«Noi giovani medici in prima contro il Covid»: oltre 1.200 specializzandi al fronte

Giovedì 3 Dicembre 2020 di Elisa Fais
«Noi giovani medici in prima contro il Covid»: oltre 1.200 specializzandi al fronte

PADOVA  - Sono oltre 1.200 i medici specializzandi impiegati negli ospedali padovani nella seconda ondata di coronavirus.

Centinaia lavorano in prima linea, nelle aree Covid e nei pronto soccorso. Molti altri vengono trasferiti nei reparti ospedalieri a seconda del bisogno, per far fronte a carenze di personale e carichi di lavoro troppo pesanti. Quelli ai primi anni di specialità sono costantemente affiancati da medici strutturati, i più esperti invece hanno responsabilità e autonomia decisionale. Attraverso il decreto Calabria l'Azienda ospedaliera ha potuto assumere a tempo determinato gli specializzandi agli ultimi due anni, che pur mantenendo l'iscrizione alla scuola di specializzazione universitaria, potranno contare sul passaggio a tempo indeterminato una volta completata la formazione. «Il decreto Calabria sta dando i primi risultati nella risposta all'emergenza dichiara Stefano Merigliano, presidente della Scuola di Medicina di Padova . I ragazzi si sentono impegnati e danno il massimo, ovunque lavorino. Non c'è reparto che non si confronti ogni giorno con il rischio coronavirus, l'altro giorno ad esempio sono stati operati pazienti positivi in Chirurgia. Oltre ai reparti Covid, c'è un intero ospedale da mandare avanti. Nonostante siano spinti dal giuramento di Ippocrate, i nostri specializzandi sono stanchi».

I DATI In provincia di Padova i numeri della pandemia crescono. Il bollettino di Azienda Zero riporta otto decessi e 506 nuovi casi nel giro di 24 ore. I positivi al tampone sono 16.033. Scendono a 479 i ricoveri nella rete ospedaliera, 22 persone sono state dimesse tra mercoledì e giovedì. Salgono invece a 58 i posti letto occupati negli ospedali di comunità. Da un mese sono arrivati al Pronto soccorso di via Giustiniani cinque specializzandi al quarto anno di medicina di emergenza-urgenza. «Dal primo novembre abbiamo cinque specializzandi al quarto anno specifica Cianci -. Si tratta di persone preparate, che hanno studiato a Padova e che frequentano da anni il nostro reparto. Hanno circa 30 anni, sono molto professionali e appassionati per il loro lavoro: averne di ragazzi così. Daranno il loro contributo nell'area Covid e saranno sempre affiancati da un medico senior». Altri medici in formazione sono in Rianimazione centrale, con il dottor Ivo Tiberio. «Sono ottimi professionisti, dimostrano serietà e dedizione afferma il dottor Tiberio -, quest'esperienza è difficile ma al tempo stesso è utile per la loro formazione. In un hub come Padova acquisiscono competenze a 360 gradi, vedono situazioni che non affronterebbero in una struttura periferica. Sono convinto che lavorare con i giovani sia utile anche per i medici strutturati, perché i ragazzi sono fonte di arricchimento e danno nuovi stimoli. Il nostro compito non è solo fare assistenza per il presente, ma anche didattica e ricerca per il futuro». La Clinica medica 3, riconvertita a reparto Covid e diretta dal professor Roberto Vettor, al nono e decimo piano del Monoblocco, conta su otto specializzandi contrattualizzati. Tra questi c'è Federico Capone, 30 anni, originario di Lecce. «Mi sono laureato a Roma e poi ho scelto Padova perché la scuola di specializzazione di Medicina interna è tra le migliori d'Italia spiega il dottor Capone -. Ho dato il mio contributo per un mese nella prima fase della pandemia, ma sono stato contrattualizzato con l'arrivo della seconda ondata. Ora ho le stesse responsabilità di uno strutturato, visto che sono al termine del mio percorso formativo credo che sia giusto assumersi proporzionali rischi». A chi dice che i giovani non sono preparati, risponde: «La professione medica è un equilibrio tra competenze ed esperienza. Gli specializzandi dal punto di vista teorico sono più preparati, i colleghi anziani peccano in questo, anche se hanno dalla loro parte l'esperienza sul campo. Fare squadra è la combinazione vincente». Nel reparto Covid al Monoblocco ci sono anche altri quattro specializzandi al secondo anno, che affiancano i medici strutturati o gli specializzandi più esperti. «Il coronavirus rappresenta una delle più grandi sfide in ambito medico aggiunge il dottor Capone . Ma è terribile lavorare senza poter usare le mani perché si indossano tre paia di guanti, senza poter usare lo stetoscopio, insomma il contatto con il paziente è al minimo. E' stremante dal punto di vista fisico ed emotivo». 

Ultimo aggiornamento: 11:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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