Inquinamento in pianura Padana, Sos dei sindaci del Veneto: «Il governo ci dia i soldi»

Lunedì 20 Gennaio 2020 di Alda Vanzan
Inquinamento, Sos dei sindaci del Veneto: «Il governo ci dia i soldi»
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A Roma vietano le Euro 6, a Milano mettono al bando le sigarette. Ma una delle principali cause dell'inquinamento, più dei tubi di scappamento e delle cicche, è il riscaldamento domestico. «Come sindaci - dice Mario Conte (Lega), primo cittadino di Treviso e presidente di Anci Veneto - dovremmo mandare i nostri agenti di polizia locale a suonare i campanelli e controllare le temperature interne delle abitazioni, ma è un'attività impensabile. Non abbiamo uomini, non abbiamo mezzi, non abbiamo risorse per verificare che tutti rispettino il limite dei 19 gradi interni. Ma soprattutto se poi troviamo una caldaia inquinante e la famiglia non ha soldi per sostituirla, cosa facciamo? Il Governo deve venirci incontro, deve darci soldi se non altro per questioni geografiche vista la particolarità del Bacino padano, un vero e proprio catino. Annuncio che chiederò formalmente a Roma uno stanziamento di risorse economiche per far fronte all'inquinamento atmosferico e attuare interventi strutturali: la sostituzione delle caldaie, realizzare aree boschive, parcheggi scambiatori». I divieti? A Treviso, come nel resto del Veneto, le ordinanze antismog sono arrivate all'Euro 4. E vietare di fumare all'aperto, come ha annunciato il sindaco di Milano Beppe Sala? Conte scuote la testa: «Non scavalchiamo il confine del paradosso».

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LA POLEMICA

Che ci sia emergenza lo dimostrano anche le carte bollate. Come già nel 2019, anche quest'anno il consigliere regionale Andrea Zanon (Pd) ha denunciato la Regione alla Commissione Europea per violazione della Direttiva sulla qualità dell'aria e la relativa emergenza sanitaria: «Treviso più inquinata di Pechino, il Veneto è una camera a gas e in tutti i capoluoghi, tranne Belluno, gli sforamenti dei livelli di Pm 10 sono praticamente quotidiani. La giunta Zaia però non fa niente». «Ennesima iniziativa inutilmente polemica e faziosa», ha replicato l'assessore regionale all'Ambiente Gianpaolo Bottacin (Lega), ricordando di aver stanziato nell'ultimo triennio quasi un miliardo di euro in interventi di varia natura per abbassare il livello di inquinamento atmosferico: 92,5 milioni per l'efficientamento energetico, 702 milioni per i mezzi di trasporto, 60 milioni per l'intermodalità, 106 milioni per le infrastrutture, 5 milioni per il settore agricolo. Ma, evidentemente, non è bastato.

I DATI
La pioggia delle ultime ore ha un po' migliorato la situazione, ma rimane l'allerta. A Roma, dopo giorni trascorsi con la maggior parte delle centraline fuori legge, gli ultimi dati hanno indicato un netto miglioramento, con solo due stazioni su tredici fuori soglia quanto a Pm10, mentre giovedì e venerdì erano undici su tredici. E se in Piemonte la Regione si dice pronta a «prendere in mano la situazione» a fronte della «debolezza» della città di Torino, in Veneto Arpav ha confermato fino a oggi il livello di criticità rosso a Treviso, Vicenza e San Bonifacio.
Il punto è che le limitazioni al traffico, le Ztl, le giornate ecologiche non bastano. Servono senz'altro per sensibilizzare l'opinione pubblica, ma la prima causa dell'inquinamento resta il riscaldamento domestico. «Uno dei passaggi chiave della transizione ecologica - ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro (M5s) - è la riqualificazione energetica delle nostre abitazioni». Il progetto che porta la sua firma prevede 2,5 miliardi per gli investimenti per lo sviluppo sostenibile di tutti Comuni, da erogare con cinquecento milioni l'anno fino al 2014.

L'APPELLO
Ma intanto? Posto che l'inquinamento da polveri sottili dipende per il 60% dagli impianti di riscaldamento e solo per il 15-18% dal traffico veicolare, i Comuni dovrebbero controllare le temperature interne alle abitazioni.

Che, giova ripeterlo, non dovrebbero superare i 19 gradi. Lo faranno? «Volentieri, avendo le forze», dice Mario Conte, presidente dell'Anci, l'Associazione dei Comuni del Veneto. Da sindaco di Treviso, Conte dice di aver stanziato 200mila euro in un anno per sostituire le caldaie più inquinanti, ma il punto è che servono più fondi. «Ammesso di poterli togliere dalle strade, se mando i vigili a fare i controlli nelle case e trovano caldaie vecchie, come si fa a dire alla gente di cambiarle se non ha i soldi per comprarne una nuova?». Conte è convinto: «Servono fondi per interventi strutturali, realizzare anche aree boschive, parcheggi scambiatori. Dal Governo attendo i fondi».

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