti della magistratura?
«La presenza di gruppi associativi è una ricchezza che, piuttosto che demonizzata, andrebbe rivitalizzata secondo lo spirito originario. Quello, cioè, di gruppi che alimentano un dibattito di cui c'è estremo bisogno: è una ricchezza che, per esempio, un gruppo valorizzi ed approfondisca le tematiche sindacali o quelle della qualità del lavoro del magistrato e che un altro gruppo, sempre a titolo di esempio, rifletta sul significato e sulla possibilità/impossibilità della presenza della magistratura nel dibattito pubblico su temi culturali di ampio respiro. Quando i gruppi diventano correnti nel senso deteriore del termine smarriscono il senso stesso del loro esistere».

La Camera penale veneziana è intervenuta sostenendo che l'unica strada, non più rinviabile, è quella della separazione delle carriere tra giudice e pubblico ministero: cosa ne pensa?
«Se si crede di trovare la soluzione nella separazione delle carriere come emerge dal disegno di legge in discussione in questo periodo, si finisce pericolosamente fuori strada. Quel ddl prevede due Csm separati in ciascuno dei quali è aumentato da un terzo alla metà il peso dei componenti di nomina politica. Dunque, per evitare il peso delle correnti o anche soltanto per impedire che un pm interferisca nella nomina di un giudice ad un incarico (e viceversa), la soluzione è che decida tutto direttamente la politica? Che ne sarebbe del disegno costituzionale che prevede l'indipendenza della magistratura da ogni altro potere?»

Che iniziative ha assunto l'Anm dopo che è scoppiato il caso Palamara? E quali intende avviare nei prossimi mesi?
«Sin dalle prime notizie di stampa inerenti la triste vicenda nota come affare Palamara, la giunta esecutiva sezionale dell'Anm ha promosso un dibattito ben otto assemblee, prima dell'emergenza covid: i magistrati del distretto hanno espresso sdegno e critica rispetto alle violazioni deontologiche che emergevano, auspicando la ripresa del dibattito associativo ed evidenziando che la magistratura è composta da donne e uomini che quotidianamente svolgono la loro funzione con sacrificio e dedizione, senza altro obiettivo che quello di amministrare la giustizia con imparzialità. Sulla questione dolente, quella della nomina dei dirigenti, i magistrati veneti hanno chiesto che si stabilisca l'obbligo di audizioni pubbliche degli aspiranti dirigenti nonché la pubblicità dei curricula e dei progetti organizzativi redatti dai candidati a posti direttivi, e che vengano rese pubbliche le motivazioni dei singoli consiglieri al momento del voto. La prossima assemblea è convocata per il 14 settembre».

Dalla riunione dei magistrati veneti del giugno 2019 uscirono anche altre idee, votate a maggioranza.
«Fu proposta la rotazione degli incarichi direttivi, il limite temporale agli incarichi fuori ruolo, il divieto di accesso a funzioni direttive o semi direttive per i primi due anni dopo il rientro da fuori ruolo o Csm. Un altro elemento essenziale per ridurre il peso delle correnti nelle nomine è la decisione sulle stesse in rigoroso ordine cronologico di scopertura e senza attendere che vi sia, in uno stesso contesto geografico, un numero significativo di posti scoperti, fonte di possibile accordo spartitorio tra gruppi».

Negli ultimi mesi i rapporti con l'avvocatura si sono fatti sempre più tesi anche in un Tribunale nei quali erano per tradizione sereni e improntati al reciproco rispetto, come quello veneziano. Cosa sta succedendo?
«Il rapporto con l'avvocatura è essenziale. Sono sempre stato favorevole ad una formazione comune e ad un confronto sulla necessità di gestire insieme un servizio essenziale per i cittadini. Una sorta di separazione delle carriere al contrario, sarebbe per me auspicabile. Il confronto deve essere aperto, leale, senza supponenza da parte di nessuno, e privo di quegli accenti polemici che spengono sul nascere ogni fiammella di dialogo. Non ci siamo sottratti al confronto con gli avvocati persino sui temi che più ci interpellano e ci fanno male in questo momento, vale a dire proprio sui temi dell'etica del magistrato, cui avevamo programmato di dedicare un incontro di studio aperto agli avvocati e patrocinato dall'Ordine di Padova, lo scorso 23 marzo. L'incontro, già organizzato e pubblicizzato, è saltato causa covid, e verrà riprogrammato appena possibile».
 

Ultimo aggiornamento: 14:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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