La Russia ferma 10 tir dal Veneto
Ruffato: «Per l'export è un Ko»

Domenica 10 Agosto 2014 di Alvise Fontanella
La Russia respinge 10 tir dal Veneto
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VENEZIA - «In un mercato globale le sanzioni non servono a niente: quello che non si può comprare da un Paese lo si compra da un altro». Per Clodovaldo Ruffato, presidente del Consiglio regionale del Veneto, le restrizioni economiche che l’Unione Europea ha imposto alla Russia dopo l’annessione della Crimea sono un tragico errore. Nessuno poteva illudersi che a quelle sanzioni non sarebbero corrisposte delle ritorsioni: che sono infatti puntualmente arrivate, ed ora a pagare è l’export del Veneto, uno dei pochi treni che, in questi tempi di crisi, camminano.



In ritorsione alle sanzioni europee, Putin e Medvedev hanno disposto l’embargo a tutti i prodotti alimentari provenienti dall’Unione Europea. E sabato il blocco è stato disciplinatamente applicato in dogana: dieci Tir provenienti dal Mercato Agroalimentare di Padova, con 240 tonnellate di frutta e verdura, per un valore di oltre 220mila euro, sono stati respinti alla frontiera russa. Stamattina altri carichi in viaggio faranno, in queste ore, la stessa fine. Anche una colonna di Tir proveniente da Verona, con un carico di mele, sta tornando indietro e gli esportatori veronesi hanno già ricevuto disdette di ordinazioni importanti, quando la merce era già caricata e pronta a partire. E non è certo un caso che i primi a schiantarsi contro il muro dell’embargo russo siano i Tir provienienti dal Veneto: il Mercato Agroalimentare di Padova è il primo in Italia per l’export, quello di Verona è il secondo.

«Questo rischia di essere un colpo da K.O. per la nostra economia veneta che grazie proprio all’agrindustria e all’agroalimentare ha retto la crisi e si stava riprendendo - fa notare Ruffato - Il governo italiano e la Ue devono intervenire urgentemente per risolvere questo grave danno economico».



Il presidente del parlamento regionale sta incontrando in queste ore gli operatori delle filiere agroalimentari compromesse dall’embargo russo: ortofrutta, formaggi, prosciutti made in Italy. Il fatturato a rischio vale decine di milioni l’anno soltanto per l’export veneto. «Il Grana Padano esporta in Russia 34mila forme all’anno, un fatturato di 14 milioni - avverte Ruffato - e poi c’è il vino: il prodotto di maggior valore. Secondo alcune voci, potrebbe darsi che il vino venga escluso dall’embargo, ma non sappiamo nulla di certo per ora». Ed è la grande paura: se si fermasse il vino, che è la prima voce dell’export veneto anche verso la Russia, i danni di questo embargo sarebbero devastanti.



«Noi vendiamo 370mila tonnellate di ortofrutta l’anno, fatturando 450 milioni - spiega il direttore del Mercato Agroalimentare di Padova, Francesco Cera - Il 55 per cento di questo fatturato viene dall’export, e un 9-10 per cento di questo export si realizza con il mercato russo. Quindi il danno è quantificabile in 20-25 milioni di euro all’anno, ma in realtà è molto più grave, perché il mercato russo è in fortissima espansione, il nostro export verso la Russia cresce ogni anno con percentuali a due cifre, e le aziende venete ci hanno investito moltissimo. Gli altri mercati europei sono ormai saturi, se viene a mancare la Russia sono guai seri». Cera è chiarissimo: «Io non sono un politico, non discuto le sanzioni, ma dico che se un Paese le decide, poi non può far pagare questa scelta alle aziende. Servono azioni concrete, compensazioni, che aiutino le aziende a trovare per le loro merci altri mercati di sbocco».



E poi c’è il problema Turchia: fa parte della Nato, ma non della Ue. Quindi è esclusa dall’embargo russo. E nel settore dell’agroalimentare, è un fortissimo concorrente dei prodotti veneti e italiani. «La Turchia, in pochi giorni, ha triplicato i contratti con la Russia - annota Cera - e se questo blocco dura anche solo un mese, poi sarà praticamente impossibile riconquistare quel mercato: verremo soppiantati». «O sanzioni per tutti o per nessuno - conclude Ruiffato - non possiamo accettare queste colossali distorsioni di mercato che buttano le nostre aziende fuori del mercato russo e lo regalano ai loro concorrenti turchi. Il governo deve muoversi».
Ultimo aggiornamento: 11 Agosto, 07:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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