L'allarme: «Embargo russo, in Veneto
a rischio novemila posti di lavoro»

Domenica 24 Agosto 2014 di Alda Vanzan
(archivio)
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VENEZIA - Non ci sono solo le angurie e i pomodori. Ci sono anche i prodotti tessili, la cui esportazione dal Veneto alla Russia è raddoppiata nell'arco di tre anni. Per non dire dei macchinari e di apparecchiature varie: nel 2010 il valore di questi prodotti esportati dalle nostre città era di circa 321 milioni, l'anno scorso si sono sfiorati i 560 milioni. Tutto questo per dire che l'embargo deciso dalla Russia come reazione alle sanzioni è destinato a colpire tutte le produzioni. Non solo frutta e verdura.

I dati li ha diffusi ieri il presidente del consiglio regionale del Veneto, Clodovaldo Ruffato, e sono tratti da una ricerca prodotta dal Servizio studi di Palazzo Ferro Fini diretto da Claudio Rizzato. Curato da Pierluigi Ciprian e Anna Smerghetto, lo studio è semplicemente intitolato "Embargo russo", mette assieme un rapporto dell'Ing ((istituto finanziario olandese nel settore bancario e delle assicurazioni) e soprattutto i dati del Sistema statistico della Regione Veneto. Per arrivare a una sintesi preoccupante: l'intero Occidente, Europa e Stati Uniti compresi, rischia di perdere, causa embargo russo, 130mila posti di lavoro, di cui 9mila in Italia contro i 23mila della Polonia e i 21mila della Germania. Ma se l'Italia risulta al sesto posto di questa classifica di perdita del Pil (Prodotto interno lordo) e di occupazione, per il Veneto gli effetti si preannunciano ancora pesanti, visto che nel rapporto Italia/Veneto è il Veneto ad avere un saldo positivo tra esportazioni e importazioni. I numeri sono chiari: nel 2013 l'Italia ha importato dalla Russia beni per un valore di 20 miliardi di euro ed ha esportato beni per 10,7 miliardi. In pratica, il nostro paese importava di più di quel che esportava nella Russia di Putin. Ma per il Veneto è l'esatto contrario: qui l'anno scorso ci sono state importazioni dalla Russia per 554 milioni di euro, ma esportazioni per 1,8 miliardi. La provincia più esposta rischia di essere quella di Vicenza, che l'anno scorso ha importato dalla Russia prodotti per 68 milioni e ne ha esportati per 495 milioni. Adesso che le frontiere sono chiuse, cosa succederà?

È vero che la Commissione Europea ha reso disponibili 125 milioni di euro per risarcire i danni che subiranno i produttori di frutta, ortaggi e prodotti agricoli deperibili a causa dell'embargo russo contro i prodotti alimentari occidentali, ma - sottolinea lo studio di Palazzo Ferro Fini - gli effetti potenziali dell'embargo russo vanno ben oltre. E se si fa un confronto sulla perdita del Pil, salta fuori che il Veneto è più penalizzato dell'intera Polonia. Dice Ruffato: «Secondo i dati rielaborati dal nostro Servizio studi, l'embargo russo colpirebbe soprattutto la Polonia e la Germania che perderebbero entrambe oltre 20 mila posti di lavoro. Francia, Spagna e Italia perderebbero dagli 11mila ai 9mila addetti. Ma la nostra perdita sul Pil è superiore a quella della Polonia e viene quantificata con dati certi sui 591 milioni di dollari contro i 429 della Polonia».

Di qui il nuovo appello al premier Matteo Renzi: «Quello russo - dice Ruffato - è un mercato che avrebbe ancora grandi potenzialità per il nostro export e lo conferma la domanda dei prodotti europei e occidentali. È necessario che il nostro Governo approfitti della presidenza del semestre europeo per risolvere questo grave danno economico che coinvolge tutti i settori produttivi e che ha un riflesso occupazionale importante per il Veneto, l'Italia e l'Europa intera».
Ultimo aggiornamento: 13:38

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