In una parola: bufera. La notizia del Gazzettino sulla direttiva impartita ad ogni candidato del Movimento 5 Stelle dal capo della comunicazione in Veneto per screditare gli avversari, «tira fuori tutto il peggio che si può tirar fuori», ha scatenato un diluvio di polemiche.
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Oltre a fare il giro del web e delle televisioni, il caso ha ricompattato il resto del mondo politico: dal Partito Democratico a Forza Italia, passando per la Lega, Liberi e Uguali e Noi con l'Italia, tutti uniti contro la riaccensione della «macchina del fango».
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Sotto accusa l'invito diramato da Ferdinando Garavello attraverso la chat di Telegram agli aspiranti deputati e senatori del M5S, a studiare i diretti concorrenti e segnalare «nefandezze, foto imbarazzanti, dichiarazioni e tutto quello che può servire a fare campagna negativa su di loro». Ieri l'Ordine dei giornalisti del Veneto ha aperto d'ufficio un fascicolo sul professionista padovano, che nelle stesse ore ha chiuso il proprio profilo Facebook, con l'intenzione di affrontare la questione nel corso del consiglio convocato per martedì prossimo. Nell'attesa, i partiti si sono scatenati. Assicurando di voler continuare a rispettare le altre compagini, «nonostante le sostanziali differenze di vedute», il Pd regionale va all'attacco: «Ancora non sappiamo se si tratti di un'iniziativa isolata di un gruppo di ultras incapace di assumersi qualsivoglia responsabilità politica e amministrativa o se l'ordine di infangare gli avversari politici sia arrivato direttamente dalla cabina di regia della Casaleggio e Associati»...
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