L'ex sfidante di Zaia rilancia le primarie. Per palazzo Balbi è già ressa di aspiranti

Martedì 28 Gennaio 2020 di Alda Vanzan
L'ex sfidante di Zaia rilancia le primarie. Per palazzo Balbi è già ressa di aspiranti
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Era da mesi che in Veneto il Pd aspettava il voto dell'Emilia Romagna: ogni decisione sul candidato governatore da contrapporre alla Lega di Luca Zaia veniva sistematicamente rinviata, il ritornello era: vediamo come va in Emilia. Come se la vittoria (o la sconfitta) di Stefano Bonaccini potesse risolvere i dilemmi veneti. È andata che Bonaccini ha vinto, eppure il Pd veneto adesso ha più problemi di prima. Perché il risultato di Bologna ognuno lo interpreta a modo suo. E gli aspiranti alla corsa a Palazzo Balbi sono sempre di più. O perché ci tengono o perché qualcuno gliel'ha chiesto o perché c'è stata pure una raccolta di firme, fatto sta che in ballo adesso sono in cinque: il capogruppo a Palazzo Ferro Fini Stefano Fracasso, i consiglieri regionali Andrea Zanoni e Claudio Sinigaglia, il deputato Roger De Menech, il segretario Alessandro Bisato. Ma il Pd non doveva sostenere il civico Arturo Lorenzoni?

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UNITÀ
A Roma la linea politica non è cambiata. Il ragionamento è che siccome il Pd veneto un Bonaccini non ce l'ha, nel senso di governatore uscente, bisogna fare l'alleanza più larga possibile, meglio se anche con il M5s. «Abbiamo davanti il voto in altre 6 regioni: Veneto, Toscana, Marche, Puglia e Campania - ha detto ieri il segretario nazionale Nicola Zingaretti - Dobbiamo puntare ad alleanze le più larghe possibili, rivolgendoci alle forze di maggioranza, ma anche alle forze civiche».

Sulla  necessità di non dividersi,anche in Veneto sono tutti d'accordo. Centrosinistra unito per battere Zaia è il titolo della nota diffusa ieri dal gruppo consiliare regionale del Pd. Che, tuttavia, non si sbilancia su chi dovrebbe fare il candidato, anche perché tre su otto consiglieri sarebbero interessati. «La vittoria di Bonaccini in Emilia Romagna ci riempie di soddisfazione - hanno scritto i dem di Palazzo Ferro Fini - Occorre rompere gli indugi e partire con una campagna serrata, casa per casa, smascherando la propaganda populista della Lega che parla di tutto tranne che dei problemi reali del territorio». Ma con chi a capo?

DIVISIONI
Nel Pd l'idea di convergere sul civico Lorenzoni non è appoggiata da tutti.

Anzi, in parecchi ritengono che il vicesindaco arancione di Padova sia troppo spostato a sinistra e che non porti voti in più. Esattamente quello che pensano i centristi di Azione e Italia Viva che si sono già sfilati e che per essere recuperati dovrebbero sentirsi proporre un altro nome. Ma da scegliere come? Oggi a Padova le delegazioni ristrette dei partiti e delle associazioni del centrosinistra dovrebbero decidere le modalità di individuazione del candidato governatore, ma tutto lascia presupporre che sarà una riunione a vuoto. L'attesa, semmai, è per la direzione regionale del Pd di venerdì. Ed è in vista di quell'appuntamento che l'ex sfidante di Zaia nel 2015, oggi eurodeputata, Alessandra Moretti rinnova l'invito a effettuare le primarie: «Il Veneto può e deve imparare dall'Emilia Romagna. Le primarie possono essere un grande attivatore di entusiasmo e democrazia partecipativa. Facciamole per un centrosinistra che sia davvero largo e inclusivo». Il deputato Diego Zardini è della stessa idea: «O emerge una candidatura autorevole, forte e in grado di mantenere unito tutto il centrosinistra, come ha fatto Bonaccini, oppure non è da escludere il ricorso alle primarie, uno strumento non limitato ai confini del Pd». E Claudio Sinigaglia (che rivela: «Un gruppo di amici padovani sosterrebbe anche la mia candidatura, ma penso sia compito del partito decidere mettendo assieme tutti i tasselli») chiede di non perdere tempo: «Serve il centrosinistra unito, anche con Calenda e Renzi, per battere Zaia. Scegliamo di fare le primarie aperte? Si facciano al più presto». Già: ma Lorenzoni le farebbe?

Ultimo aggiornamento: 09:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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