Veneto Banca, l'ex dg Vincenzo Consoli: «Dopo di me i veri danni»

Venerdì 3 Febbraio 2017
Vincenzo Consoli
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TREVISO - La linea difensiva tracciata da Vincenzo Consoli e dal suo gruppo di legali sta tutta nelle 75 pagine di memoria consegnata nelle mani dei magistrati romani in ottobre, prima dell'interrogatorio fiume durato sette ore. L'ex dominus di Veneto Banca ribatte alle accuse e, soprattutto, evidenzia un particolare: nonostante sia stato ormai designato come capro espiatorio di una vicenda che ha messo in gravi difficoltà oltre 90mila piccoli azionisti, la valutazione fuori mercato delle azioni della Banca non dipende solo da lui. E tira in ballo i cda presieduti da Francesco Favotto e Pierluigi Bolla. Il vero nodo è quanto accadde nel 2015, anno in cui il caso Veneto Banca deflagrò con tutte le sue nefaste conseguenze. All'epoca il peso di Consoli nell'istituto si era ridotto e la barra di comando del cda era passato prima nelle mani di Favotto e poi di Bolla: Il valore di euro 30,50 per azione fu determinato dal nuovo cda, insediatosi il 26 aprile 2014 con il sostanziale beneplacito del nuovo collegio sindacale anche esso insediatosi il 26 aprile 2014, spiega il collegio difensivo di Consoli. 
 
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