Il costruttore vicentino Maltauro
e l'ultima tangente da 15mila euro

Venerdì 9 Maggio 2014 di Giuseppe Pietrobelli
Un imprenditore vicentino nello scandalo Expo
3
VICENZA - L’imprenditore-pregiudicato Enrico Maltauro ha pagato l’ultima tangente alle 15.20 del 17 aprile, Giovedì Santo, vicino al ristorante "Montecristo", in corso Sempione a Milano, osservato dalla polizia giudiziaria. Il fotogramma finale di questo filmaccio di affari & malaffare è andato in scena quando la richiesta di arresto del costruttore vicentino era stata già depositata dai Pm. Incontro per strada, durato sei minuti.



«Maltauro estrae dalla tasca interna della giacca una busta bianca che consegna a Cattozzo Sergio, il quale senza esitare la preleva e la ripone all’interno delle pieghe del soprabito che ha nelle proprie mani» annotano i segugi della Procura. Pochi attimi prima, Maltauro ha detto: «Io ho questi... sono quindicimila».



A ricevere la sommetta, per un appalto dell’Expo meneghina, è un faccendiere di tutto rispetto, il Cattozzo originario di Ceregnano (Rovigo), ora approdato a Genova dove ha condotto lucrose attività. Non è un tipo che si fidi di amici o complici. «...tre, quattro, cinque, sei, sette... (si sente il rumore di carte che scorrosono tra le mani, nda)... undici, dodici, tredici...quattordici... quindici... venti... trenta». Nell’ufficio di Gianstefano Frigerio, ex diccì, il 18 dicembre avviene una scenetta gustosa, con le cimici che registrano il fruscio delle banconote e il conteggio da parte di Cattozzo, visto che dovrà darne una parte all’ex sottosegretario di Forza Italia Luigi Grillo. Frigerio, stupito: «devi stare mica a contarli sono persone amici».



La tangente era diversa, 50 mila euro, come anticipo di 600 mila euro pagati da Maltauro, appena entrato dalla Svizzera, che il terzetto si sarebbe diviso. Soldi, dentro un risiko di poltrone e nomine, appalti e gare truccate. Una ragnatela in cui giocano da primattori i due veneti Maltauro e Cattozzo, mentre il veneziano Claudio Levorato di Pianiga e il polesano Mauro Lovisari di Stienta assumono rilievo minore, tanto che per loro il gip non ha accolto le richieste di arresto.



È il mondo dove vige la «regola del 3 per cento», famosa vent’anni fa ai tempi di Mani Pulite. Nulla è cambiato sotto il cielo di Milano, del Nordest e dell’Italia. Si pagava allora (beneficiari i partiti), si paga ora (fruitori finali professionisti e politici per conto proprio). «I due concordano che l’ammontare della "commissione" a loro dovuta dall’imprenditore è pari al 3% (della quota lavori spettante a Maltauro) per un importo alla fine indicato in euro 120.000, da versare in nero e non con la copertura di falsa fatturazione». Così avevano stabilito Frigerio e il coindagato Walter Iacaccia per un altro lavoro. Niente fattura, «perchè si paga il 55% di tasse», ma tangente esente da aggravio fiscale.



Cattozzo, ai vertici della "cupola", promotore e organizzatore dell’associazione. Maltauro, "bancomat" del gruppo, «con le funzioni di tenere i contatti con i pubblici ufficiali unitamente agli altri componenti dell’associazione e di dotarla di mezzi finanziari provvedendo stabilmente alle provviste di denaro corruttive», per appalti presso Sogin spa e Expo spa, ma anche in aziende ospedaliere di Lecco (coinvolto il direttore generale Mauro Lovisari), Melegnano e San Carlo Borromeo (Milano), nonchè nella Città della Salute di Sesto San Giovanni. E in quest’ultimo filone ecco comparire anche il veneziano Levorato con la sua Manutencoop.



Tra incontri in grandi alberghi e cene (di Frigerio e Grillo) perfino «col Comandante della Finanza», si discute di come costruire le cordate vincenti e mettere gli uomini giusti nei posti chiave. Maltauro a Frigerio: «... L’Anas sicuramente, poi c’è il "mondo" Ferrovie, Enel, Enav (?) e Terna, non dimentichiamoci Terna». Affilatissimo il gip Fabio Artezzi: «Maltauro, al pare di Frigerio e Primo Greganti, ha messo a disposizione del sodalizio la propria esperienza illecita anche specifica. Difatti è stato condannato con sei sentenze passate in giudicato oltre che per un reato in materia tributaria e false comunicazioni sociali, anche per sette delitti di corruzione, una turbata libertà degli incanti, due violazioni delle norme sul finanziamento ai partiti politici». È la vecchia Tangentopoli che ritorna.
Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 08:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci