Peste suina africana, massima attenzione in Friuli Venezia Giulia

Lunedì 26 Novembre 2018 di Lisa Zancaner
Peste suina africana, massima attenzione in Friuli Venezia Giulia
PORDENONE - Massima attenzione in Friuli Venezia Giulia per la peste suina africana (Psa), la malattia virale dei suini e dei cinghiali, altamente letale per i suini domestici, ma, va precisato, assolutamente innocua per l'uomo. Recentemente il ministero della Salute ha chiesto, proprio per la nostra regione, una simulazione in quanto il Friuli Venezia Giulia è geograficamente la più vicina ai Paesi dell'Est dove si sono verificati focolai infettivi ed epidemie di peste. «Meno di due settimane fa abbiamo fatto una simulazione di due giorni da cui sono emerse le criticità del caso», spiega il direttore del servizio sanità pubblica veterinaria della Regione, Manlio Palei. Criticità legate alla prontezza dei servizi laddove la regione dovesse affrontare l'arrivo della peste suina africana.
«Per ora precisa Palei non ci sono focolai in regione, ma monitoriamo a fondo i cinghiali selvatici». La simulazione aveva lo scopo di essere preparati ad affrontare un'emergenza che si spera non arrivi fino ai confini regionali. Purtroppo non esistono né vaccini né cure e l'elevata capacità di diffusione della malattia comporta conseguenze economiche devastanti per il settore suinicolo. I ceppi più aggressivi del virus sono generalmente letali e il decesso avviene entro 10 giorni dall'insorgenza dei primi sintomi. Se la peste suina africana arrivasse sin qui, le procedure prevedono il blocco commerciale di animali sottoprodotti per 40 giorni e nei casi più gravi per aree di 3.600 chilometri, ben oltre i confini regionali, un danno che potrebbe mettere in ginocchio numerosi produttori. L'allerta è alta soprattutto dopo due casi riscontrati in Belgio nel 2018.
Se i servizi veterinari si attrezzano, anche la cittadinanza deve fare la sua parte. «Attenzione dice Palei a trasportare alimenti che provengono dai Paesi dell'Est dove sono presenti focolai di questo virus che è resistentissimo. È così che sono nati i primi focolai in Belgio». Altro monito è non gettare resti di cibo sul territorio, ossa che potrebbero venire ingerite dai cinghiali selvatici. Proprio su questa specie è concentrata l'attenzione dei servizi veterinari.
«A breve spiega ancora il direttore inizierà il recupero delle carcasse dei cinghiali rivenuti morti che saranno inviate all'Izsum, l'Istituto zooprofilattico di Perugia che le analizzerà e ne renderà noti gli esiti per valutare eventuali positività». L'Istituto è centro di riferimento per effettuare questo tipo di analisi. I suini e i cinghiali di solito si infettano tramite diverse modalità: contatto diretto con animali infetti. Quindi massima attenzione deve essere rivolta alle regole di bio-sicurezza per coloro che allevano suini e soprattutto cinghiali in strutture inadeguate; ingestione di carni o prodotti a base di carne di animali infetti.
Le persone che provengono o transitano da aree infette possono rappresentare veicoli inconsapevoli di trasmissione del virus agli animali attraverso pratiche igieniche o di smaltimento rifiuti alimentari non corrette. Per prevenire l'introduzione del virus è quindi importante non portare dalle zone infette prodotti a base di carne suina o di cinghiale, quali, ad esempio, carne fresca e carne surgelata, salsicce, prosciutti, lardo, salvo che i prodotti non siano etichettati con bollo sanitario ovale; non somministrarli ai suini domestici rifiuti alimentari di qualunque tipologia; non lasciare rifiuti alimentari in aree accessibili ai cinghiali; segnalare tempestivamente il ritrovamento di un cinghiale selvatico morto. Alcune regole le devono seguire anche i cacciatori, come pulire e disinfettare le attrezzature, i vestiti, i veicoli e i trofei prima di lasciare l'area di caccia; eviscerare i cinghiali abbattuti solo nelle strutture designate; evitare i contatti con maiali domestici dopo aver cacciato.
Da parte sua, la Regione ha adottato una serie di iniziative a carattere preventivo dalle campagne di informazione rivolte a cittadini, allevatori e cacciatori, valutando anche l'opportunità di ricorrere al contenimento della popolazione di cinghiali con abbattimenti programmati. Controlli serrati, infine, delle partite di carne di selvaggina provenienti dai Paesi comunitari interessati dalla malattia.
 
Ultimo aggiornamento: 12:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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