«È stata fatta una cosa sconsiderata sotto tutti i punti di vista. Bastava aspettare tre mesi, chiudere alcune partite cruciali per affrontare lo shock economico d'autunno. E invece alcuni partiti hanno deciso, contro il parere di chi lavora e produce, di affondare il governo. La Lega ha il 70% dei voti in Veneto, c'è bisogno di farli pesare a Roma».
Enrico Carraro, 60 anni, imprenditore padovano, è il presidente di Confindustria Veneto.
Vi sentite presi in giro?
«Non sono state ascoltate le nostre istanze. Sarà il voto che premierà o punirà chi ha fatto questo. Certo, gli imprenditori del Veneto non avevano come riferimento i 5 stelle, qui si guardava di più al centro destra, soprattutto dalla Lega mi aspettavo un occhio attento ai veri problemi. So che i due governatori del Nordest, Fedriga e Zaia, non sempre in maniera esplicita, ma erano molto contrari a questa crisi. In particolare, apprezzo, e ammiro l'operato del presidente veneto Zaia, e non posso pensare che in cuor suo abbia vissuto alla leggera questo momento. Sapeva che c'era bisogno di continuità. Bastavano tre mesi in più, non tre anni».
Perché servivano altri tre mesi di Draghi?
«Per portare a casa la seconda rata del Pnrr, il price cap sul gas, mettere in sicurezza le nostre risorse energetiche, ridurre il cuneo fiscale. Tutto spostato a novembre, se riescono a fare un governo in fretta».
Temete uno shock economico in autunno?
«Sì, tutto il peso degli aumenti dell'inflazione verrà scaricato sui consumatori finali a settembre. Fino a oggi le imprese sono riuscite ad assorbire parzialmente questi rincari ma ora non ce la fanno più. Tagliare il cuneo fiscale sarebbe stata una manna per i lavoratori e anche per le imprese che avrebbero recuperato un po' di competitività. Quando stavano arrivando grosse difficoltà per il Paese e servivano riforme, cade il governo. È pazzesco».
Deluso da Lega e da Forza Italia?
«Molti e molti imprenditori sono stati delusi. I miei colleghi delle territoriali stanno vivendo in modo molto preoccupato questa situazione. Non ho letto di un imprenditore veneto contento di quello che sta succedendo, e credo che anche in Italia sia lo stesso. Il nostro Zaia e i nostri leghisti non avrebbero preso una decisione di questo tipo».
Ma Salvini ha staccato la spina con Berlusconi e Conte. A questo punto Zaia dovrebbe uscire dalla Lega?
«Io mi occupo di industria, le dinamiche dei partiti se le devono decidere i politici. Dico solo che i leghisti hanno il 70% dei voti in Veneto, c'è bisogno di farli pesare a Roma».
Calenda prossimo riferimento per gli imprenditori e Confindustria?
«Non c'è un partito delle imprese e degli imprenditori. Immagino che chi esporta, chi investe, cerchi una controparte politica che dia sicurezza e con un programma credibile. Nelle prossime settimane speriamo di sapere cosa vuol fare una parte e l'altra. Servono leader che sappiano scegliere, non follower. Non abbiamo bisogno di boutade, ma di un serio programma di crescita per l'economia del Paese. Adeguando anche il reddito di cittadinanza».
Non lo vuole eliminare?
«Ci sono persone che ne hanno bisogno. Quella che è mancata è tutta la parte di politiche attive del lavoro».
Confindustria pronta a collaborare anche con chi ha fatto cascare Draghi?
«Noi dobbiamo collaborare con chiunque sia al governo, al di là delle convinzioni personali».
Con questa legge elettorale però c'è il rischio di non avere una maggioranza. A quel punto tornerà Draghi?
«Il Paese dovrà prima o poi emanciparsi, c'è bisogno che la società civile aiuti la politica, partecipi di più. Ma votando dopo l'estate temo che l'astensione aumenterà. È un esperimento che non avrei voluto proprio vivere».
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