Elezioni politiche in Veneto, il centrodestra. Obiettivo en plein ma per la Lega sarà una cura dimagrante

Mercoledì 10 Agosto 2022 di Alda Vanzan
Elezioni politiche in Veneto, il centrodestra

Elezioni Politiche del 25 settembre, in Veneto è il centrodestra a tentare il colpaccio. Cioè vincere in tutti i 17 collegi uninominali (5 al Senato e 12 alla Camera). Questo, almeno, dicono la storia e i sondaggi, al netto degli ultimi avvenimenti (sicuri che la rottura di Calenda con il Pd agevoli in Veneto il centrodestra?). Tant'è, la domanda è: quali saranno i candidati blindati? Come saranno spartiti i 17 posti sicuri tra Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, la Lega di Matteo Salvini, Forza Italia di Silvio Berlusconi, Coraggio Italia e Udc di Luigi Brugnaro e Lorenzo Cesa, Noi con l'Italia e Italia al Centro di Maurizio Lupi e Giovanni Toti?
A meno di due settimane dalla presentazione delle liste (21 e 22 agosto), il borsino dà la seguente ripartizione: alla Lega 7 o 8 posti dei 17 collegi uninominali sicuri, anche se la richiesta sarebbe di 9; a Fratelli d'Italia 5 o 6 posti; ai centristi il resto.

Poi ci saranno gli eletti al proporzionale e l'unico partito che sulla carta raddoppierà i seggi è FdI. Gli altri, per il combinato disposto del calo dei parlamentari (da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori) e del previsto calo di consensi (la Lega nel 2018 in Veneto è arrivata al 32% dei consensi, ora si stima una perdita consistente), faranno fatica a riportare a Roma i parlamentari uscenti. I nomi?


FRATELLI D'ITALIA
FdI riconfermerà i quattro uscenti - il bellunese Luca De Carlo, la vicentina Maria Cristina Caretta, il veronese Ciro Maschio, il padovano di nascita Adoldo Urso - e punta a eleggerne altri due all'uninominale e almeno 5 o 6 al proporzionale. Totale: 11 o 12. Il triplo degli attuali. Tra le new entry si parla del veneziano Raffaele Speranzon, capogruppo in consiglio regionale, e dell'assessore regionale vicentina Elena Donazzan (ammesso che il compaesano Sergio Berlato non si opponga).


LEGA
Discorso opposto per la Lega i cui 32 parlamentari eletti nel 2018 non avranno tutti la rielezione. Le candidature le decide il livello federale - cioè il segretario Matteo Salvini - e solo i salviniani di provata fede possano sperare nel collegio sicuro o nel primo posto nella lista proporzionale. Sono dati praticamente per blindati i padovani Alberto Stefani (che è commissario veneto), Massimo Bitonci, Andrea Ostellari, Arianna Lazzarini, poi il veronese Lorenzo Fontana (che è anche vicesegretario federale) con l'ex assessore del capoluogo scaligero Nicolò Zavarise (che sarebbe l'unica se non una delle poche new entry), a Venezia Giorgia Andreuzza e Ketty Fogliani, mentre a Treviso sarà un bagno di sangue tra i 9 uscenti con in pole position solo Ingrid Bisa, Angela Colmellere e, forse, Dimitri Coin. E naturalmente la ministra uscente Erika Stefani. E anche se i posti son pochi, c'è chi spera nel salto, tra tutti il capogruppo in Regione Giuseppe Pan (che così sarebbe l'unico, tra gli eletti al Ferro Fini, a giustificare l'obolo di 5mila euro richiesto da via Bellerio per contribuire alla campagna elettorale).


FORZA ITALIA
Dei 17 posti blindati, Forza Italia ne avrà certamente uno, anche se insiste per averne almeno tre. Il posto sicuro sarà per la presidente di Palazzo Madama, Maria Elisabetta Casellati, che dovrebbe essere candidata all'uninominale del Senato a Padova. Raccontano che potrebbe non essere della partita l'avvocato Niccolò Ghedini, anche se nessuno nel partito ci crede. E poi c'è la questione veronese: ricandidare il senatore uscente Massimo Ferro o rispettare i patti e piazzare - magari anche al proporzionale con l'obiettivo di tirare su un po' di voti - Flavio Tosi? In ballo anche il coordinatore veneto, Michele Zuin. E due uscenti: Piergiorgio Cortelazzo e Dario Bond.


I PICCOLI
I brugnariani di Coraggio Italia si domandano se il seggio blindato destinato a CIUdc finirà al coordinatore regionale dei fucsia Raffaele Baratto o all'amico del patròn di Umana Andrea Causin, ma in laguna le voci sono altre: pare che Luigi Brugnaro sia orientato a mandare a Roma una sua fedelissima, Martina Semenzato, presidente della sezione Industrie del vetro di Confindustria nonché scrittrice (due libri sulla cellulite), lasciando gli altri a tirar su voti nel proporzionale. Sgomita per tornare a Roma il padovano Marco Marin che ha mollato Brugnaro per Toti e adesso cerca un seggio sicuro, perché al proporzionale sarebbe una disfatta. Scenario nazionale, invece, per il padovano Antonio De Poli, presidente dell'Udc: per lui si profila un collegio blindato, ma non in Veneto. Mossa che agli alleati un po' spiace: il senatore questore uscente è stimato da tutti, farlo votare qui non sarebbe stata una fatica.

Ultimo aggiornamento: 11 Agosto, 12:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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