L'imprenditore: «Compro tutti i faggi
schiantati e il Cansiglio rinascerà»

Martedì 13 Novembre 2018 di Angela Pederiva
Boschi distrutti in Cansiglio
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Si chiama Patrizio Dei Tos, ma di questo passo promette davvero di diventare mister Cansiglio. Il gruppo Itlas di Cordignano (oltre 300 addetti e 50 milioni di fatturato), di cui il trevigiano è amministratore unico, comprerà infatti tutti i faggi schiantati dalle raffiche di vento che hanno devastato anche la foresta situata tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. «Per me è un grande onore, ma anche una grossa responsabilità: in un colpo solo acquisteremo il quantitativo che solitamente utilizziamo in cinque anni, però abbiamo sentito il dovere di dare il nostro contributo a un territorio che è già stato messo in ginocchio e che ora non deve subire anche l'offesa delle speculazioni», spiega l'imprenditore.
Alberto Negro, direttore di Veneto Agricoltura che gestisce il bosco, l'ha pubblicamente ringraziata per la disponibilità: in che cosa consisterà?
«Abbiamo messo a disposizione tutti i nostri piazzali, magazzini e stabilimenti, per stoccare tutto il materiale che dieci imprese boschive stanno recuperando. Inoltre ci siamo impegnati a effettuare l'operazione come se si trattasse di un contratto normale, proprio perché respingiamo l'idea che il Cansiglio possa essere oggetto di sciacallaggio in questa fase di difficoltà». 
Di che numeri parliamo?
«Considerando che Veneto Agricoltura ha stimato i quantitativi a terra in circa 25.000 metri cubi, per l'80% di abete rosso che però è troppo tenero per le nostre lavorazioni destinate prevalentemente a pavimenti e rivestimenti, possiamo calcolare il faggio intorno ai 5.000 metri cubi. Di questi, presumiamo che i fusti buoni da segheria e cioè lunghi almeno tre o quattro metri possano aggirarsi sui 2.500 metri cubi. Ci siamo impegnati a mantenere un prezzo di 120 euro al metro cubo, franco azienda. Questo evidentemente comporterà un rilevante investimento da parte nostra, anche perché dovremo accelerare i ritmi di produzione».
Per quale motivo?
«Solitamente per le nostre assi del Cansiglio (listoni a tre strati lavorati in maniera artigianale, trattati con vernici e colle ecologiche all'acqua e certificati Pefc, ndr.) abbiamo un bisogno annuale di 500 metri cubi e per quest'anno eravamo già a posto. Così invece dovremo processare il legno in fretta, nel giro di tre o quattro mesi, altrimenti tenderà ad annerirsi e a diventare inutilizzabile. Peraltro anche la rimozione dalla foresta deve avvenire in tempi rapidi: se gli alberi sradicati vengono lasciati lì a marcire, i parassiti rischiano di infettare il 25% del patrimonio boschivo complessivo».
Ma poi riuscirete a smaltire tutta questa produzione?
«Stiamo già pensando ad alcune promozioni, ma è un ragionamento che secondo me deve andare al di là del caso specifico. Se da una parte è giusto sollecitare aziende come la nostra a impiegare il legno abbattuto da questo disastro, dall'altra sarebbe opportuno che anche la clientela venisse sensibilizzata a scegliere il legno italiano. Noi facciamo pavimenti, ma tante altre imprese producono mobili: ogni area boschiva colpita dalla calamità può rappresentare un'opportunità sia per i produttori che per i consumatori, educandoli a scegliere il marchio italiano anziché quello estero».
Obiettivo raggiungibile?
«Sì, ma se c'è un commissario unico, con poteri pieni e forti. Se è vero come sembra che sarà nominato il governatore Luca Zaia, spero davvero che gli daranno la possibilità di usare mezzi straordinari e di decidere tutto. Altrimenti, come si dice da queste parti, va a finire che il cane di cento padroni muore di fame... Per me che sono cresciuto in Cansiglio, la foresta è uno stile di vita, prima ancora che un ambiente naturale. Vederla così sfregiata è stato per me un tuffo al cuore. Per questo abbiamo il dovere di ricostruirla più bella di prima».
 
Ultimo aggiornamento: 11:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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