Abbandonato a soli 37 anni
per il Parkinson: «Voglio un futuro»

Lunedì 27 Aprile 2015 di Mauro Favero
Mauro Oro al computer: anche la fidanzata l'ha mollato
GIAVERA - A soli 37 anni il Parkinson gli ha portato via quasi tutto: non ha più un lavoro, non può avere la pensione di invalidità e non vede un futuro. Tutto è iniziato tre anni fa, con una mano che si è messa a tremare. Mauro Oro, 37enne di Santi Angeli, ex autista della Ctm di Castelfranco, ha subito sospettato che non si trattasse di una cosa da poco.

E il 10 maggio del 2013 è arrivata la terribile conferma: Parkinson. Il mondo gli è crollato addosso.



Nel giro di un mese ha perso il lavoro di autista degli autobus: il contratto a tempo determinato in scadenza a giugno non gli è più stato rinnovato. Nello stesso periodo la sua ragazza l'ha lasciato. Mauro si è ritrovato a terra. Ma da qui ha comunque provato a rialzarsi. L'azienda del trasporto pubblico, poi confluita nella società unica Mom, l'ha spedito a rifare gli accertamenti medici.

«Mi hanno detto che non avrei più potuto guidare corriere di linea», spiega il 37enne. Un'altra mansione in Ctm o in Mom, però, era possibile. Fatto sta che qui è iniziata un'odissea nell'odissea.

Per un anno e mezzo Mauro è rimasto in attesa del nuovo contratto: ha affrontato tre visite davanti alla commissione patenti, pagando di tasca propria, e ottenuto altrettanti rinnovi per 6 mesi.

«Ma non si è più fatto sentire nessuno - spiega - mi sono sentito preso per i fondelli e inevitabilmente mi sono demoralizzato». A causa dell'aggravamento della malattia, adesso gli è rimasta solo la patente B-E: può guidare automobili con il rimorchio. Il sogno di fare l'autista è tramontato definitivamente. E trovare un altro lavoro sembra sia impossibile. Negli anni ha provato a fare di tutto. Anche l'elettricista. Il Parkinson, però, gli preclude parecchie occupazioni senza dargli la possibilità di avere un minimo di pensione.

«Mi è stata accertata un'invalidità del 46%», rivela. La soglia minima è fissata al 74 per cento. Dover sperare di raggiungerla è paradossale e drammatico. «Chiedo che mi venga data la possibilità di lavorare per vedere il futuro con più serenità» è l'appello lanciato oggi da Mauro.

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